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Ricordare De Sena (e seguirne l'esempio)

È sicuramente indovinata la scelta di definire la giornata commemorativa del senatore Luigi De Sena come dedicata al “Meridionalista dal volto umano”. Tuttavia ciò non impedisce di avvertire come un…

Pubblicato il: 28/08/2016 – 21:51
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Ricordare De Sena (e seguirne l'esempio)

È sicuramente indovinata la scelta di definire la giornata commemorativa del senatore Luigi De Sena come dedicata al “Meridionalista dal volto umano”. Tuttavia ciò non impedisce di avvertire come un senso di incompiutezza in quanti hanno avuto il privilegio di conoscerlo, frequentarlo, collaborare con lui o con lui lavorare, che poi finiva fatalmente con l’essere la stessa cosa: «I miei collaboratori». Li chiamava così De Sena, con questo intendendo non solo elevare il rapporto anche con l’ultimo dei sottoposti ma anche assumerne la responsabilità piena per il loro operato. Non poca cosa in una realtà odierna che vede i vertici istituzionali usurparne i meriti, salvo poi prenderne le distanze in presenza di qualsivoglia incidente di percorso.
Il Meridionalista dal volto umano. Giusto, ma quel “volto umano” era anche caratterizzante del De Sena poliziotto, e poi vice capo della Polizia, e poi prefetto, e poi senatore della Repubblica. E sempre punto di riferimento per tutti, poliziotti e sindaci, amministratori pubblici e imprenditori, giornalisti e studenti. Tutti improvvisamente orfani di una guida e di un amico al quale tutto confidavano e tutti si affidavano. Una manciata di settimane per prepararsi all’idea che lo stavano per perdere. Un anno intero a stimare il danno che questa perdita ha inflitto. Egoisticamente, tutti, a valutare il personale danno perché il vuoto era difficile da colmare: a chi telefonare per “capire”, “chiedere”, “segnalare”. Dimenticando, magari, che ben maggiore era stata la perdita per i suoi cari.
Un anno. A rivitalizzare, ricordi e cicatrici, ci pensa una telefonata di Maria Carmela Lanzetta: «Con la moglie di De Sena (chissà perché ma tutti rifiutiamo di dire la vedova), pensavamo di fare qualcosa per ricordare Gigi. Pensiamo a un premio che porti il suo nome. Lo spunto viene dal Comune di Reggio Calabria che ha deciso di intitolargli i giardini ristrutturati a San Giovannello. Comunque una cosa semplice, in punta di piedi, come era suo stile».
Quasi che fosse possibile evitare massicce adesioni davanti ad una così condivisa idea. Qualcuna velata da ipocrisia, magari, ma la stragrande maggioranza veramente sentite da chi ritiene non estinguibile il debito di affetto e di stima da portare verso chi per i reggini e i calabresi ha fatto quanto molti reggini e molti calabresi non hanno mai neanche tentato di fare.
Ne è venuto fuori un programma sobrio e ricco. Soprattutto ricco di segnali per testimoniare che il seme caduto in terra feconda può germogliare e dare frutti. La parabola delle sacre scritture non è scelta a caso. Il riferimento e la provocazione sono voluti, visto che la cerimonia avrà come sede Reggio Calabria, città che da antichi tempi si indica come sterile: “Riggiu non vindiu mai ranu…”
C’è stata una stagione nella quale aveva cominciato a vendere grano anche Reggio Calabria e chi voleva seminarlo sapeva che in Prefettura trovava un signore e tanti suoi collaboratori, oggi impegnati in diverse prefetture del Paese, che le sementi te le fornivano a sacchi.
Arriva in un momento difficile, buio, per Reggio, la giornata dedicata a Luigi De Sena. Lo ricorderanno gli oratori ufficiali, lo onoreranno i colleghi e gli amici di sempre. Nell’occasione verrà presentato alla stampa anche il premio che porterà il suo nome e che è rivolto al mondo della scuola. Chissà se si riuscirà a tributare a Luigi De Sena anche quello che sarebbe sicuramente l’omaggio a lui più gradito: seguirne con coerenza l’esempio.

direttore@corrierecal.it

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