GIOIA TAURO Nuovo colpo al clan Piromalli. A circa 20 giorni dai fermi disposti dalle Dda di Reggio Calabria e Catanzaro nell’ambito dell’operazione congiunta Cumbertazione – 5 lustri, arrivano nuove misure patrimoniali e cresce il numero degli indagati sottoposti a misura.
NUOVE MISURE Accusate a vario titolo di associazione mafiosa, di turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici, in manette sono finite 9 persone – Luigi Bagalà, Giuseppe Bagalà, Francesco Bagalà (cl.77), Francesco Bagalà (cl.90), Giorgio Morabito, Pasquale Rocco Nicoletta, Angela Nicoletta, gli imprenditori romani Carlo Cittadini e Cristiano Zuliani – mentre sono stati disposti i domiciliari per l’ingegnere Giovanni Fiordaliso, Ettore Della Fazia, Francesco Migliore, Filippo Migliore, Alessio La Corte, Vito La Greca, Santo Fedele, Bruno Polifroni, Rocco Leva, Bruno Madaffari, Domenico Coppola, Angelo Zurzolo e Gaspare Castiglione. Mirko Pellegrini è stato invece sottoposto all’obbligo di dimora.
IL CARTELLO Per gli inquirenti, fanno tutti parte a vario titolo del sistema criminale che ha permesso al clan Piromalli di mettere le mani sui più importanti appalti pubblici fra la provincia di Reggio Calabria e Cosenza, per un totale di 27 gare del valore di 90 milioni di euro. Un risultato raggiunto grazie al coinvolgimento di un cartello di sessanta imprese e ad un regime di pacificazione con le altre ‘ndrine, omaggiate di un 3% del valore dell’appalto realizzato sul loro territorio.
OFFERTE AD HOC In sostanza, quando c’era un lavoro in ballo, il clan Piromalli era in grado di mettere a punto le offerte che avrebbero garantito ad una delle loro imprese di aggiudicarselo. In alcuni casi, ditte come i gruppi Cittadini e Barbieri, partecipavano alle gare in Ati o Rti con le società dei Piromalli, in modo da permettere loro di adempiere ai criteri tecnici ed economici necessari per partecipare alle gare. In cambio, ricevevano una percentuale che variava dal 2,5% al 5% sull’importo posto a base d’asta, al netto del ribasso. In altri, una serie di imprese, tutte collegate o in rapporti con il clan, presentavano offerte fittizie, ricevendo in cambio la garanzia che l’organizzazione, a sua volta, avrebbe presentato offerte fittizie per appalti di loro interesse, in modo da aiutarle ad aggiudicarseli.
SEQUESTRI In questo modo, le ditte del clan o altre a loro riconducibili, si sono aggiudicate appalti per 90 milioni di euro. Questa mattina, in 38 sono state sequestrate, per un valore complessivo di circa 200 milioni di euro.
GLI UOMINI GIUSTI Ma – dicono gli inquirenti – il perno centrale su cui ruotasse l’intero sistema era il gigantesco sistema corruttivo che permetteva alle imprese di aggiudicarsi le gare grazie ad offerte addomesticate.
In questa fase, i Piromalli potevano contare su diversi potenti alleati collocati in posizioni strategiche. Si tratta dell’ingegnere Pasquale Nicoletta e della sorella Angela, dirigente dei Lavori Pubblici del Comune di Gioia Tauro e testa di ponte del clan nella casa comunale, come del funzionario Anas, Giovanni Fiordaliso.
UNA TALPA IN COMUNE Spesso chiamata a presiedere le commissioni di gara, Angela Nicoletta – affermano gli inquirenti – non solo avrebbe fornito informazioni riservate e suggerimenti tecnici alle imprese legate ai clan, ma all’occorrenza si sarebbe attivata per differire i termini di consegna delle offerte, in modo da non tagliare fuori il cartello criminale.
IL TRADIMENTO DELL’INGEGNERE L’ingegnere Fiordaliso invece per gli inquirenti interveniva in una fase successiva. Più volte avrebbe permesso ai professionisti vicini ai Bagalà di compilare la “relazione riservata” che sarebbe stata di sua competenza, limitandosi a firmarla, e si sarebbe impegnato per accelerare la firma dei SAL (Stato Avanzamento Lavori) e la relativa liquidazione. In caso di contenziosi invece, l’ingegnere avrebbe fatto pressione perché Anas giungesse ad un accordo bonario con l’appaltatore, in modo da permettere ai Bagalà di recuperare il forte ribasso offerto in sede di aggiudicazione della gara. In altri casi invece, Fiordaliso avrebbe fatto di tutto per indurre il consulente tecnico nominato da Anas a rinunciare all’incarico. Tutti “servizi” a buon mercato per il clan. In cambio di orologi Rolex o viaggi a Firenze o Taormina, le ditte dei Piromalli avrebbero infatti messo le mani sui lavori per la realizzazione del nuovo svincolo autostradale di Rosarno.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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