Quelle notizie (vere) ignorate dai più
In gergo giornalistico si chiamano “buchi”. Sono notizie che una testata giornalistica piazza e che altre non hanno. Se vogliamo ingentilire la cosa diciamo che si tratta di uno scoop. Ovviamente per…

In gergo giornalistico si chiamano “buchi”. Sono notizie che una testata giornalistica piazza e che altre non hanno. Se vogliamo ingentilire la cosa diciamo che si tratta di uno scoop.
Ovviamente perché la cosa funzioni la notizia non deve essere solo esclusiva, ma anche verificata e pienamente rispondente al vero.
Davanti a un “buco” preso, nel resto del mondo si reagisce cercando di recuperare e intensificando il proprio lavoro. Non che non si “rosichi”, ma si cerca di non darlo a vedere e in ogni caso non si reagisce in maniera puerile o, peggio, cercando di calunniare, magari inventandosi fonti assolutamente improbabili, chi ha dato la notizia.
A qualcuno forse è sfuggito, ma il Corriere della Calabria sono mesi che dà notizie che altri non danno. Perché siamo più bravi? Perché abbiamo alle spalle la “spectre”? Perché ce le inventiamo?
Niente di tutto questo, semplicemente perché siamo più credibili, perché stiamo sul territorio, perché verifichiamo le notizie che arrivano… e non arrivano solo a noi. Anzi, prima che a noi, arrivano ad altri organi d’informazione che decidono di non occuparsene.
Anche altri in questi mesi hanno dato notizie esplosive e in esclusiva: solo che poi i fatti le hanno smentite.
PM FRUSTRATI E GIORNALISMO JUKE BOX Erano pura invenzione quando non ispirata calunnia. Qualche pubblico ministero ha rifilato, non a noi, polpette avvelenate trovando ospitalità in chi è avvezzo a fare un giornalismo stile juke box: inserisci il gettone e ti suona il disco che vuoi.
E quando lo “scoop” si è rivelato una patacca, ecco che invece di ammettere la sua inesistenza si riparte, sostenendo che il fatto era vero ma qualcuno ha impedito si verificasse, ha intralciato l’opera del “grande pm”.
Sono pubblici ministeri, anzi in verità me ne viene a mente uno solo, da anni alle prese con grandi inchieste, promettenti enormi sviluppi e alla fine producono… un bel niente.
Adesso pare che questo isolato cavaliere delle battaglie perse, in sinergia con chi non ama prendere “buchi”, ha lanciato un’offensiva contro chi lavora per riaprire le procure e chi continua a pubblicare notizie che altri non hanno o non cercano. Si faranno male entrambi, perché se in passato potevano contare su organi di informazione e uffici giudiziari con armadi colmi di scheletri, oggi attaccano chi non solo non ha scheletri, ma neanche armadi.
I SERVIZI SEGRETI DEVIATI Da queste colonne, e ancor prima da quelle dell’edizione cartacea, e ancor prima da quelle di Calabria Ora e della Gazzetta del Sud ne abbiamo denunciato il ruolo e gli interessi. Quando altri reggevano il moccolo a chi, Mancini in testa, protestava contro l’accesso della Commissione antimafia sostenendo che Cosenza era un’isola felice, noi pubblicavamo gli atti della fuga di Franco Freda, preso dai servizi e affidato alla ‘ndrangheta di Reggio.
E ancora oggi, quando abbiamo scritto delle microspie tolte da casa Pelle a San Luca e del tentativo di impedire al colonnello Giardina di arrestare l’allora più pericoloso latitante della ‘ndrangheta calabrese, Pasquale Condello, siamo rimasti gli unici a scrivere del ruolo dei servizi per il tramite di quel Zumbo che entrava e usciva dal Tribunale di Reggio come “consulente” e che narrava, mentre il Ros di Giardina ne registrava i dialoghi con altri boss, «noi dei servizi abbiamo fatto cose terribili, da vergognarsi».
Insomma a tutti si rivolgerebbero i “deviati” ma non certo a chi non ha aspettato l’estate del 2016 per dare un volto e un nome agli “invisibili”. E dove erano i nostri calunniatori quando, un anno fa, dicevamo dell’asse Reggio-Cosenza per gestire la politica e le imminenti elezioni amministrative? Fu uno scoop ma lo ignorano tutti: oggi escono le intercettazioni che certificano gli interessi politici comuni di Paolo Romeo e Pino Tursi Prato.
UNA LUNGA SERIE DI SCOOP Abbiamo anche scritto della “chat di giunta” che spiega il ruolo di Marcello Cammera e il tentativo di defenestrare l’assessore ai lavori pubblici Angela Marcianò dalla giunta comunale di Reggio Calabria. Abbiamo scritto della burocrazia regionale che porta a compimento oggi i piani che erano rimasti incompleti all’epoca di Scopelliti. A proposito, è solo un caso se quei dirigenti regionali dell’agricoltura finiti nel mirino della Dda di Reggio, finanziatori della campagna elettorale di Scopelliti, siano stati usati da organi d’informazione “disponibili” per deviare le indagini sulla forestazione nell’alto Cosentino? Ecco quelle sono le fonti da evitare… a meno che non sono fonti con le quali si vuole (o si deve) andare a braccetto.
Lavorando sodo, capita che la notizia la pubblichi anche prima che ci arrivi la magistratura: qualcuno ha smentito l’ultimo “affare” da 1,9 milioni di euro per una piattaforma informatica inutile? Qualcuno l’ha ripresa? Ne abbiamo scritte di cose in una settimana ma il punto dolente è l’inchiesta di Cetraro. Che se ne dolgano gli interessati era in conto, che vada di traverso al pm referente del giornalismo formato juke box invece è sciocco, perchè porta ad appalesare alcuni strani rapporti dei quali si sospettava da tempo.
DDA DI CATANZARO FINALMENTE COESA La verità è che c’è un punto delicato che mette in fibrillazione il “mondo di mezzo” ed è il potenziamento degli organici della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro e dell’ufficio del Gip. Non è stato un grazioso omaggio a Nicola Gratteri. Se altri avessero sollevato il problema, non in termini formali ma esibendo i parametri nazionali ignorati a Catanzaro, quei rinforzi sarebbero arrivati prima.
Il problema è che se arrivano nuovi magistrati si genera un effetto a catena, virtuoso per chi ama la legalità, insopportabile per chi sguazza nel “mondo di mezzo”. Sarà possibile, per esempio, allargare il lavoro in pool e non sarà necessario, per esempio, utilizzare solo e sempre i soliti sostituti.
Cresce il nervosismo, crescerà ancora di più nei prossimi mesi. Manda in bestia scoprire che il lavoro avviato dagli aggiunti di Catanzaro Luberto e Bombardieri non subirà una stasi ma, al contrario, avrà spalle più solide grazie a un ritrovato spirito di gruppo. Non è solo una questione di “buchi” dati o presi. È molto di più. È il tentativo di delegittimare il nuovo corso ancor prima che si metta all’opera. Battaglia persa perché le calunnie possono correre velocissime, ma la verità le raggiungerà in una manciata di minuti… e ne farà polpette avvelenate da restituire al mittente.
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