CROTONE La Sagas, società nata per partecipare alla gara che decreterà il gestore dell’aeroporto di Crotone, è al centro di una bufera giudiziaria, che ha portato al suo sequestro da parte del Tribunale di Crotone. Le modalità con le quali è stato mantenuto in vita (e alimentato, con fondi pubblici) lo scalo crotonese, sono finite nel mirino della Procura pitagorica assieme a tre amministratori della vecchia società di gestione, la “Aeroporto di Sant’Anna spa”: Fortunato Salerno, amministratore delegato dal 30 settembre 2010; Cesare Spanò, presidente del cda dall’ottobre 2012; Gianluca Bruno, vicepresidente del cda dal 25 febbraio 2014. Avrebbero “concorso a cagionare il dissesto della società”, tenuto le scritture contabili in modo da rendere complicata la ricostruzione del patrimonio e aggravato le condizioni di dissesto della società. Invece di chiedere il fallimento, infatti, avrebbero deliberato (nel 2012 e nel 2013) la ricapitalizzazione “omettendo però di darvi seguito”. Nelle carte firmate dal giudice, però, c’è molto altro. C’è l’efficace sintesi di come si gestisce un piccolo aeroporto in Calabria, di come la politica tenti di guidare i processi (non sempre badando al bene comune), di come un accordo che dovrebbe rilanciare lo scalo finisca per contribuire ad affossarlo. E’ il tragico epilogo dell’incontro-scontro tra le imprese che sguazzano nel capitalismo globale e le realtà regionali costrette ad accettare condizioni sfavorevoli pur di mostrare numeri in crescita (e sopravvivere). E’ la storia del contratto tra Aeroporto Sant’Anna spa e Ryanair. Quando l’accordo tra la compagnia low cost e lo scalo calabrese è stato chiuso, tutti gli osservatori (con i politici in testa) hanno esultato. Con il tempo, quell’esultanza è diventata un coro: i numeri davano ragione agli sponsor dell’intesa. Finalmente il Sant’Anna tornava a crescere. Leggere le valutazioni del giudice Michele Ciociola sulle conseguenze del patto stretto con gli irlandesi fa emergere circostanze inattese. Non si può certo negare «che centinaia di migliaia di persone abbiano premiato l’aeroporto crotonese a far data dall’arrivo della compagnia aerea irlandese. Occorre tuttavia evidenziare – prosegue il magistrato – che, paradossalmente, più passeggeri arrivano e tanto più peggiorano i conti». Com’è possibile? Dall’autunno 2014, a Crotone, viene raggiunto un accordo commerciale che riconosce al vettore 16 euro per ogni passeggero. Questo, scrive il magistrato, fa sì che si arrivi, «pur conteggiando le entrate a favore dell’aeroporto, a risultati negativi». Prendere un volo Ryanair significava contribuire ad affossare i conti dell’aeroporto. Lo dicono anche le relazioni dei tecnici che hanno studiato i bilanci della Sagas: «E’ opportuno evidenziare che, ad oggi, per le sole rotte attualmente in essere (…) il contratto genera marginalità negative». Quei cori di esultanza sembrano stonati, alla luce dei fatti (e delle perdite). Sommati al canone per la torre di controllo da corrispondere all’Enac (circa 90mila euro al mese), ai costi per il mantenimento della struttura e agli oneri per il personale, le uscite verso Ryanair aggravano la situazione finanziaria dell’aeroporto. Siamo davanti a una «gestione antieconomica, aggravata da disequilibri economici, finanziari e patrimoniali».
Non è che il management della Sagas non se ne sia accorto (il proposito espresso nei documenti ufficiali è quello di rinegoziare il contributo, portandolo a 8 euro per passeggero dall’autunno 2017). Il guaio è che lo ha fatto troppo tardi e dopo aver portato il Sant’Anna oltre il punto di non ritorno. Almeno stando alle valutazioni del Tribunale. Che non lesina il sarcasmo quando analizza le «preconizzate “magnifiche sorti e progressive” dello scalo», ipotizzate in parte con l’incremento delle entrate derivanti da sub concessioni di aree all’interno dell’aeroporto. «A parte il contratto con la Quadrifoglio srl per l’allestimento di un modesto bar, non sembra che il desertico scenario sia mutato – scrive il magistrato –. Pensare che i giornali e le sigarette della ditta Piscitelli Francesco o i servigi offerti dalla Mari sub possano capovolgere le sorti della struttura non pare, con buona pace dei curatori, credibile». Se non c’è riuscita Ryanair a rilanciare il Sant’Anna (anzi, lo ha praticamente “condannato”), figuriamoci giornali e sigarette.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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