CASSANO ALLO JONIO Si è tenuto presso le Terme di Cassano si è tenuto un incontro promosso dal Movimento Politico “La Calabria che vuoi”, guidato da Gianluca Gallo, sul tema del Referendum costituzionale, sul quale saranno chiamati ad esprimersi gli italiani nel prossimo autunno. Ha introdotto i lavori il coordinatore del Movimento Francesco Garofalo, il quale ha ricordato – si legge in una nota – «l’umiltà di De Gasperi nel dopoguerra, che deve essere lo spirito guida che deve animare i militanti del Movimento nell’impegno referendario, affinché si voti per il No, decisione assunta e deliberata da ” Calabria che vuoi “». Il presidente del Movimento Gianluca Gallo ha evidenziato che il radicamento sul territorio calabrese della “Calabria che vuoi ” «consentirà tanti appuntamenti e tanti incontri sul tema del No al Referendum Costituzionale, in quanto le riforme del governo Renzi sono state poco condivise nella società italiana, rischiano di generare conflitti e sembrano finalizzate all’esigenza di supremazia di un uomo solo al comando, senza i legittimi contrappesi». Secondo Gallo, «una Costituzione realizzata da Moro, Valiani, Calamandrei, La Pira e Zaccagnini non può essere modificata da un accordo tra Renzi, Boschi e Verdini, senza alcun coinvolgimento della società italiana, delle sue molteplici articolazioni sociali e civili, in quanto le regole del gioco politico-istituzionale influenzano e coinvolgono generazioni di cittadini». Ha relazionato sul tema l’avvocato Luigi Muraca, capogruppo al Comune di Lamezia Terme di “Lamezia Unita”, il quale ha ricordato il voto espresso sul tema all’interno del consiglio comunale sulla mozione referendaria (il cui esito è stato 12 – 2 a favore del No), aggiungendo che «si è creata, imitando male altri Paesi, una seconda Camera che non è dotata di poteri necessari per realizzare un vero regionalismo cooperativo e non ha il potere di incidere in merito a molte Leggi rilevanti per l’assetto regionalistico, nonostante mantenga, contraddittoriamente, il potere di eleggere 2 Giudici Costituzionali su 5. La seconda Camera – ha aggiunto Muraca – non riequilibra il Parlamento, condizionato da una Camera dei Deputati a cui viene riconosciuto, attraverso l’Italicum, una legge elettorale irragionevole, un premio di maggioranza smisurato, per effetto del quale il 20% degli Italiani può investire un Capo di un potere non assoggettato a bilanciamenti». Ha concluso i lavori Mario Tassone, che ha spiegato come un Paese maturo debba certamente snellire il potere legislativo ma nella Riforma, che a suo avviso «stranamente porta il nome del ministro Boschi (le Leggi Costituzionali dovrebbero essere frutto di ampie intese), non si opera alcuna semplificazione, atteso che si moltiplica l’iter di formazione delle Leggi». Tassone sostiene inoltre che «rischia di produrre confusione la distinzione tra Leggi bicamerali e Leggi monocamerali, viene quasi azzerato il potere reale del presidente della Repubblica, il quale nomina solo formalmente il presidente del Consiglio e non può sciogliere le Camere ed anche sul versante del contenimento dei costi, illustri costituzionalisti – sempre secondo Tassone – hanno dimostrato che il problema dei costi non attiene al numero di persone investite di cariche pubbliche ma investe le funzioni e la legittimazione delle rappresentanze, mentre nel caso di specie, secondo la riforma Renzi, il Senato è ridotto a dopolavoro». Concludendo, Tassone ha affermato che «le riforme non servono a soddisfare la vanità di una leadership che vuole piegare gli interlocutori ma devono perseguire la finalità di modernizzare il Paese».
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