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Le mani della Dia sul tesoro del re dell'olio

REGGIO CALABRIA Grazie a contributi comunitari indebitamente percepiti, agevolazioni fiscali e artifizi contabili, negli anni è riuscito ad accumulare un impero, ma l’epoca d’oro del re dell’o…

Pubblicato il: 01/06/2016 – 6:05
Le mani della Dia sul tesoro del re dell'olio

REGGIO CALABRIA Grazie a contributi comunitari indebitamente percepiti, agevolazioni fiscali e artifizi contabili, negli anni è riuscito ad accumulare un impero, ma l’epoca d’oro del re dell’olio della Piana di Gioia Tauro è finita. È di oltre 324 milioni di euro il valore del patrimonio confiscato oggi a Vincenzo Oliveri, imprenditore della Piana di Gioia Tauro, divenuto un punto di riferimento nazionale tanto nel settore agricolo, come in quello alberghiero e dei servizi. Case, ville, alberghi, terreni, automezzi, titoli, disponibilità finanziarie aziendali e personali, società attive in Calabria, Abruzzo ed Emilia Romagna – tutte riconducibili alla famiglia Oliveri – sono state confiscate per ordine della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su proposta della procura.
Fin dagli anni ’80, coinvolto insieme al padre Matteo Giuseppe Oliveri, oggi defunto, e al fratello Antonio, da tempo stabilitosi in Abruzzo, in numerosi procedimenti penali per la commissione di reati associativi finalizzati alla truffa aggravata, frode in commercio, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti strumento prediletto per ottenere indebitamente i contributi Aima (ora Agea), erogati nel settore agricolo, per la produzione, lavorazione e commercializzazione dell’olio d’oliva, Olivieri – grazie a provvidenziali assoluzioni o prescrizioni del reato – per lungo tempo è riuscito a dribblare misure di natura patrimoniale.
Solo nel 2010, per ordine del gip di Palmi su richiesta della Procura, è stato arrestato insieme al padre e al fratello per associazione a delinquere, truffa aggravata ed altri reati tutti relativi all’indebita percezione di contributi erogati ai sensi della legge 488. Uno strumento concepito per stimolare lo sviluppo nel Mezzogiorno ed in altre aree depresse del Paese, grazie alla concessione di contributi, in parte a fondo perduto, ma che agli Oliveri di fatto servivano solo per aumentare il capitale sociale di altre imprese a loro riconducibili, tali da renderle in grado di percepire nuovi contributi. Quei fondi della 488, nelle intenzioni del legislatore necessari a rilanciare lo sviluppo del Sud, per il gruppo Oliveri erano dunque solo un ingranaggio di un meccanismo finanziario destinato a accumulare rendite. Tutte evidenze in base alle quali, all’epoca, il Tribunale di Palmi aveva disposto il giudizio per i tre e il sequestro penale di beni per 18 milioni di euro riconducibili al gruppo, corrispondenti ai contributi illecitamente percepiti.

Hotel Il Feudo Degli Ulivi
(Il Feudo degli Ulivi a Borgia) 

I BENI CONFISCATI In definitiva risulta disposta la confisca, per intero o in quota, di 15 società operanti nei settori agricolo-oleario (8), turistico-alberghiero (3), immobiliare (1) e dei servizi (3), di cui cinque con sede a Gioia Tauro, sette a Mosciano Sant’ Angelo, e tre a Giulianova. Dell’immenso patrimonio colpito dalla misura fanno parte anche 88 immobili, di cui 39 a uso personale e 49 ad uso aziendale – tra cui spiccano gli edifici sede degli alberghi/ristoranti/resort di gran lusso Hotel Villa Fiorita  di Giulianova e Il Feudo degli Ulivi, a Borgia, nonché svariati capannoni e impianti ad uso industriale ed ufficio. E poi ancora sette autoveicoli personali e aziendali; 385 titoli comunitari (aiuti all’agricoltura) che danno diritto a percepire dall’Agea la somma di circa 1,6 milioni di euro annui e svariati conti correnti societari e personali. Per le società, di cui è stata disposta la confisca della sola quota dell’imprenditore, si evidenzia che sono titolari di un patrimonio immobiliare di ragguardevoli dimensioni costituito da oltre 400 immobili e da terreni coltivati prevalentemente a uliveti, quest’ultimi aventi una estensione di circa 400 ettari, siti nella piana di Gioia Tauro e nella provincia di Catanzaro.  

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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