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Strage di San Lorenzo, «è stata una vendetta»

COSENZA «Le indagini sono ancora in corso». Lo ha detto il procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla, parlando con i giornalisti all’indomani del provvedimento di fermo emesso nei confronti…

Pubblicato il: 26/11/2016 – 11:29
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Strage di San Lorenzo, «è stata una vendetta»

COSENZA «Le indagini sono ancora in corso». Lo ha detto il procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla, parlando con i giornalisti all’indomani del provvedimento di fermo emesso nei confronti di Luigi Galizia, accusato del duplice omicidio di San Lorenzo del Vallo quando lo scorso 30 ottobre nel cimitero del centro del Cosentino sono state uccise due donne Edda Costabile, di 77 anni, e la figlia Ida Maria Attanasio di 52 anni. Le vittime sono rispettivamente la mamma e la sorella di Francesco Attanasio, il giovane reo confesso dell’omicidio di Damiano Galizia, ucciso il 26 aprile di un anno fa nella zona universitaria di Rende. Nel corso della conferenza stampa, nella sede della Prefettura di Cosenza, gli inquirenti hanno spiegato come si è arrivati a emettere il provvedimento di fermo nei confronti di Luigi Galizia, fratello di Damiano. «È stata una vendetta pura», ha ribadito più volte ai giornalisti il procuratore Facciolla. Il prefetto Gianfranco Tomao ha sottolineato «l’importanza di questa operazione congiunta di carabinieri e polizia, coordinata dalla Procura di Castrovillari, che si è risolta in breve tempo e che ha riportato almeno in parte un po’ di serenità nella comunità in cui si è verificato l’efferato omicidio. Questo fermo – ha aggiunto – avviene nello stesso giorno in cui si celebra la giornata della violenza sulle donne: una data simbolica anche se questo efferato duplice omicidio non è stato assolutamente un femminicidio».

«È STATA UNA VENDETTA» Il procuratore Facciolla ha spiegato alcune fasi delle indagini pur specificando che «si sta continuando a lavorare e quindi non possiamo dire molto»: «Si tratta di un episodio che ha avuto un forte impatto sul territorio. Ecco perché è doveroso ringraziare prima di tutto le forze dell’ordine che hanno lavorato intensamente e sinergicamente. Ringrazio il colonnello Fabio Ottaviani, il dirigente Giuseppe Zanfini, il questore Luigi Liquori e il mio sostituto Giuliana Rana. È stato un mese intenso e sentivamo di dare un segnale forte in un territorio in cui ci fu efferato omicidio nel 2011». Il riferimento è all’efferato omicidio di Rosellina e Barbara Indrieri, madre e figlia, massacrate in casa una sera di febbraio del 2011 sempre a San Lorenzo Del Vallo.
Questo – ha ribadito il procuratore – non è un contesto di faida ma di vendetta: l’arrestato decide di vendicare la morte del fratello dal momento che Attanasio è in carcere, ed essendo reoconfesso ci resterà ancora per molto, decide di vendicarsi colpendo la mamma e la sorella».
Il procuratore Facciolla ha poi precisato come questa vicenda sia collegata all’omicidio di Damiano Galizia e al ritrovamento di un arsenale. Il delitto Galizia è avvenuto lo scorso 26 aprile e il cui cadavere venne ritrovato il 2 maggio: è stato lo stesso Francesco Attanasio poi a presentarsi in questura e confessare l’omicidio di Damiano Galizia per la mancata restituzione di un debito di 17mila euro. Sempre in quei giorni – lo scorso maggio – in un complesso residenziale di Quattromiglia di Rende venne ritrovata una vera e propria “Santabarbara”. Dalle indagini (che sono poi passate alla Dda di Catanzaro) emerse che fu Francesco Attanasio a rivelare alla polizia la presenza di quel box che a suo dire poteva contenere materiale pericoloso. Il box lo aveva affittato Damiano Galizia tramite Attanasio, il quale però avrebbe fatto solo da intermediario. «I tre fatti – ha affermato Facciolla – sono chiaramente collegati. Si dovrebbe sapere di chi erano quelle armi per capire meglio, ma non sta a me a dirlo anche perché si tratta di indagini che sono in mano a un altro ufficio». Luigi Galizia da venerdì si trova rinchiuso in carcere con divieto di colloquio: «È in isolamento – ha aggiunto Facciolla – perché le indagini sono in corso. Poi ricordiamo che lui fece perdere le sue tracce da quella domenica del 30 ottobre scorso e dopo una settimana si è presentato in piena notte dai carabinieri facendo dichiarazioni che abbiamo opportunamente riscontrato così come il suo alibi che si è dimostrato essere palesemente falso. Dalla complessa attività di indagine sono emersi chiaramente i propositi di vendetta. Siamo riusciti a documentare tutta una serie di elementi che ci fanno pensare che ci siano delle persone che lo hanno aiutato, ma su questo ovviamente non possiamo dire altro».
Soddisfazione è stata espressa anche dal comandante provinciale dei carabinieri Fabio Ottaviani: «Abbiamo dato una risposta immediata ai cittadini di San Lorenzo Del Vallo perché quel territorio meritava delle risposte». E dal capo della Mobile Giuseppe Zanfini che ha però aggiunto: «Le indagini sono ancora in corso e nei particolari non possiamo addentrarci».

IN POCHI HANNO COLLABORATO Sin dall’immediatezza della strage – avvenuta domenica 30 ottobre nel cimitero di San Lorenzo Del Vallo quando le due donne erano andate a pregare sulla tomba di famiglia nei giorni dedicati alla commemorazione dei defunti – il procuratore Facciolla aveva lanciato un accorato appello alla collaborazione a tutte le persone presenti quella mattina nel cimitero. Che non è stato pienamente ascoltato.
«Quella – ha detto in conferenza stampa – è una zona tristemente abbandonata anche dalle istituzioni, in particolare dopo il 2011. Un docente di quelle zone, parlando con una persona che era stata ascoltata dalle forze dell’ordine come persona informata sui fatti, ha detto: “Hai fatto bene a non dire molto perché noi in queste cose non ci dobbiamo entrare». E questo è un professore che dovrebbe avere il compito di educare. Questo spiega che cosa è accaduto quella mattina nel cimitero: abbiamo dovuto contestare ad alcune persone la loro presenza lì. Ci sono stati addirittura alcuni che hanno sostenuto che nel cimitero non cera nessuno. Ribadisco, però, che non è un fatto di mafia e non è un fatto di faida familiari: è una vendetta portata all’estremo. Nella settimana in cui si era reso irreperibile, Luigi Galizia circolava tranquillamente in paese come se niente fosse. E la dottoressa Rana – che ringrazio perché ha dedicato il suo tempo a questa indagine assieme a tutte le altre attività dell’ufficio – proprio venerdì durante un lungo interrogatorio con Galizia chiede chiedeva come fosse stato possibile vivere con un peso così forte sulla coscienza. Ho appena detto al prefetto che chiederò un aiuto per questo territorio. Perché oggi c’è forse una situazione peggiore rispetto al 2011. Luigi Galizia ha agito con una ferocia inaudita: una delle due donne ha tentato anche di difendersi e sono stati esplosi oltre 14 colpi di pistola persino nei confronti di una donna quasi ottantenne. Ecco perché noi dobbiamo essere altrettanto feroci e cattivi in senso buono, cioè nel dare una risposta pregante della presenza dello Stato. Luigi Galizia non è un pregiudicato e non era avvezzo a frequentare un contesto mafioso ma aveva una pistola importante: questo dimostra come in quel territorio ci si possa procurare le armi. Appena le donne passano, lui le segue e spara: quindi c’è stata disponibilità immediata dell’arma. L’aveva con sé o gli è stata consegnata da qualcuno. Le indagini sono in corso e stiamo lavorando intensamente per rispondere a tutti questi interrogativi».

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

 

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