COSENZA Una sorta di tendopoli, sotto la prefettura di Cosenza, di ragazzi curdi e pakistani che vivono da mesi tra la stazione dei treni e l’autostazione. A organizzare il sit-in il comitato Prendocasa, che in tema di accoglienza ed emergenza abitativa pretende risposte dalla nuova giunta comunale.
«Oggi siamo in piazza, in questa tendopoli di fortuna, per “salutare” a nostro modo, attraverso reali pratiche di conflitto sociale, l’insediamento della nuova giunta cosentina, che con la nomina spettacolare del frate Fedele all’assessorato per la lotta alla miseria, alla povertà all’inclusione sociale, a parole sostiene la necessità come primo intervento di allestire uno spazio di accoglienza per poveri e migranti. Siamo qua – fanno sapere gli attivisti – per esercitare un reale controllo popolare e mobilitarci perché alle parole seguano i fatti. La loro priorità è un dormitorio, uno spazio di accoglienza, altrimenti avranno difficoltà a dormire (cit. Occhiuto/Fedele)? Ebbene ci sono quaranta persone, richiedenti asilo, che da tre mesi dormono nei capannoni delle officine di manutenzione dei treni alla stazione di Vaglio Lise, senza acqua, luce, servizi igienici, mangiati dalla polvere». «Quaranta ragazzi (tra gli altri) – prosegue Prendocasa – che quotidianamente sono oggetto di vessazione da parte delle forze di polizia perché occupano abusivamente con i loro materassi e le loro coperte un luogo pubblico, che vengono quotidianamente identificati e portati in questura, perché scambiati per delinquenti e spacciatori, che sono scappati dalla loro terra con la speranza di riscatto dalla miseria e dalla guerra e che invece vivono alla stregua degli animali».
«Non abbiamo alcun interesse – aggiungono gli attivisti rivolgendosi alla nuova giunta comunale – a stimolare la vostra sensibilità cristiana con il quadro appena dipinto. Siamo certi che la “questione immigrazione” non può più essere trattata attraverso un meccanismo di cooptazione nelle fila di un governo di rappresentanti del mondo dell’esclusione, né tanto meno con sterili dichiarazioni di principio, gare di solidarietà o misure emergenziali. Serve ben altro, prima fra tutti – concludono – una seria politica strutturale di accoglienza e di libera circolazione, perché i migranti non sono devianti da curare o bambini da accudire né fonte di guadagno per i membri di un’associazione».
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