CATANZARO Prende corpo la riforma del welfare in Calabria. A sedici anni dall’approvazione della Legge 23/2000 con cui lo Stato assegnava ai Comuni il compito di occuparsi delle politiche di welfare e del confronto con il Terzo settore, anche la Calabria si dota di uno strumento normativo con cui applicare quella legge e ad esso affianca una piattaforma telematica grazie alla quale sarà possibile effettuare un censimento capillare delle associazioni e delle imprese che lavorano nel welfare.
Sulla carta quindi si tratta di una vera e propria rivoluzione, accolta con grande entusiasmo dall’assessore alle Politiche sociali Federica Roccisano. Proprio lei, infatti, nell’aprire l’incontro tra le delegazioni comunali, le associazioni e la Regione, tenutosi nel pomeriggio di lunedì presso la Cittadella, ha sottolineato: «È la riforma di tutta la Calabria, arrivata al termine di un lavoro ampiamente condiviso dal tavolo a cui hanno partecipato tutti i portatori di interesse del settore. Questo è stato il leit-motiv della riforma perché un sistema sociale più vicino alle persone è un sistema che costa anche di meno e che sarà in grado di far emergere anche 3800 posti di lavoro. Questo avverrà grazie all’obbligo per chi gestirà i servizi di contrattualizzare, a tempo indeterminato e part time, i lavoratori. Inoltre sarà necessario presentare una rendicontazione annuale rispetto alla qualità del servizio ed un bilancio sociale che renda conto delle spese sostenute grazie ai fondi regionali. Sono felice quindi di essere qui a presentare il frutto di questo lavoro che è durato mesi, ma che porta ad un risultato importante per la Calabria, un risultato che sarà determinante per il presente e il futuro della nostra regione».
La riforma definisce il regolamento per l’autorizzazione, l’accreditamento e la vigilanza delle strutture socio assistenziali, specifica i diversi allegati relativi ai requisiti generali, alla determinazione dei costi e le modalità di calcolo delle rette, nonché il funzionamento dell’ufficio di piano degli ambiti.
Come detto, la competenza delle politiche di welfare sarà assegnata ai Comuni dando così efficacia al principio della sussidiarietà, secondo il quale sono il livello territoriale più prossimo alla persona che ne riesce ad individuare il fabbisogno ed a programmare al meglio gli interventi. Lo strumento del Piano di Zona, poi, prevede il coinvolgimento del partenariato sociale, che darà reale corrispondenza tra interventi e fabbisogno delle persone, qualificando la spesa programmata rispetto agli obiettivi sociali prefissati fino alla realizzazione di un Sistema Informativo Sociale di zona che raccolga i dati utili per procedere alla successiva programmazione.
Alla Regione rimane invece il compito di direzione, programmazione e controllo sul lavoro svolto dalle amministrazioni locali, svolgendo quindi anche il ruolo di coordinamento tra i progetti da avviare e da finanziare.
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it
x
x