REGGIO CALABRIA «La corruzione è oggi il problema principale percepito dai cittadini perché costituisce in questi territori la forma mediata che consente l’infiltrazione mafiosa nei pubblici appalti». Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, intervenendo alla “Giornata della trasparenza” organizzata dal Consiglio regionale della Calabria. «Il livello della corruzione – ha aggiunto – ha ormai raggiunto punte allarmanti e spesso non si tratta di minacce esplicite poiché la parte pubblica viene corrotta prima che intimidita. Dalle ultime inchieste che abbiamo condotto sono emersi particolari davvero preoccupanti, come l’appalto per i servizi idrici ad una società spagnola del valore di 80 milioni di euro. In questo caso, il soggetto rappresentante della società si interfacciava con un dirigente del Comune di Reggio Calabria in uno scambio collusivo protrattosi per anni, anche durante i commissariamenti dell’ente. Un sistema che travalicava la politica ed ormai radicato e collaudato nel corso del tempo: l’uno, il soggetto pubblico, deve ricevere qualcosa e l’altro deve dare. Da qui è emersa la cerniera politico-economica, la così detta ‘area grigia’, un’area riservata di cui fanno parte i soggetti più pericolosi della ‘ndrangheta. Il soggetto imprenditoriale che appare in molti casi scherma il reale proprietario dell’impresa che è la ‘ndrangheta. Ne deriva un tasso di inquinamento tale da determinare un forte allarme». In merito ai subappalti, de Raho ha detto che «quando se ne fa un ricorso generalizzato per tutti i lavori, come il movimento terra, la fornitura di calcestruzzo e la carpenteria, le imprese mafiose finiscono per soppiantare nell’appalto quella capofila. Consentire cio’ su questi territori, come dice l’Unione europea, significherebbe cedere tutto il ciclo dei lavori ai mafiosi».
MINNITI: «STRAORDINARIO LAVORO DEL PARLAMENTO» «Finalmente una legge di sistema per capire come spendere efficacemente i soldi pubblici, il codice degli appalti è il frutto di un lavoro straordinario del Parlamento». Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Marco Minniti, concludendo i lavori della “Giornata della Trasparenza”. «Si tratta di un tema – ha aggiunto Minniti – che riguarda l’Italia intera, ma riveste un’importanza particolare nel Mezzogiorno ed in Calabria. A Reggio la Procura della Repubblica sta producendo risultati straordinari nella lotta alla corruzione e alla ‘ndrangheta, ma l’azione della magistratura colpisce solo gli effetti a valle del reato. Il problema è capire allora come costruire uno schema prima che si arrivi alla verifica di carattere penale. C’è la necessità, ed è questa una sfida straordinaria, di mantenere alto il flusso delle risorse pubbliche, spezzando contemporaneamente il legame tra corruzione e ‘ndrangheta. Perché altrimenti il Mezzogiorno e la Calabria moriranno. Di pari passo – ha concluso il sottosegretario – è necessario costruire un meccanismo di reattività sociale per cominciare a considerare corrotti e mafiosi nemici degli interessi generali della società. Il nostro obiettivo finale è questo e non cederemo finchè la ‘ndrangheta e tutte le mafie non saranno distrutte».
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