Il potere (non) logora Enzo Bruno
REGGIO CALABRIA Enzo Bruno porta con sé un mistero. Non si capisce come riesca a conciliare tutte le sue attività, come faccia a incastrare, giorno dopo giorno, i suoi onerosi impegni. Un presidente…

REGGIO CALABRIA Enzo Bruno porta con sé un mistero. Non si capisce come riesca a conciliare tutte le sue attività, come faccia a incastrare, giorno dopo giorno, i suoi onerosi impegni. Un presidente di Provincia ha incombenze di un certo peso, soprattutto se l’ente in questione è quello di Catanzaro, il capoluogo di regione. Ma Bruno ha anche un ruolo extraterritoriale: è, infatti, il presidente regionale dell’Upi, l’Unione delle Province d’Italia. Basterebbero questi due incarichi per rendersi conto della gravità del compito che grava sulle sue spalle. Soprattutto adesso, in un periodo in cui, dopo la vittoria del No al referendum, le Province restano in vita pur non avendo i fondi per garantire i servizi essenziali. Pochi giorni fa, infatti, Bruno ha fatto parte della delegazione romana che ha incontrato i rappresentanti del governo (i sottosegretari Maria Elena Boschi, Pier Paolo Baretta e Gian Claudio Bressa) per chiedere nuove misure a sostegno degli enti intermedi.
In realtà, il compito di Bruno è meno difficile rispetto a qualche mese fa, quando, oltre a tutti gli altri incarichi, era pure il segretario provinciale del Pd di Catanzaro (l’interim è ora passato al segretario regionale, Ernesto Magorno). Uno stakanovista, una persona sola per tre ruoli diversi, a cui se ne aggiunge un altro, il meno conosciuto: quello di segretario dello staff di Sebi Romeo, che del Pd è capogruppo in consiglio regionale. Eccolo, il mistero: come fa Bruno, che è anche un dipendente della Regione, a trovare il tempo per svolgere tutti questi incarichi? Evidentemente non è un problema rilevante, dal momento che, poche settimane fa, Romeo ha chiesto la proroga di 12 mesi del suo trasferimento a Reggio Calabria. Già, ci sarebbe anche una difficoltà logistica di non poco conto: Bruno è bi-presidente full time e segretario di un capogruppo in due città diverse e non perfettamente collegate tra loro. Per l’ex segretario dem, però, è tutto ok. Farà così parte dello staff di Romeo fino al 5 febbraio 2018, salvo ulteriori proroghe. L’incarico prevede, inoltre, un ritocchino allo stipendio da dipendente della Regione: circa 10mila euro in più. Serviranno di certo a sopportare meglio la fatica della politica moderna.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it