L’intervento che pubblichiamo è apparso con il titolo “Nove buone ragioni” su Radio Arca, una newsletter tematica “dedicata” a ciò che accade all’Unical di cui fanno parte professori, ricercatori, studenti e membri del personale tecnico-amministrativo dell’Università della Calabria. L’intervento è apparso ieri mattina, in coincidenza con la pubblicazione dell’intervista del Corriere della Calabria al rettore Gino Crisci. E tocca (anche) alcuni dei temi affrontati nel colloquio. Ve lo proponiamo integralmente.
Solo in questi ultimi mesi le persone che firmano questo documento hanno manifestato in più occasioni, formali e meno, una decisa presa di distanza dalle posizioni assunte dal Rettore in carica, che pure per molto tempo avevano sempre sostenuto, spesso in silenzioso dissenso, in continuità con il momento elettorale del luglio 2013. L’aver atteso non è casuale: pur avendo avuto la percezione sin dai primi mesi e dai primi atti che le cose non procedevano come ci si sarebbe aspettato, nella direzione, cioè, di un effettivo rilancio del nostro Ateneo, abbiamo creduto che si dovesse dare il “tempo” di operare. La rottura consumatasi con il venir meno della nostra fiducia nella capacità che l’attuale rettore sia in grado di guidare l’Università della Calabria con efficacia e rispetto dei principi di democrazia, legalità e trasparenza è stata letta, per malevolenza o, talvolta, per ingenuità, come una mero riposizionamento, dovuto a uno scontro di potere tra persone o fazioni: niente di tutto ciò! Nessun “patto segreto” non mantenuto, nessuna “lotta” per la supremazia, nessuna “guerra” per la successione, insomma, niente di “personale”. Solo molta amarezza e sconforto per un “programma elettorale” che non è stato realizzato.
Non sorprende affatto, anzi è in qualche modo coerente con le ragioni che ci hanno indotto a ritirare all’attuale Rettore il consenso che gli abbiamo dato, che, a incoraggiare la lettura di quanto accade come il frutto di chissà quali “misteriosi interessi di parte”, sia stato il Rettore medesimo: quest’ultimo ha sempre preferito sostituire a una rigorosa (sotto il profilo morale) presa di coscienza della propria inadeguatezza politica, la cornice della “congiura di palazzo” e ha incoraggiato un vero e proprio processo alle intenzioni, cercando di far passare le critiche al suo operato, e a volte persino dei semplici suggerimenti (avanzati esclusivamente con l’intento di dare un contributo a migliorare l’esistente), come “attacchi alla sua persona” dettati da “sete di potere”, e presentandosi come “vittima” di un disegno di “destabilizzazione” del tutto inesistente. Quasi sempre ha preferito trincerarsi dietro questo ‘vittimismo’ piuttosto che confrontarsi nel merito delle questioni poste: “Gli interrogativi avanzati – si è spesso sentito dire – sono solo pretesti per attaccare il Rettore e altra finalità non hanno!”.
Avvertiamo il bisogno, pertanto, di dare evidenza, oltre che sostanza politica e accademica, al ritiro della fiducia al prof. Crisci, un’evidenza, per forza di cose, proporzionale al sostegno che gli abbiamo in altri tempi offerto.
Le ragioni del dissenso risiedono molto semplicemente, come già sopra accennato, nella totale assenza di rispetto dei principali impegni assunti nel programma elettorale, nei termini di seguito descritti.
È difficile trovare in sette pagine di programma nove punti non rispettati, eppure il Rettore Crisci ci è riuscito! Quello che intendiamo manifestare e condividere in questo momento è la riflessione sulla inadeguatezza gestionale e il conseguente fallimento di questo triennio rettorale. Di seguito si trovano le ragioni del nostro distacco nei confronti del Rettore Crisci, le sole, le uniche ragioni di una decisione sofferta ma necessaria.
Il Rettore Crisci potrà avere altri sostenitori e altri compagni di viaggio. Sia chiaro che a questi andranno meriti e responsabilità della loro scelta.
1) L’anno della didattica
“Già a partire dal prossimo anno, l’offerta didattica dovrà adeguarsi a quanto ci impone il Piano triennale. La revisione organica dell’offerta formativa si realizzerà, infatti, in accordo con il decreto ministeriale di programmazione del sistema universitario per il triennio 2013-2015, in funzione della domanda, della sostenibilità e degli sbocchi occupazionali dei corsi di studio. Entra qui la questione dei corsi di studio di indirizzo medico: è facile promettere aperture illimitate avulse dal contesto territoriale – il sistema universitario calabrese ha già una facoltà di medicina – con la quale è auspicabile o, meglio, è necessario interagire. Il rapporto sinergico fra le tre Università calabresi sarà un altro dei passaggi obbligati da realizzare” (p. 4 programma elettorale Crisci 2013).
Tutti gli anni del rettorato sono stati presentati come anni di cambiamenti decisivi e rivoluzionari per la didattica. In realtà, l’Ateneo è intervenuto pochissimo sulla sua offerta formativa in larga misura superata e inadeguata. Il rapporto con le università calabresi è tale da consentire a realtà molto più recenti e meno radicate della nostra di porre il veto sulle nostre proposte formative e di costituire proposte di corsi di laurea per il quali il nostro Ateneo sarebbe stato largamente più attrezzato e disponibile.
2) La ricerca non sostenuta
“A questo scopo, potrà essere d’aiuto lo sviluppo di specifiche competenze, da allocarsi in un ufficio dedicato, per il sostegno della ricerca di base e di tutte le aree disciplinari sottofinanziate dalle scelte europee, nazionali o regionali” (p. 1 programma elettorale Crisci 2013).
La politica di finanziamento alla ricerca su fondi d’Ateneo è sostanzialmente inesistente. Dunque, le aree i cui interessi trovano diffuso riscontro nei bandi italiani ed europei hanno continuato a trovare finanziamenti, quelle che sotto questo profilo erano deboli tali sono restate. A tal proposito, non si comprende la singolare pervicacia del Rettore a dirottare direttamente verso la sua persona fondi di ricerca e finanziamenti relativi ai beni culturali, in assenza di qualsiasi coinvolgimento di altre aree che avevano competenze e titoli per essere coinvolte. Sono state ignorate le richieste di incontri con i dipartimenti per avviare progetti in prosecuzione dei precedenti PON su Materia e Sila, per mettere in unica rete i laboratori di ricerca e per indirizzare il quadro dei prossimi POR.
3) I ricercatori scomparsi
“Ma al di là di tutto quanto sopra esposto una reale politica di potenziamento della ricerca non potrà prescindere dallo sforzo per far crescere le risorse per le nuove figure di Ricercatori a tempo determinato, per gli assegni di ricerca” (p. 2 programma elettorale Crisci 2013).
L’impegno dell’Università su questi temi è stato nullo. Durante questo triennio si è avuta una sola tornata di assegni di ricerca e poi un assordante silenzio. Niente assegni di ricerca, niente ricercatori di tipo A su fondi d’Ateneo. Gli unici ricercatori di tipo A di cui l’Ateneo oggi disponga insistono su finanziamenti esterni.
4) Fuga dal Campus
“Sulla base di tutto ciò, la residenzialità da riscoprire e il Campus da valorizzare rappresentano una delle prime sfide da affrontare, in quanto essi rivestono un ruolo fondamentale per il futuro dell’Unical. Per avvalersi dell’enorme potenziale legato agli alloggi esistenti e rilanciare un moderno concetto di residenzialità, occorre trasformare le “residenze” (attualmente utilizzate poco più che come dormitori) in luoghi di accoglienza che dovranno offrire nuovi servizi quali: biblioteche, sale studio, sale ricreazione, occasioni di formazione culturale trasversale interdisciplinare, spazi dedicati ai servizi, assistenza allo studio, assistenza sanitaria, ecc.
Tuttavia, ancor prima di occuparci di questo problema, occorrerà affrontare la questione dell’intero Campus. Se siamo una città uni
versitaria – e lo siamo – occorrerà attivare tutti quei servizi che oggi mancano e che impediscono di “vivere” il Campus anche di sera e nei fine settimana.
…
Si tratta, insomma, di fare di uno spazio un luogo, cioè qualcosa di abitato, vissuto, condiviso, dove lo spettacolo diventi allo stesso tempo pratica di formazione e di socializzazione, di crescita di una intera comunità, non solo del Campus ma dell’intero territorio: questo sarà uno dei primi compiti del nuovo rettore. È auspicabile, inoltre, che si realizzino, nuovamente, le condizioni per ospitare docenti e tecnici all’interno del Campus, al fine di ricreare una vera comunità in grado di rivitalizzare il Campus tutti i giorni della settimana e tutti i mesi dell’anno. In tale ottica, sarebbe opportuno prevedere, come avviene in ogni città, una gestione autonoma della città universitaria.
Problemi non secondari sono legati anche al miglioramento dell’offerta sanitaria all’interno del Campus e alla questione della foresteria (Socrates), che deve essere valorizzata e potenziata. Il poter accogliere in adeguate strutture, oltre i colleghi docenti e tecnici, ospiti italiani e stranieri, rappresenta una delle caratteristiche irrinunciabili per il rafforzamento qualitativo, secondo prospettive di internazionalizzazione, della didattica e della ricerca. Lo sviluppo recente del patrimonio immobiliare dell’università comporta indubbiamente alti costi di manutenzione: ma senza un rilancio dell’idea di Campus ci troveremmo davanti a un’università che ha avuto uno sviluppo edile enorme senza trarne un vantaggio in termini di qualità.
La valorizzazione del Campus, della residenzialità, dell’internazionalizzazione – e del conseguente processo di socializzazione – sono da ritenere missioni strategiche dell’Unical e, conseguentemente, non devono essere considerate, sotto il profilo economico-finanziario, soltanto come un peso” (pp. 4-5 programma elettorale Crisci 2013).
Sul Campus il Rettore Crisci ha realizzato quello che è forse il suo fallimento più clamoroso. Il Campus è talmente privo di pratiche e culture della socialità da essere diventato una terra di nessuno, con aule e intere porzioni del ponte attrezzato spesso dedicate a interessi molto diversi da quelli formativi e di ricerca.
Il Socrates è diventato quasi infrequentabile per mancanza di accoglienza e ospitalità, non senza vantaggi per gli alberghi della zona.
Mancano progetti di formazione attraverso le pratiche sociali (biblioteche? dibattiti?) e la sera, per non parlare dei fine settimana, il Campus è deserto, quasi spettrale e, per di più, privo di una vigilanza efficace.
5) EdilCrisci
“La nostra università è giunta alla fine del suo ciclo espansivo sotto tutti i profili: crescita del numero degli studenti, sviluppo edilizio, aumento dell’offerta formativa. Ciò che ci attende è una fase di riqualificazione e razionalizzazione di ciò che abbiamo costruito in quaranta anni” (Programma Crisci 2013, p. 1).
In questo triennio abbiamo registrato una continua spinta verso l’accrescimento del patrimonio immobiliare e un’attenzione largamente inadeguata alla riqualificazione e manutenzione dell’esistente.
6) Valorizzazione del Personale tecnico-amministrativo
“Analogamente al ruolo del Personale docente, il ruolo del Personale tecnico-amministrativo sarà di vitale importanza per raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo. Per ottenere buoni risultati, occorre disporre di collaboratori motivati, coscienti del loro non secondario ruolo. Per motivare gli Amministrativi e i Tecnici, occorre coinvolgerli, tenere in considerazione le loro esigenze e sostenerli, nelle loro legittime aspirazioni, valorizzando le notevoli professionalità presenti nell’Ateneo in riferimento a criteri di merito nei processi di progressione di carriera, cosa non sempre avvenuta nel passato. La verticalizzazione, insieme all’aumento di tecnici per i laboratori e di amministrativi di categoria B, sono le priorità da affrontare” (pp. 5-6 programma elettorale Crisci 2013).
Delle verticalizzazioni, ovvero dello strumento principe per riconoscere le professionalità del personale tecnico-amministrativo, nessuno ha mai visto alcuna traccia. Il numero di personale a tempo determinato è cresciuto senza controllo e non risulta a oggi nessun piano complessivo di assorbimento dei precari dal cui lavoro dipende quotidianamente la vita dell’università.
7) I Dipartimenti abbandonati
“Ritengo che il nuovo assetto dato all’Ateneo con la creazione dei 14 dipartimenti non sia stato accompagnato da una profonda e conseguente revisione della filiera dei processi di lavoro. Sia la definizione dei compiti e dei carichi di lavoro, sia l’assegnazione ai dipartimenti di altro personale rappresentano una delle priorità di governo.
Occorre, poi, migliore l’efficienza dei flussi informativi tra l’Amministrazione Centrale e i Dipartimenti e tra gli Uffici stessi dell’Amministrazione Centrale. Per esempio occorre evitare che due o più diversi Uffici dell’Amministrazione Centrale chiedano la stessa informazione al Dipartimento. Inoltre bisogna fare in modo che i processi amministrativi siano più veloci: ridurre i tempi tra la delibera di un bando e la sua emanazione, tra la richiesta di un chiarimento e l’ottenimento di una risposta, evitando che la “macchina” si inceppi” (Programma elettorale Crisci 2013 p. 6).
I Dipartimenti sono stati gravati di molte altre funzioni, in passato assegnate ad altre strutture dell’Ateneo, con un incremento di personale inadeguato o, addirittura, inesistente. Il mancato coordinamento di richieste di informazioni tra gli uffici dell’amministrazione centrale ha moltiplicato il lavoro dei dipartimenti. Le pratiche dei dipartimenti stessi, ove non seguite dai direttori, non raggiungono quasi mai la loro conclusione.
Sotto il profilo scientifico, si è assistito a un vero e proprio disconoscimento del ruolo e del valore specifico dei dipartimenti: mai convocati per scelte strategiche sulla ricerca, lasciati a sé stessi o coinvolti molto marginalmente per l’orientamento, chiamati in causa con criteri ignoti su competenze mai spiegate.
8) CdA vs Senato, ovvero la marginalizzazione del Senato Accademico
“In questo processo di revisione rientra una riflessione sul meccanismo di nomina del C.d.A. dell’Unical: è più democratico l’attuale assetto, che vede il Senato elettivo e il C.d.A. nominato attraverso un rapporto dialettico Senato-Rettore, oppure una “Governance” con due organi entrambi elettivi? A prima vista l’ipotesi dei due organi entrambi costituiti su base elettiva parrebbe più democratica. Ciò, però, sarebbe vero se il Senato e il C.d.A. avessero uguali poteri; ma, come è noto, nella legge Gelmini i poteri del C.d.A. sono di gran lunga maggiori di quelli del Senato. Questo induce alla considerazione che il Senato riceve la sua autorevolezza proprio dal fatto che è sovraordinato al C.d.A. in quanto coinvolto nel processo della sua costituzione.
Due organi entrambi eletti potrebbero condurre a una diarchia asimmetrica, con la conseguente marginalizzazione del Senato, che rimane comunque l’organo politico dell’Ateneo. Il Senato Accademico, essendo costituito da 22 componenti, resterebbe il più rappresentativo dell’Ateneo anche in caso di elettività di entrambi gli organi. E proprio l’organismo più rappresentativo si troverebbe pertanto a essere emarginato. Al momento opportuno, occorrerà valutare attentamente quest’ultimo aspetto e trovare la soluzione più democratica e più utile all’Ateneo. Resta fermo che nulla impedisce che, anche mantenendo l’attuale assetto, ricercatori e membri del personale tecnico amministrativo possano essere presenti nel CdA” (Programma elettorale Crisci 2013).
Su questo argomento restano vive e prive di risposta le osservazioni formulate dal prof. D’Ignazio in occ
asione delle sue dimissioni. In molte circostanze, il Rettore ha cercato di porre “a trazione” i rapporti tra Senato e CdA, favorendo sempre la seconda istanza decisionale sulla prima, incoraggiandone l’autonoma determinazione anche in opposizione ai pareri del Senato e alimentando, di fatto, un rapporto conflittuale tra i due organi. Il Rettore ha dimenticato che è dovere di chi presiede sia il Senato, sia il CdA garantire l’equilibrio e la leale collaborazione tra i due organi. Nel processo di marginalizzazione ha accomunato in un’unica periferia i dipartimenti e il Senato, facendo promanare dal solo CdA le sue ragioni di stato e mai si è discusso delle legittime rivendicazioni di una rappresentanza in CdA del personale tecnico amministrativo.
9) Legalità e trasparenza
“La legalità, la trasparenza e la coerenza saranno, per quanto dipenderà da me, un punto fermo del nostro futuro. Un problema non secondario è quello del rispetto delle regole. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a episodi in cui alcune regole sono state forzate o si è tentato strumentalmente di “forzarle” per il raggiungimento di specifici fini, anche legittimi, ma non per questo giustificabili. Le regole si rispettano, se non sono valide si modificano con le previste procedure, mai si ignorano” (Programma elettorale Crisci, p. 7).
“Le regole si rispettano, se non sono valide si modificano con le previste procedure, mai si ignorano”: queste parole suonano oggi grottesche. Basti ricordare la mancata osservazione, senza spiegazione alcuna, delle norme sulle procedure di voto nel Senato Accademico del 25 novembre 2016 o le condizioni in cui è stato approvato il bilancio consuntivo (con i dati depositati in cartella pochissimo tempo prima) o la mancata convocazione di adunanze straordinarie di Senato accademico sebbene richieste da un terzo dei membri o dal consiglio degli studenti (previsioni di convocazioni obbligatorie secondo il Regolamento d’Ateneo) o l’alto numero di decreti emanati anche a ridosso della convocazione degli organi che avrebbero dovuto ratificarli. Gravissime sono poi le sistematiche e metodiche inadempienze nei riguardi della chiarezza e della trasparenza che si adottano per la ripartizione dei punti organico ai dipartimenti e alle aree: non si dispone né di un quadro aggiornato sulla reale disponibilità, né, dopo tre anni, è stato fissato un criterio valido una volta per tutte. È come se il metodo privilegiato non possa essere che quello del rapporto ad personam, cangiante ovviamente di volta in volta.
Davanti a problemi di questa dimensione diventa chiaro, allora, che non abbiamo avuto altra scelta che dichiarare il nostro irrevocabile allontanamento dall’attuale leadership dell’Ateneo. Lasciamo, quindi, al Rettore medesimo e a chi decidesse o ha già deciso di sostenerlo il governo dell’Ateneo: da questo momento in poi graverà sulle spalle di tutti loro la responsabilità, nel bene e nel male, del futuro prossimo della nostra Università.
Poiché il “gravame” di aver contribuito in maniera decisiva all’elezione del prof. Crisci alla carica di Rettore dell’Università della Calabria ci viene talvolta (giustamente) ricordato, e finanche rimproverato, è giusto e opportuno attendersi, da chi ha fermamente avversato il Rettore in carica al momento della sua elezione e adesso con pari fermezza lo sostiene, una spiegazione pubblica della nuova posizione, una dichiarazione parallela e simmetrica a quella che oggi noi abbiamo fornito.
Se questa presa di posizione mancherà (e finora è mancata, poiché nessuno ha difeso pubblicamente l’operato del Rettore in carica), saremo autorizzati a pensare che solo l’interesse per i vantaggi, anche legittimi, che possono scaturire dal sostegno episodico a un Rettore debole e privo di maggioranza politica (e, dunque, fortemente condizionabile) muova gli accesi avversari di un tempo divenuti oggi fautori.
Rimane aperta la questione della coerenza: la nostra, nel rispetto dei principi che continuano ad animarci, ci ha imposto proprio il gesto che questo documento sancisce. Per il rettore, invece, la coerenza è l’unica parola chiave del programma che sarebbe ancora in tempo a onorare, prendendo atto della diffusa percezione, che percorre tutte le componenti della Comunità, del fallimento della sua esperienza alla guida dell’Università della Calabria.
*direttori di dipartimento e senatori accademici dell’Unical
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