Sangue infetto, una sacca «sfuggita al controllo»
COSENZA «C’è stata una sacca che è sfuggita al controllo». Lo ha affermato, nell’aula 9 del Tribunale di Cosenza, il maresciallo Marco Spagnuolo dei Nas. Il maresciallo è stato sentito come testimone…

COSENZA «C’è stata una sacca che è sfuggita al controllo». Lo ha affermato, nell’aula 9 del Tribunale di Cosenza, il maresciallo Marco Spagnuolo dei Nas. Il maresciallo è stato sentito come testimone nel processo sul sangue infetto scaturito dalla morte di Cesare Ruffolo, un pensionato di Rende, deceduto a seguito di una trasfusione effettuata nell’ospedale “Annunziata”. Secondo l’accusa, Ruffolo aveva effettuato una trasfusione con una sacca che poi si è scoperto essere contaminata dal batterio letale serratia marcescens. Sul banco degli imputati che hanno scelto il rito ordinario – già giudicati, invece, quelli che avevano optato per l’abbreviato – ci sono l’ex direttore dell’Unità di immunoematologia dell’Annunziata, Marcello Bossio; il dirigente medico in servizio all’ospedale di San Giovanni in Fiore, Luigi Rizzuto, e Osvaldo Perfetti direttore medico del presidio unico dell'”Annunziata”. Questi ultimi devono rispondere anche delle lesioni causate a Francesco Salvo. Il 37enne, nel giugno del 2013, subì uno shock settico a seguito di una trasfusione di sangue contaminato. Martedì mattina il pm Giuseppe Casciaro ha ascoltato il maresciallo Spagnuolo che all’epoca dei fatti fece tutte le indagini. In aula ha ricostruito l’attività compiuta dai sopralluoghi alle testimonianze raccolte. Rispondendo alle domande delle difese, in particolare degli avvocati Nicola Carratelli e Franz Caruso il teste ha raccontato che dal primo al tre luglio 2013 erano stati fatti tutti gli esami batteriologici, ma poi emerse che c’era una sacca che è rimasta per 18 giorni nell’ospedale di Acri e poi non essendo stata utilizzata è tornata a Cosenza e quindi era sfuggita al controllo del centro trasfusionale per una fatalità. Dal Centro di San Giovanni la sacca è stata portata ad Acri dove è rimasta per 18 giorni. Rispondendo alle domande dell’avvocato Caruso, il maresciallo ha affermato che non sono state fatte indagini per individuare eventuali responsabilità e che nessuno ha comunicato che questa sacca era ad Acri e che non c’è prova della riunione del Cio (centro per la lotta alle infezioni ospedaliere). Il pm ha rinunciato a sentire altro personale dei Nas e ha aggiornato il processo al 4 aprile per ascoltare i consulenti di parti civile.
mi. mo.