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Nessuno nasconda la testa sotto la sabbia

Inchieste devastanti, se confermate nel quadro delineato dagli inquirenti, hanno aperto uno squarcio sui rapporti fra politica e ‘ndrangheta. Per la prima volta sembra profilarsi un quadro d’insieme…

Pubblicato il: 27/07/2016 – 17:30
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Inchieste devastanti, se confermate nel quadro delineato dagli inquirenti, hanno aperto uno squarcio sui rapporti fra politica e ‘ndrangheta.
Per la prima volta sembra profilarsi un quadro d’insieme che sembra un puzzle cui si stanno aggiungendo continuamente pezzi. La politica e i partiti dinanzi alle inquietanti rivelazioni emerse possono scegliere diverse reazioni, la più scontata ma anche la più superficiale ed imprudente è “utilizzare” le inchieste o i nomi di alcuni indagati come arma verso gli avversari, scelta effettuata fa quanti ritengono di salire sul pulpito con improvvisate prediche ed anatemi, senza chiedersi se si ha titolo o meno per farlo.
Si può far finta di nulla o esibire un garantismo di facciata o populistiche ed indifferenziate condanne. Oppure si può provare ad analizzare, senza alcuna presunzione di essere esaustivi, ma tentando almeno uno sforzo di riflessione.
Il potere criminale con i suoi tentacoli affaristici ha una necessità che è quella di sedere accanto al potere politico, di condizionarlo.
L’infiltrazione nella politica è una necessità finalizzata alla gestione. Criminalità ed affari non hanno colore o ideologia, si sposano per interesse. Il primo punto è capire se il potere criminale sia determinante per la vittoria o meno, quindi se diventa questo condizione necessaria per vincere. Difficilmente in tal caso si ha una mancanza di consapevolezza rispetto all’accordo elettoral-criminale. Molto più spesso, peró, semplicemente si punta sul vincente, si infiltrano propri candidati oppure si opta per appoggiare qualcuno che diviene pedina del sistema criminale. Anche in questo caso si può avere consapevolezza dell’accordo di base oppure lo si può “tollerare” sospettandolo, o, ancora si può esserne ignari. Vi sono due presupposti che ritengo sbagliati: il primo è che la politica ed i partiti “conoscano” tutto. Questo dipende dalla capacità della criminalità, considerando che spesso è attraverso gli insospettabili che è più facile infiltrarsi.
Il secondo è che facciano fede le inchieste giudiziarie. Queste il più delle volte arrivano dopo anni e dovendo reprimere reati specifici sono settoriali. È necessario un raccordo maggiore fra le Istituzioni, una collaborazione informativa se si scommette sulla reale voglia di riscatto. È sicuramente più complesso immaginarla con l’autorità giudiziaria ma con gli organi di Polizia è più facile realizzarla fattivamente. Se si crede in una voglia di riscatto occorre collaborare, senza alcuna diffidenza tra i settori della politica immuni da ogni sospetto e LR istituzioni prefettizie e giudiziarie, abbattendo il muro del pregiudizio reciproco per far fronte comune contro un nemico pericoloso ed invasivo.
Questo vuol dire trovare tavoli di confronto, inventare nuovi strumenti efficaci nella difesa delle Istituzioni. Occorre anche interrogarsi sui punti di maggiore vulnerabilità della politica e per questo vanno distinti i casi specifici e le situazioni personali per comprendere le falle nel “Sistema”, io per esempio sono fortemente convinta che il tallone d’Achille sia costituito dal sistema delle preferenze, uno strumento che rende particolarmente facile per i poteri criminali infiltrarsi nelle istituzioni e nei partiti.
Infine il tema dell’amministrazione sollevato in maniera forte da Gratteri, per cui si dovrebbe riaffrontare il tema della Bassanini e dello strapotere della burocrazia. Il tentativo di mettere il morso alla politica ha creato una classe di “potenti” privi di responsabilità politica ma con un livello di decisionalità altissimo.
Per concludere ove si volesse affrontare il tema per tentare di sanare un ferita drammatica i punti di discussione sarebbero molti è drammaticamente attuali. Ogni crisi ha in se’ una sfida che se raccolta può diventare opportunità. Non è più tempo per nascondere la testa sotto la sabbia, né per credere in malafede che queste cose riguardino gli altri, salvo poi trincerarsi in un penoso silenzio quando si consapevolizza che le infiltrazioni hanno toccato la propria porta.

*Coordinatore regionale di Forza Italia

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