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Minniti e Bindi a Reggio inaugurano l'anno giudiziario

REGGIO CALABRIA È iniziata nella cornice della scuola allievi carabinieri l’inaugurazione dell’anno giudiziario nel distretto di Reggio Calabria. «Un trasloco – ha spiegato il presidente della Corte…

Pubblicato il: 28/01/2017 – 9:13
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Minniti e Bindi a Reggio inaugurano l'anno giudiziario

REGGIO CALABRIA È iniziata nella cornice della scuola allievi carabinieri l’inaugurazione dell’anno giudiziario nel distretto di Reggio Calabria. «Un trasloco – ha spiegato il presidente della Corte d’Appello, Luciano Gerardis – dettato dall’impossibilità di ospitare l’evento nel nuovo Palazzo di Giustizia, che ci sta impegnando a completare».
Quest’anno, oltre ai vertici delle forze dell’ordine, della Dda di Reggio Calabria, e delle Procure di Locri e di Palmi, sono presenti anche il ministro dell’Interno, Marco Minniti, la presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, il sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore, il generale Tullio Del Sette insieme a parlamentari e rappresentanti delle istituzioni locali, fra cui il presidente del consiglio regionale, Nicola Irto, il vicesindaco di Reggio Calabria, Armando Neri e l’assessore comunale ai Lavori pubblici, Angela Marcianò. «Il Csm – ha spiegato Gerardis – ha preso diretta conoscenza della difficile realtà in cui i nostri uffici sono costretti ad operare e ha preso atto della pesante mancanza di organici. Ha bandito, quali sedi disagiate, molti dei posti vacanti degli uffici di primo grado, e lo ha fatto con pubblicazione straordinaria, al di fuori dei bandi generali che da molto tempo a questa parte hanno sempre finito per sguarnire ulteriormente le nostre sedi. Lo stesso organo di autogoverno ha in larga parte accolto le nostre richieste di interpello per applicazione extra distrettuale di magistrati».
Anche il ministero della Giustizia – informa Gerardis – ha rivisto le piante organiche degli uffici di primo grado, aumentando sensibilmente la dotazione dei tribunali di Reggio Calabria e Locri. Misure necessarie ad affrontare la mole di lavoro che genera il distretto che ospita la capitale della ‘ndrangheta, «una organizzazione criminale che per pervasivita, capillarità, ramificazioni internazionali, parzialità ed efferatezza trova pochi riscontri», per questo «ritenuta una delle più pericolose, se non la più pericolosa associazione delinquenziale al mondo».
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(I magistrati presenti all’apertura dell’anno giudiziario di Reggio Calabria)

Per gli organi giurisdizionali «tutto questo significa l’instaurazione di centinaia di procedimenti, spesso Maxi penali, con migliaia di imputati con tutti i problemi conseguenti, anche gestionali». Una situazione che diventa drammatica per lo striminzito organico degli uffici. «Anche perché – sottolinea Gerardis – decenni di cultura ‘ndranghetista hanno avuto effetti deformanti anche sul modo di pensare dei cittadini, predispone quasi l’habitat all’illegalità nel convincimento dell’impunità. E ciò da un lato ha notevolmente accentuato la propensione a delinquere e dall’altro ha ostacolato sensibilmente il crescere di una cultura della legalità, la consapevolezza dei diritti, la volontà di esercitarli in concreto».
Per questo, «ogni carenza o assenza dell’azione pubblica acquista una pericolosa rilevanza in quanto contribuisce a radicare nei cittadini l’errato convincimento dell’impunità e dell’inutilità della rettitudine e del rispetto della legge, ed accresce la sfiducia e diffidenza nei confronti di chi ha il compito istituzionale di fornire risposte di giustizia. Ciò provoca – ha concluso – anche questa lontananza dagli organi pubblici che per la magistratura si trasforma in riluttanza a collaborare e persino in omertà».
«Proprio nel territorio che avrebbe maggiore necessità di affermare la presenza dello Stato – ha detto ancora – e di garantire i diritti dei singoli, per elevare la bassa qualità della vita e contrapporre l’affermazione della legge all’arbitro anche ‘ndranghetista, maggiori sono i ritardi e le carenze dell’azione giudiziaria. E invece che dimostrare al cittadino storicamente diffidente nei confronti dei pubblici poteri l’erroneità di tale atteggiamento, se ne rafforza il convincimento dell’inefficienza dello Stato». Il presidente della Corte d’Appello ha poi tracciato lo stato dell’organico. Nonostante gli sforzi di Csm e ministero della Giustizia, rimangono infatti pesanti scoperte d’organico. La Corte d’appello ha 4 posti vacanti, tra cui quello di Presidente della sezione lavoro ed uno di magistrato distrettuale; il Tribunale di Reggio Calabria accusa la mancanza di 9 magistrati,  oltre ai 9 posti in ampliamento di organico, il tribunale di Palmi 5 posti fra cui quello di Presidente di tribunale, il Tribunale di Locri,  10 posti di giudice, il tribunale dei minorenni due giudici. «Malgrado i recenti interventi del ministero della Giustizia e del Comune,  molti dei posti sono rimasti scoperti. Qui va fatta una riflessione. Oggi manca probabilmente nella stessa magistratura quella tensione ideale che un tempo ha consentito di coprire immediatamente, con slancio posti di prima linea” ha sottolineato Gerardis, ricordando l’impegno della magistratura tutta dopo le stragi del 90. A spaventare spiega Gerardis è l’enorme carico di lavoro che la gigantesca scoperta d’organico comporta. «Nella sofferenza di tutti gli uffici del distretto – ha aggiunto -, qualcuno vive poi una situazione di particolare emergenza.  È il caso del tribunale di Reggio Calabria che danni sconta un insostenibile rapporto fra il suo organico e quelli della corrispondente procura,  pari a 1,66, cui solo negli ultimi mesi si è tentato di porre riparo. Ad essere sproporzionato – ha concluso – non è l’ufficio requie te,  che anzi avrebbe bisogno di ulteriori rinforzi, ma l’organo giudicante che segnatamente nelle sezioni gip-gup e  dibattimentale presenta ritmi di lavoro al limite della insostenibilità».

PALAMARA: ATTENZIONE COSTANTE SU REGGIO «Un impegno da parte di tutte le istituzioni deve attenzionare la realtà di Reggio Calabria non solo in casi eccezionali. È una realtà che merita attenzione costante. Da parte del Csm tanto è stato fatto ma tanto resta ancora da fare. A Reggio Calabria sono stati destinati 15 nuovi magistrati ma prenderanno servizio solo nel novembre 2017. Bisognerà dunque trovare dei correttivi che permettano di coprire le scoperte d’organico prima, quindi si valuteranno nuovi interpelli e nuove applicazioni extradistrettuali». Lo ha detto  il rappresentante del Csm Luca Palamara all’inaugurazione dell’anno giudiziario di  Reggio Calabria,  sottolineando che «la giustizia è credibile solo se funziona».
L’impegno del Csm  aggiunge Palamara va anche oltre: «Il prossimo 21 aprile saremo presenti insieme alla squadra della polizia di stato a San Luca per dimostrare che lo Stato c’è in un territorio noto come simbolo della ‘ndrangheta». 
Per Palamara, «l’inaugurazione dell’anno giudiziario deve anche essere occasione di riflettere sul ruolo della magistratura, che continua ad essere vincolato a libertà, autonomia e indipendenza,  che non possono essere svincolate dalla responsabilità». È stato approvato ad esempio un vademecum sulle intercettazioni,  che coniuga esigenze investigative e tutela delle libertà e della riservatezza del singolo.
E a proposito delle nomine degli uffici direttivi Palamara ha annunciato: «Nell’immediato futuro ci sarà attenzione agli uffici reggini per colmare le scoperte negli uffici direttivi e non lasceremo che il merito anneghi a favore dell’anzianità».

MIGLIORE: LA CALABRIA SI È DISTINTA PER L’ACCOGLIENZA AI MIGRANTI «La Calabria è una terra di accoglienza e si è distinta per la straordinaria capacità di accoglienza che in altre parti del Paese non abbiamo potuto riscontrate». Lo ha detto il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore, presente oggi all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Reggio Calabria che ha aggiunto «ci siamo impegnati a snellire le procedure d’asilo». «Ci tengo poi a ribadire l’inefficienza del reato di clandestinità», ha poi sottolineato. «Un’ultima notazione – ha concluso il sottosegretario – la voglio fare sul progetto “Liberi di scegliere”. Permettere a dei minori di emanciparsi dal giogo mafioso che agisce su di loro dal primo giorno di vita significa investire per costruire una società più giusta e più uguale».

MINNITI: VINCEREMO I CLAN SE SI COLTIVERÀ LA SPERANZA NEL FUTURO «Una bellissima relazione perché intransigente sui limiti e i difetti che abbiamo, accanto ad una forte e orgogliosa rivendicazione di quello che facciamo e insieme una speranza per il futuro».  Così il ministro dell’Interno Marco Minniti è intervenuto alla cerimonia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario di Reggio. «Vinceremo la lotta contro la ‘ndrangheta – ha sottolineato – se accanto alla repressione coltiveremo una speranza per il futuro.  Io sono indegnamente ministro dell’Interno ma sono soprattutto di questa città.  Ed è doveroso da parte mia fare di tutto per aiutare la mia città. È proprio perché penso questo è  necessario chiamare le cose con il loro nome». «Noi arriviamo a questo appuntamento – ha detto ancora Minniti – con alle spalle una serie di straordinari successi nell’azione di repressione e prevenzione nel contrasto al fenomeno mafioso. Noi possiamo dire che è  stato possibile grazie alla collaborazione fra le istituzioni. Di fronte a questi successi il ministro dell’Interno può solo dire grazie perché qui come a Catanzaro si gioca una partita strategica per tutto il Paese perché in Calabria ha una capacità di controllo del territorio ma rappresenta una minaccia nazionale e internazionale». Per questo il ministro ha evidenziato che «qui magistrati e forze dell’ordine stanno combattendo una battaglia che riguarda l’intero Paese». «Ma – ha aggiunto – bisogna fare un lavoro culturale per ricreare quel clima degli anni novanta dopo le stragi. Dobbiamo fare in modo che quando un magistrato si alza in udienza si possa sentire accanto l’intero Paese».
Per Minniti, «la ‘ndrangheta è nemica dello sviluppo politico sociale del nostro tempo. Prende risorse pubbliche per utilizzarle a sviluppare».
«Se la ‘ndrangheta è capace di condizionate i processi di voto – sottolinea ancora Minniti -, allora è  una minaccia per la democrazia di questo paese. E lo dico da ministro dell’Interno. La partita è durissima. È importante continuare l’azione di attacco ai capitali mafiosi con sequestri e confische, per questo lavoreremo in Parlamento per migliorare l’agenzia».
Secondo il ministro, «bisogna andare avanti per scoprire i centri di comando della ‘ndrangheta. In questo distretto sono state fatte scoperte importantissime ma bisogna andare avanti. Agire sui capitali mafiosi e sui centri di comando per colpirlo al cuore – ha evidenziato -. Ma per vincere la partita bisogna dimostrare alla gente che il contrasto si accompagna alla liberazione si risorse per la gente».
«Nei prossimi mesi – ha annunciato Minniti – arriveranno ingenti risorse per la Calabria, la vera sfida politica e culturale è assicurarsi che vadano alla gente. Se non costruiamo una rete, un filtro prima che i soldi finiscano nelle mani della ndrangheta, anche se dopo li recuperiamo, si perderà un pezzettino di interesse collettivo. I controlli di legalità non sono una perdita di tempo. Mafia e corruzione sono reati diversi, ma una realtà corrotta è più permeabile alla criminalità organizzata».
«Noi oggi – ha detto poi il ministro – abbiamo parlato di ‘ndrangheta, ma da fratello maggiore ai ragazzi qui presenti dico “non accettate mai chi vi dice di non parlare di ndrangheta perché significa parlare male della nostra citta”. Parlare di ‘ndrangheta per capire come meglio contrastarla è un atto d’amore nei confronti della nostra città. Non dobbiamo però dare l’idea di trovarci si fronte ad un mostro invincibile. Mutuando le parole di Falcone, mi dico convinto che la ‘ndrangheta come tutti i fenomeni umani avrà una fine. Anche perché la ndrangheta, le mafie non sono fenomeno che non si possa contenere – ha infine concluso -. Si può solo sconfiggere. E succederà»

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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