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Un truffatore per due continenti

LAMEZIA TERME Il nome di Leone Alfano Lacava rimbalza da un continente all’altro. Dalla Florida alla Calabria. Passando per il Venezuela, dove inchieste giornalistiche e della magistratura hanno da…

Pubblicato il: 30/09/2016 – 18:00
Un truffatore per due continenti

LAMEZIA TERME Il nome di Leone Alfano Lacava rimbalza da un continente all’altro. Dalla Florida alla Calabria. Passando per il Venezuela, dove inchieste giornalistiche e della magistratura hanno dato voce a decine di famiglie che hanno perso tutti i propri risparmi. La promessa di un facile guadagno – come l’acquisto di una casa a 40mila dollari per poi poterla rivendere dopo pochi giorni a 80mila – è difficile da rifiutare. Peccato che in molti casi, dietro quella promessa vi fosse il nulla. È successo a Orlando e la storia è finita al centro di un’inchiesta televisiva il cui titolo è tutto un programma: “Garra (artiglio, ndr) depredadora”. E il sottotitolo anche peggio: «Una truffa da più di 40 milioni di dollari». Sullo sfondo, il viso un po’ in ombra di Alfano. In primo piano i racconti dei risparmiatori rimasti senza il becco di un quattrino.

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(Leone Alfano Lacava in un frame tratto da una trasmissione “dedicata” al suo raggiro)

Un esempio: a Orlando, una coppia ispanica acquista un appartamento in un’area residenziale. Lo paga 40mila euro, prezzo scontatissimo perché la casa è inserita – questa è la versione offerta dal mediatore agli acquirenti – in una procedura fallimentare. Una volta comprata, quell’abitazione varrà almeno il doppio. Peccato che Alfano, secondo la testimonianza raccolta dal cronista, una volta incassati i soldi inizi a tirare fuori scuse su scuse per giustificare il mancato acquisto. Dai contratti sottoscritti, poi, salta fuori il colpo di genio. I coniugi ispanici pensano di essere i proprietari di un immobile in Conroy road, a Orlando (in Florida); il preliminare di vendita però, dice che la casa è in Conroy street, sempre a Orlando. Il guaio è che al civico di Conroy street c’è un terreno senza alcun valore a due passi da un piccolo cimitero. Bella fregatura.

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(Una delle proprietà “in vendita” a Orlando)

È partendo da storia come questa che le autorità federali degli Stati Uniti, nel gennaio 2015, sono risalite alla gigantesca truffa, sequestrando proprietà a Orlando, Windermere e Aventura, tutte località in Florida. Il castello è costruito su quello che si definisce uno “schema Ponzi”, un modello economico di vendita truffaldino che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi “investitori”: tutti saranno vittime della truffa. In questo caso, i procuratori avrebbero individuato circa cento vittime dello schema, la maggior parte delle quali italiane, per una frode che sfiorerebbe i 40 milioni di euro. I sequestri operati dalla Procura di Castrovillari, che hanno colpito immobili di proprietà della madre di Alfano, sarebbero soltanto una piccola quota rispetto all’ammontare complessivo del raggiro.
Dai documenti in possesso dell’Fbi spuntano anche altri nomi: sono delle persone che, insieme con Alfano Lacava, avrebbero gettato sul lastrico i clienti. Victoriya Johnson e Rasul Atakov sono collegati alle società impegnate nelle compravendite sospette: la Orlando Trust Properties e la Golden Investments. Sempre secondo i federali, Alfano Lacava avrebbe utilizzato i suoi legami con l’Italia per piazzare i falsi investimenti. Durante i suoi viaggi in Italia mostrava foto e brochure delle case di Orlando che diceva di possedere o che si proponeva di acquistare. Poi piazzava la proposta dell’affarone: compra la villa a prezzo stracciato e affittala, diventerai ricco; e magari convinci qualcuno a fare la stessa cosa per far aumentare i guadagni. Peccato che, dopo aver incassato i soldi, Alfano Lacava avesse il vizio di sparire. Per forza: secondo i federali la maggior parte di quelle proprietà non erano sue e quelle di sua proprietà le aveva già vendute ad altri. E i soldi dei risparmiatori? Secondo l’Fbi finivano in residenze di lusso, automobili e barche per Alfano Lacava e la sua cricca.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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