"Acheruntia", la testimonianza dell'imprenditore: «Intimidito da persone di Perri»
COSENZA Contraddizioni e discrasie nei racconti delle presunte vittime delle estorsioni nella nuova udienza del processo “Acheruntia” per gli indagati per i quali la Dda di Catanzaro ha disposto il g…

COSENZA Contraddizioni e discrasie nei racconti delle presunte vittime delle estorsioni nella nuova udienza del processo “Acheruntia” per gli indagati per i quali la Dda di Catanzaro ha disposto il giudizio immediato. Sul banco degli imputati ci sono l’ex consigliere comunale di Acri, Angelo Gencarelli, Giampaolo Ferraro e Giuseppe Perri, ritenuto dagli inquirenti il reggente della cosca sul territorio acrese. Si tratta dell’inchiesta della Procura antimafia che nel luglio del 2015 ha provocato un terremoto politico ad Acri. Tra le persone coinvolte anche l’ex assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra (per il quale nel corso dell’udienza preliminare a Catanzaro è stato chiesto il rinvio a giudizio). Il collegio del Tribunale di Cosenza (presidente Enrico Di Dedda), martedì mattina, ha ascoltato diversi testimoni della Procura.
Un imprenditore di Acri, Lombardo, ha raccontato di conoscere Gencarelli e ha spiegato che rapporti aveva con lui. Un altro teste, Mino Ferraro, ha precisato di conoscere Gencarelli con il quale aveva rapporti solo per motivi di lavoro e di conoscere anche Giuseppe Perri che una volta lui stesso definì come «guappo», ma per questa cosa Mino Ferraro chiese scusa attraverso la “mediazione” di Gencarelli. E – ha aggiunto il testimone – con una battuta scherzosa Gencarelli avrebbe detto che per le scuse servivano anche dei soldi («qualcosa gliela devi dare») ma lui stesso prese quella frase come una battuta. Il pubblico ministero Pierpaolo Bruni ha evidenziato alcune discrasie rispetto a quanto già dichiarato in precedenti verbali. Mino Ferraro ha ribadito di non aver mai ricevuto somme di denaro da Gencarelli. Scaglione, gestore di un locale a Bisignano, ha riferito al giudice di aver subito alcuni atti intimidatori, in particolare l’incendio del suo locale e della sua automobile. «Sono venute da me alcune persone – ha detto il teste – dicendomi che li mandava “zio Pino” (Perri, ndr) e non pagavano nemmeno le consumazioni».
Luigino Terranova, titolare di una ditta di movimento terra, ha parlato dei rapporti con Gencarelli. Ma sono state sollevate diverse contestazioni da parte del pubblico ministero rispetto a quanto dichiarato in precedenza. Una discrasia evidenziata più volte anche dal giudice Di Dedda che ha sottolineato come il teste in passato ha parlato di pressioni e violenze subite da Gencarelli, mentre in udienza non lo ha confermato dicendo esattamente il contrario. Il giudice, dopo quattro ore di udienza, ha aggiornato il processo al prossimo 9 febbraio.