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Nove secoli di Certosa, da dom Lanuino ai giorni nostri

Nove secoli fa a Serra San Bruno, Calabria Ulteriore, nella straordinaria Certosa, moriva il priore (beato) Lanuino (1116), socius fidelis di san Bruno di Colonia, gigante del pensiero cattolico del…

Pubblicato il: 09/10/2016 – 8:56
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Nove secoli di Certosa, da dom Lanuino ai giorni nostri

Nove secoli fa a Serra San Bruno, Calabria Ulteriore, nella straordinaria Certosa, moriva il priore (beato) Lanuino (1116), socius fidelis di san Bruno di Colonia, gigante del pensiero cattolico del suo tempo (Colonia, 1030 – Serra San Bruno, 6 ottobre 1101), professore di teologia e filosofia a Reims (dove ebbe come allievo Oddone di Chatillon divenuto, nel 1090, Urbano II, il papa delle crociate, che lo volle accanto a sé) e fondatore dell’Ordine certosino che oggi di Certose ne conta in tutto il mondo (una persino in Corea) ben 24, con 370 monaci che “vegliano nella notte del mondo in attesa dell’aurora”,di cui 5 femminili con 75 monache. Chi era Lanuino? Semplicemente l’alter ego di Brunone o molto di più? E qual è stato il suo lascito? Scarne le notizie sulla sua vita da laico, originario della Francia fu accanto a san Bruno, quando questi due anni dopo, stufo di arrovellarsi il cervello nelle violente contrapposizioni tra impero e papato, scelse “la via del deserto” nell’eremo di Santa Maria della Torre, in Calabria. Al tempo agli estremi confini ma testimone e crocevia di popoli e lotte di potere. Favorito dai Normanni, Brunone individuò nelle Serre l’angolo di mondo dove ascoltare i sospiri di Dio e dove avrebbe fondato la Certosa e alla sua morte toccò a Lanuino dare continuità alla missione.
Lo storico Antonio Ceravolo e il direttore del museo della Certosa Fabio Tassone nel corso di una discussione a Mongiana (auspice il sindaco Bruno Iorfida) organizzata dalle amministrazioni comunali e dalle Pro Loco di Serra e di Mongiana nella splendida cornice di Villa Vittoria (parte della Riserva Naturale Biogenetica di “Marchesale”-Corpo Forestale dello Stato), dopo aver ricordato il contributo per l’indagine su Lanuino riscontrabile nella monumentale opera di dieci volumi (“Storia Critico-Cronologica Diplomatica del Patriarca S. Brunone, e del suo ordine Certosino) del certosino calabrese (nacque a Monteleone oggi Vibo Valentia) dom Benedetto Tromby, propendono per conferire a Lanuino piena autonomia di scelte (al punto da condividere la tesi che Lanuino abbia introdotto delle discontinuità nella concezione bruniana del monachesimo) e carattere forte. Non a caso il papa Pasquale II lo indicò come “visitatore apostolico” affidandogli incarichi molto delicati. Con il supporto dei Normanni padroni del Mezzogiorno (e intenti a latinizzare la più greca delle regioni) diede impulso alla Certosa che gareggiò per importanza con i più famosi monasteri benedettini. I resti dei due certosini oggi (dopo varie vicissitudini) sono collocati in un’urna sull’altare maggiore della chiesa di Santo Stefano (“In morte quoque non sunt divisi”). Il 15 ottobre sarà ricordato, con apposito convegno a Serra San Bruno, dom Basilio Maria Caminada ( a vent’anni dalla morte), il certosino olandese che per anni s’è occupato della straordinaria biblioteca della Certosa istituita nel 1900 e aiutando centinaia di studenti a preparare tesi di laurea. Dom Basilio è il certosino di cui Sciascia scrive nel suo giallo filosofico (“La scomparsa di Majorana”, Einaudi). Lo incontrò nella Certosa, ma non ottenne risposte esaustive (“Non ci sono americani nel convento in questo momento, ce n’è stato uno per due anni”. Alla domanda di Sciascia se nel convento c’è stato uno che prima era stato uno scienziato, il padre sorride”) La regola del silenzio per i certosini è inviolabile. E poi (e questo vale per chiunque insista nelle ricerche del mistero Majorana), come disse Pasolini: «È bello, è bello il Majorana di Sciascia. È bello perché ha visto il mistero ma non ce lo dice, hai capito? C’è una ragione per quella scomparsa. Ma lui sa che in questi casi un’indagine non rivela mai niente. È un libro bello proprio perché non è una indagine ma la contemplazione di una cosa che non si potrà mai chiarire». Alla domanda sui misteri della Certosa fatta dal giornalista Romano Pitaro, che ha moderato l’iniziativa, lo storico Ceravolo ha risposto: «Nessun mistero. Non ci sono stati né Majorana né Caffè nella Certosa. Semmai, l’unico mistero è rappresentato dalla vita dei certosini e dal loro coraggio di dedicarsi ad una vita di solitudine, distaccati dal mondo e dediti alla contemplazione della parola di Dio». L’iniziativa di Mongiana sulla “Spritualità certosina nel verde delle Serre” e su Lanuino è stata arricchita dall’esposizione dei quadri del “pittore dei certosini” Antonio Callà. «Belli – ha detto Pitaro – ma non intriganti come il ritratto del certosino esposto al Metropolitan Museum di New York; è un ritratto di Petrus Christus del 1446 e oltre allo sguardo magnetico di Dionigi di Rjkel, sotto la firma c’è disegnata una mosca che simboleggia la corruzione della carne e Satana dio delle mosche…».

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