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Scardecchia: «Catturare Maiolo era la nostra priorità»

VIBO VALENTIA La sua cattura rappresentava una priorità, l’obiettivo principale che i carabinieri guidati dal colonnello Daniele Scardecchia si erano posti nelle Serre vibonesi, zona montana teatro…

Pubblicato il: 15/06/2016 – 10:13
Scardecchia: «Catturare Maiolo era la nostra priorità»

VIBO VALENTIA La sua cattura rappresentava una priorità, l’obiettivo principale che i carabinieri guidati dal colonnello Daniele Scardecchia si erano posti nelle Serre vibonesi, zona montana teatro negli ultimi trent’anni di diverse faide di ‘ndrangheta. A chiarirlo è stato lo stesso comandante provinciale dell’Arma che, affiancato dai marescialli Carmine Napolitano e Giuseppe Grillo (comandanti delle stazioni di Arena e Serra San Bruno), ha ripercorso in conferenza stampa le fasi che hanno portato alla cattura di Francesco Maiolo, 37enne ritenuto al vertice dell’omonimo clan di ‘ndrangheta di Acquaro, alleato degli Emanuele di Gerocarne. Maiolo, figlio del boss Rocco e nipote di Antonio, entrambi vittime di lupara bianca, era latitante dal 14 settembre 2015 quando, poche ore prima che la Cassazione confermasse la condanna per associazione mafiosa a due anni e sei mesi rimediata nel processo “Luce nei boschi”, ruppe il braccialetto elettronico attraverso cui veniva controllato durante gli arresti domiciliari e si diede alla macchia.
Il suo arresto rappresenta la chiusura di un lungo ciclo di ricerche serrate portate avanti dai militari dello Squadrone eliportato “Cacciatori” del Goc, del Nucleo investigativo del comando provinciale, della stazione di Arena e della compagnia di Serra. «Un risultato – ha chiarito il colonnello Scardecchia – che si inquadra in attività avviata quando Maiolo ha rotto il braccialetto elettronico e si è reso irreperibile. Da quel momento – ha aggiunto – sono scattate le ricerche coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri e dal sostituto Camillo Falvo. E da quel momento non c’è stata sosta fino a quando, questa mattina intorno alle 6, non lo abbiamo scovato in una casa del fratello, che tra l’altro è detenuto nel carcere di Lanciano per reati analoghi a quelli contestati all’arrestato». Nel territorio delle Serre, l’arresto di Maiolo rappresentava «la priorità numero uno» per i carabinieri e per la Dda del capoluogo, che ha coordinato e seguito passo passo ogni fase dell’operazione. «Maiolo era stato colpito da sentenza definitiva – ha concluso il comandante provinciale – e non ha opposto resistenza al momento dell’arresto». Probabilmente, secondo gli inquirenti, il 37enne si è sempre nascosto nella “sua” zona ed è stato scovato con un’indagine condotta «alla vecchia maniera» con continui appostamenti da parte dei militari. Per ora non è scattato alcun arresto per favoreggiamento, ma l’uomo, che con ogni probabilità durante la sua latitanza si spostava continuamente e non dormiva mai nello stesso posto, ha potuto contare su una rete di fiancheggiatori che i carabinieri stanno cercando di ricostruire.

 

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