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SCANDALO SACAL | Alle origini della “guerra” che ha sconvolto l’aeroporto

LAMEZIA TERME Avevano paura di essere indagati, volevano sapere se vi fossero fascicoli aperti su di loro e chi era la causa di tutto. Due episodi, in particolare, avevano messo in allarme i vertic…

Pubblicato il: 16/04/2017 – 13:47
SCANDALO SACAL | Alle origini della “guerra” che ha sconvolto l’aeroporto

LAMEZIA TERME Avevano paura di essere indagati, volevano sapere se vi fossero fascicoli aperti su di loro e chi era la causa di tutto. Due episodi, in particolare, avevano messo in allarme i vertici della Sacal spa, la società che gestisce l’aeroporto di Lamezia Terme: a luglio 2015 erano state diffuse sui media locali alcune dichiarazioni rese dall’ex consigliere comunale Vincenzo Ruberto che puntava il dito contro la procedura di selezione dei tirocinanti nell’ambito del Pon Garanzia Giovani, «accusata – scrivono i magistrati di Lamezia Terme – di avere fraudolentemente raggirato le regole previste dal bando». Inoltre, un mese dopo gli indagati trovano delle cimici nei propri uffici. Cimici che, in effetti, erano state piazzate proprio dalle fiamme gialle per far luce sulle attività dei manager dell’aeroporto.
Ma alla Sacal conoscono una persona, un maresciallo. Sua moglie lavora per la società dal maggio 2012 come addetta allo scalo con contratti stagionali. E anche il figlio vorrebbe aprirsi un varco all’aeroporto grazie al Pon Garanzia Giovani per il quale ha fatto domanda senza essere però chiamato a colloquio.
Il carabiniere in questione è il maresciallo Marcello Mendicino, anch’egli indagato nel procedimento Eumenidi. 
Il 27 luglio 2015 incontra Ester Michienzi, responsabile dell’ufficio legale. La Michienzi è preoccupata, la Guardia di finanza ha richiesto documenti alla Sacal e si cerca di capire chi ha innescato quella iniziativa. 
«… e allora sarebbe importante sapere chi è qua, se è una cosa di qualcuno che è rimasto fuori… Voglio capire se è stato fatto un esposto… sì se è un ragazzo, se invece è Ruberto, se è… se sono… potrebbe essere anche un consigliere», dice la Michienzia a Mendicino. Un turbine di domande che si conclude con uno sconfitto «non riusciamo a sapere». Mendicino promette di informarsi, millanta contatti e conoscenze per i quali gli investigatori non trovano nessun riscontro. In cambio i vertici Sacal si attivano affinché il figlio del carabiniere venga “ripescato”.

LA QUESTIONE DEL PARCHEGGIO E VINCENZINO IANNAZZO Nel corso della stessa conversazione l’attenzione dei due interlocutori si sposta su un nuovo argomento: il parcheggio della Sacal, riguardo il quale Mendicino stava verosimilmente acquisendo informazioni. Il dialogo prosegue a bassa voce ma i finanzieri riescono a capire che il maresciallo stava acquisendo notizie da un soggetto «… vicino a Vincenzino Iannazzo perché questo è un po’ restio a dirmi le cose però me le dirà…».

LA GUERRA TRA I RUBERTO E LA SACAL I sospettati numero uno di avere fatto scattare le indagini delle fiamme gialle sono Francesco e Vincenzo Ruberto. Il primo è consigliere comunale e, mentre il padre aveva diffuso degli articoli di stampa seminando sospetti sulle selezioni di Garanzia Giovani, il figlio fa di peggio: inoltra una richiesta di documenti alla Sacal, gli stessi documenti richiesti dalla Finanza. Anche in questo caso viene interpellato il militare che alla presenza di Michienzi e Colosimo, come al solito, promette di interessarsi e nel frattempo, riferendosi ai Ruberto padre e figlio afferma: «vediamo se gli possiamo fare male con lo Iat visto che ci tiene così tanto… si è proprio imbestialito, presidente, con questa storia si è proprio imbestialito, non lo voleva perdere…». In sostanza lo Iat è il servizio di informazioni e assistenza turistica che viene finanziato dalla Regione. Questo servizio, fino al 2014, è stato gestito, rilevano gli investigatori, da Vincenzo Ruberto, mentre nel 2015 la gestione era passata alla Sacal (anche se la società non era in possesso di tutte le licenze necessarie allo scopo). Una cosa, questa che non sarebbe andata giù ai Ruberto che tra articoli di stampa ed esposti avevano manifestato i propri propositi anche esplicitamente. In una conversazione telefonica, Vincenzo Ruberto, infatti, esordiva testualmente: «Inizia la guerra… li sfondiamo alla Sacal».

LE MICROSPIE Ad agosto vengono ritrovate delle microspie negli uffici dei funzionari Sacal, e anche in quello del presidente. La tensione sale alle stelle ed Ester Michienzi consiglia di rivolgersi al maresciallo per avere notizie in merito. Mendicino li raggiunge in aeroporto.
«Anche in questa occasione – scrivono i magistrati – emerge in modo evidente come il Mendicino, millantando conoscenze o rapporti di affinità con altri appartenenti alle forze dell’ordine (allo stato non riscontrate), si sia messo a completa disposizione dei dirigenti della Sacal per ottenere, come prezzo per il proprio interessamento, l’avvio del figlio al tirocinio presso l’ente a decorrere dal settembre 2015».
A impegnarsi a “ripescare” il figlio del militare sarà Sabrina Mileto che con l’aiuto di Angelina Astorino, responsabile del centro per l’impiego, fa riscrivere correttamente la domanda di partecipazione al ragazzo, «così garantendogli la successiva assunzione».
 

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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