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«Gratteri sbaglia, il proibizionismo ha fallito»

LAMEZIA TERME Nel governo di cui fa parte c’è chi parla addirittura di «statalizzare lo spaccio di droga» – il copyright è del ministro per gli Affari regionali con delega alla Famiglia, Enrico Cos…

Pubblicato il: 29/08/2016 – 11:55
«Gratteri sbaglia, il proibizionismo ha fallito»

LAMEZIA TERME Nel governo di cui fa parte c’è chi parla addirittura di «statalizzare lo spaccio di droga» – il copyright è del ministro per gli Affari regionali con delega alla Famiglia, Enrico Costa – ma in compenso la proposta di legge portata avanti dall’intergruppo di cui è promotore ha trovato l’appoggio trasversale di esponenti di diversi partiti, non solo di governo. Oltre a tanti deputati e senatori di Pd, Sel e M5S, infatti, a sostenere la proposta di legge di Benedetto Della Vedova per rendere la cannabis legale c’è anche qualche esponente di peso di Forza Italia, come l’ex ministro Antonio Martino. Tra le voci più autorevoli che hanno espresso contrarietà rispetto alla proposta di legge antiproibizionista, invece, ci sono magistrati che proprio in Calabria sono in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta, su tutti il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri.

Stasera sarà ad Amantea ospite della festa de l’Unità provinciale e si parlerà anche della proposta di legge sulla cannabis. Il tema tocca particolarmente la Calabria: qui si produce una parte consistente della marijuana che circola in Italia, e il mercato è ovviamente sotto il controllo della ‘ndrangheta…
«Ecco, questo è un punto importante: quando parliamo di cannabis è bene considerare che, a differenza della cocaina, i narcos ce l’abbiamo in casa, non sono all’estero. La legalizzazione, oltre a tutto il resto, sarebbe importante per ciò che riguarda la sicurezza. La repressione, che non ha prodotto alcun risultato, impegna ogni anno, solo per la cannabis, circa 10mila operazioni di polizia. Anche se rimanesse in piedi una quota di mercato nero, si risparmierebbero comunque risorse enormi che potrebbero essere utilizzate per debellare fenomeni che creano maggiore allarme sociale».

Gratteri ha ribadito che, a suo modo di vedere, uno Stato democratico «non può permettersi il lusso di legalizzare ciò che fa male».
«Non lo condivido, mi ritrovo nelle posizioni espresse da Cantone e dalla Dia. Ma comunque riconosco coerenza in quello che Gratteri dice, e cioè che andrebbero vietati anche alcool e tabacco. Però non mi sembra che si possano definire antidemocratici il Canada o alcuni Stati degli Usa. E poi le sostanze che fanno male non sono certo poche, e bisognerebbe vietarle tutte. Invece credo che serva lavorare molto sul piano dell’informazione».

Il procuratore di Catanzaro ha anche detto, in un’intervista a La Stampa, che «il guadagno che si sottrarrebbe alle mafie è quasi ridicolo rispetto a quanto la criminalità trae dal traffico di cocaina e eroina». Gratteri ha dedicato anni di lavoro ad operazioni contro il narcotraffico, non gli si può certo rimproverare di non conoscere la materia…
«Vorrei sapere da dove ha preso i dati da cui ha tratto queste conclusioni. I dati in mio possesso parlano, in relazione alla cannabis, di un terzo del mercato nazionale degli stupefacenti, che equivale a 21 miliardi all’anno. Non mi sembra poco».

Anche De Raho si è detto contrario. Secondo il procuratore di Reggio, con la legalizzazione il consumo crescerebbe. Che ne pensa?
«Ha detto cose diverse da Gratteri, e ha messo comunque in risalto il fatto che la cannabis viene prodotta in Italia. Non abbiamo la controprova, mentre ciò che è certo è che con il proibizionismo il consumo è aumentato costantemente».

Non crede ci sia il pericolo, in Calabria ma non solo, che il settore, una volta legalizzato, resti comunque in mano alle organizzazioni criminali che avrebbero così l’occasione di far diventare “pulito” il loro business?
«Si tratta di un problema complesso che non si risolve a colpi di slogan. È evidente che finora questo mercato ha fatto prosperare le mafie, e che se si sottrae il monopolio si dà loro un bel colpo. Il rischio dell’infiltrazione mafiosa è però un tema che riguarda tutti i settori dell’economia, non solo questo».

Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it

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