REGGIO CALABRIA «Esistono dei momenti di contatto tra la massoneria e la politica perché comunque, voglio dire, la massoneria garantisce un riferimento, anche come bacino, come cose». È con la naturalezza con cui si discute di un dato assodato, di una regola condivisa che l’ex sottosegretario Alberto Sarra parla del ruolo della massoneria nel contesto politico. Nonostante, a suo dire, non sia un massone, e «massone nella mia famiglia non è nessuno» è in grado di pesare il contributo di grembiuli e logge. Lui – sostiene – non ne ha mai voluto sapere. «Mi era stato chiesto una volta e mi sono rifiutato», racconta al termine dell’interrogatorio di garanzia. Ad invitarlo tra i “confratelli” sarebbe stato «un dipendente della Regione, Scarfò, una persona che lavorava… una persona assolutamente a modo, per bene, ma dico per la massoneria, quella riconosciuta».
Per Sarra però la cosa non sarebbe stata di interesse perché «io vengo da una famiglia dove ho una mamma che ha più di me, io non ho il dono della fede, il dono della fede che, voglio dire, è molto forte e diciamo la scelta comunque dell’osservanza della religione cattolica è incompatibile con le regole della massoneria, per questo le dico: nessuno della mia famiglia, né mio padre, né i miei fratelli, né nessuno». Eppure Sarra, da vecchio animale politico, sa per esperienza che l’appartenenza alla massoneria pesa in termini elettorali. Politica e logge – spiega – sono due mondi che spesso si incontrano e si toccano, i confratelli sono un elettorato di riferimento, anche se – dice, correggendo un po’ il tiro – «per quello che capisco io, per quello che ho visto nelle mie esperienze elettorali, non è che conoscere o avere un amico massone significa che ti votano tutti perché poi ci sono delle decisioni che non vengono comunque condivise a prescindere da tutti».
Di più Sarra afferma di non saper dire. «Sto parlando senza cognizione di causa perché non è un mondo..» dice a conclusione. Ma da spettatore privilegiato della lotta nell’agone politico, più di un dettaglio potrebbe averlo notato e al gip lo dice chiaramente, su questo come su altri punti «se lei reputa necessario, io avrò modo anche di approfondire alcune cose, sono sempre disponibile a chiarire, come lei riterrà».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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