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Dati Istat, Confesercenti: «I redditi bassi riducono i consumi»

CATANZARO Una disponibilità di reddito limitata rispetto ad altre regioni e una maggiore insicurezza sul futuro che porta a ridurre i consumi ma ad aumentare la quota destinata al risparmio. È ques…

Pubblicato il: 07/07/2016 – 11:58
Dati Istat, Confesercenti: «I redditi bassi riducono i consumi»

CATANZARO Una disponibilità di reddito limitata rispetto ad altre regioni e una maggiore insicurezza sul futuro che porta a ridurre i consumi ma ad aumentare la quota destinata al risparmio. È questa la lettura della Confesercenti Calabria del dato Istat che vede la Regione fanalino di coda nella classifica dei consumi medi mensili delle famiglie con soli 1.729,20 euro, 1.300 in meno della Lombardia. «La disponibilità di reddito – spiega Pasquale Capellupo, direttore di Confesercenti Calabria – è l’elemento fondamentale per spiegare il dato Istat. In una situazione generale di crisi e con una diffusa insicurezza, le famiglie, soprattutto in una regione in cui la disponibilità di reddito è limitata, diminuiscono le loro spese». Una situazione che rientra nelle dinamiche nazionali, ma con la specificità calabrese che vede «calare sì i consumi ma, paradossalmente, aumentare il risparmio». «Chi ha capacità di produrre reddito, e in Calabria c’è molto pubblico impiego – è l’analisi di Capellupo – di fronte a una situazione di insicurezza sul futuro, preferisce indirizzare il proprio denaro verso il risparmio piuttosto che verso il consumo perché non ha certezze sul mantenimento di un certo stile di vita e di poter permettere ai figli di studiare o, ancora, nel timore di spese improvvise. Questa è una peculiarità della Calabria dove sono accentuate le dinamiche nazionali».
Per spiegare la minore spesa delle famiglie calabresi, invece, per Confesercenti non ha valore il discorso di un minore costo della vita che «nelle aree urbane non è diverso per aree geografiche, non solo nel mercato, ma anche nei servizi». E lo stesso vale per gli affitti. Soprattutto per le imprese. «A Catanzaro – dice Capellupo – che vive una crisi commerciale, i proprietari dei fondi preferiscono tenere sfitti i locali piuttosto che calare il canone».

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