Processo "Acero", il pm: «Condanne per gli Aquino-Coluccio-Commisso»
REGGIO CALABRIA Sono pene pesanti quelle invocate dal pm Antonio De Bernardo per i 37 imputati del procedimento Acero che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Fra loro, c’è anche…

REGGIO CALABRIA Sono pene pesanti quelle invocate dal pm Antonio De Bernardo per i 37 imputati del procedimento Acero che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Fra loro, c’è anche Antonio Stefano, luogotenente degli Aquino-Coluccio, finito al centro dell’inchiesta che ha svelato l’infiltrazione della ‘ndrangheta in Expo. Grazie a Stefano, gli uomini del clan sono riusciti a fagocitare una serie di società e imprese di costruzione, che – presumibilmente foraggiate con fondi provenienti dal traffico di droga – hanno finito per gestire materialmente la costruzione di piastra e padiglioni del sito Expo. Un’indagine ancora in corso, tanto a Milano – dove i magistrati indagano per associazione finalizzata alla corruzione – tanto a Reggio Calabria, dove contro molti degli indagati dell’inchiesta milanese si procede per reati di mafia. Nel frattempo, per Stefano è arrivata un’altra richiesta di condanna per mafia e altri reati nell’ambito del procedimento Acero. Per lui, il pm De Bernardo ha chiesto 20 anni di carcere. Medesima pena è stata invocata per Salvatore Coluccio, Giuseppe Coluccio, Francesco Commisso (cl. 56), Antonio Commisso (cl. 56), Carmelo Bruzzese, Angelo Figliomeni (cl. 62), Cosimo Figliomeni (cl. 65), Antonio Figliomeni e Domenico Ruso (cl. 45). Diciotto anni di carcere sono stati chiesti invece per Nicola Coluccio, Alfonso Condino, Vincenzo Crupi e Nicola Tassone, mentre è di 16 anni di detenzione la pena invocata per Domenico Aquino, Francesco Cannizzaro, Michele Mazza e Francesco Tavernese. Per il pm, dovrebbero essere invece condannati a 14 anni Luciano Bellamina, Stefano Pizzato e Marco Salvatore Tropeano, mentre è di 12 anni di carcere la pena chiesta per Giuseppe Crupi. È invece di 10 anni la condanna chiesta per Antonio Archinà, Domenico Barranca, Salvatore Barranca, Rocco Natale Crupi e Massimo Dalla Valle, mentre sono 6 gli anni di carcere invocati per Maria Teresa Commisso, Antonio Crupi, Francesco Crupi, Federico Ercolani, Giorgio Gullone, Susanna Ieraci, Michele Sorbara, Antonio Strangio (cl. 82), Giuseppe Strangio (cl. 79) e Christian Tassone.
Per l’accusa, sono tutti a vario titolo affiliati o vicini ai clan Aquino-Coluccio e Commisso, storiche famiglie di ‘ndrangheta che hanno scritto la storia del traffico di droga tra Locride e America Latina, ma nel tempo sono state in grado di mettere radici anche in Canada. Traffici e insediamenti ricostruiti dall’inchiesta, al pari dei business finanziati con i proventi dei traffici di droga. Affari diversi, che hanno infettato anche il mercato internazionale della floricoltura e della cioccolata di marca. Ad Amsterdam, i clan gestivano «un importante import-export» nel mercato internazionale dei fiori, con elementi della famiglia Crupi «saldamente radicati in quel settore merceologico».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it