«Con la legalizzazione il consumo di cannabis crescerebbe»
«Io sarei per mantenere la legislazione vigente». Anche il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, interviene nel dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere. «Oggi – ha dic…

«Io sarei per mantenere la legislazione vigente». Anche il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, interviene nel dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere. «Oggi – ha dichiarato De Raho a La Stampa – chi fa uso di hashish e marijuana deve fare i conti con il rischio di essere schedato come consumatore di droghe leggere. Legalizzarle cambierebbe la prospettiva: è prevedibile che, almeno in una fase iniziale, con l’entrata in vigore della nuova normativa consumo e diffusione possano aumentare», spiega. «Ritengo che andrebbe evitato l’uso di tutte le droghe. E la soluzione che attualmente il legislatore ha adottato in tema di stupefacenti sia quella che meglio tutela la salute delle persone. Ma è una valutazione che, in un Paese democratico, spetta al Parlamento. Al pari della decisione finale». Se non si guardasse agli effetti sulla salute, aggiunge, il vantaggio della legalizzazione sarebbe un altro. «Sottrarre all’impegno investigativo il perimetro delle droghe leggere permetterebbe di intensificare la lotta al traffico illecito di quelle pesanti. Ma questa soluzione richiederebbe una riflessione sulle possibili controindicazioni. Se intervenisse la legalizzazione delle droghe leggere occorrerebbe comunque assicurare canali controllati, garantire la vigilanza sul piano sanitario ed evitare abusi».
GRATTERI: L’ITALIA HA BEN ALTRE PRIORITÀ il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha ribadito la sua contrarietà alla legalizzazione delle droghe leggere in un’intervista a Repubblica: «Se le rispondo da uomo, le dico che uno Stato non può legalizzare l’uso di sostanze che provocano danni alla salute dei suoi cittadini. Se vuole una risposta da magistrato, aggiungo che se l’obiettivo è quello di eliminare uno dei business più redditizi delle mafie è una sciocchezza». «Legalizzare le droghe sia pure leggere sarebbe sbagliato ed inutile – sottolinea Gratteri – Io credo che in una democrazia compiuta non si possa pensare di rendere accessibile sostanze dannose per i suoi cittadini, lo trovo immorale».
«Inoltre prima di discutere di cose del genere bisognerebbe farlo a ragion veduta, ascoltando chi i problemi li ha vissuti sulla propria pelle – aggiunge Gratteri – Le faccio un esempio: nei giorni scorsi sono stato in una comunità di recupero vicino Catanzaro e le persone che si trovano lì mi dicevano che le droghe leggere non vanno legalizzate perché loro hanno cominciato con quelle. Se dobbiamo discutere di questi temi perché non andiamo a sentire anche loro? Di questi argomenti bisogna parlare soprattutto con i dati alla mano e mai facendo filosofia o dichiarazioni di principio. I dati – sottolinea – dicono che anche sul piano della contrasto alla criminalità organizzata, legalizzare la cannabis non aiuta a colpire le mafie. La quota di affari legati alle droghe leggere si aggira attorno al 5% del totale. Di questo 5% tre quarti è consumato da minorenni a cui comunque lo Stato non potrebbe vendere». «Il mercato riguarda dunque le briciole, si tratta di cifre ridicole – spiega il procuratore di Catanzaro – Organizzazioni come la ‘ndrangheta muovono cocaina ed eroina per miliardi di euro in tutto il mondo, cosa vuole che sia il mercato dell’erba? Mi creda sono spicci e, in ogni caso, la legalizzazione non consentirebbe comunque di intaccare quel mercato. Lo Stato non è concorrenziale». In che senso? «Le mafie per coltivare canapa o importarla dall’estero non pagano luce, acqua e personale, se lo Stato legalizza invece dovrà assumere operai, pagare acqua, luce, il confezionamento, il trasporto. Si è fatto un esperimento a Modena creando delle serre, e si è capito che in questo modo un grammo costerebbe 12 euro. Sa quanto costa sul mercato un grammo di stupefacente leggero? Dai 3 ai 5 euro. Tre volte in meno di quello prodotto dallo Stato. Solo in pochi si rivolgerebbero al mercato ufficiale, altri preferirebbero il mercato nero. Soprattutto lo preferirebbero i più giovani. Non funzionerebbe». Sarebbe, conclude Gratteri, «una perdita di tempo, l’Italia ha ben altre priorità legislative. Tuttavia ribadisco: se proprio si deve discutere di legalizzazione lo si faccia con competenza»
CANTONE: SÌ A UNA LEGALIZZAZIONE INTELLIGENTE Le dichiarazioni di De Raho e Gratteri arrivano a poche ore di distanza da quelle di Raffaele Cantone, che fino a poco tempo fa era «assolutamente contrario» mentre ora dice «sì a una legalizzazione intelligente» per «evitare che i ragazzi entrino in contatto con la criminalità». Il presidente dell’Anticorruzione ha parlato della legalizzazione in un’intervista a Radio Radicale, emittente di un movimento che da sempre si batte per questo obiettivo. La posizione fa notizia e attira reazioni, perché arriva da un magistrato che ieri indagava contro quelle organizzazioni criminali che con il traffico di droga fanno affari; e perché cade nel bel mezzo di un dibattito aperto alla Camera sulla proposta di legge del sottosegretario agli esteri, Benedetto Della Vedova. La discussione nell’aula di Montecitorio è solo iniziata il 25 luglio. Poi tutto è stato rinviato a settembre. Le divisioni non mancano. Il testo è tornato in commissione per le «migliaia di emendamenti ostruzionistici», ricorda Della Vedova. E se Claudia Bastianelli (Pd) dice che «le dichiarazioni di Cantone dovrebbero far riflettere anche i più acerrimi contrari», il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, bolla il presidente dell’Anac come «irresponsabile e incompetente». Scende in campo anche il ministro per la Famiglia, Enrico Costa (Ncd) che invita i magistrati a «non alzare bandiera bianca», perché «la statalizzazione dello spaccio rappresenterebbe un messaggio di debolezza nei confronti della criminalità». Le affermazioni di Cantone sono piaciute, invece, al deputato di Possibile, Pippo Civati, e ad Arturo Scotto, Sinistra Italiana; tanto che Daniela Santanchè, Forza Italia, si chiede se Cantone studi «da Anti-Renzi e ne voglia prendere il posto» visto che «strizza l’occhio in vista di maggioranze alternative». Di segno opposto a quelle di Cantone suonano le parole di un altro magistrato, Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, da sempre contrario alla legalizzazione: «Di questi temi – dice – bisogna parlare con i dati e mai facendo un dibattito ideologico o dichiarazioni di principio. E i dati dicono che su 100 tossicodipendenti, 5 fanno uso di hashish e marijuana e solo il 25% di questi ultimi è maggiorenne, il resto è minorenne. Quindi affermare che legalizzare la cannabis aiuta a colpire la criminalità non è vero, perché i guadagni legati alle droghe leggere sono risibili rispetto al totale». Cantone, da parte sua, ammette nell’intervista di aver rivisto la propria posizione proprio su questo punto: «Adesso credo soprattutto che una legalizzazione intelligente possa evitare il danno peggiore per i ragazzi, cioè entrare in contatto con ambienti della criminalità. Questo mi porta ad essere molto più laico».