REGGIO CALABRIA Dimissioni immediate e irrevocabili dalla carica di presidente di Confindustria, ma contestuale «certezza» di poter chiarire la propria posizione e «fiducia» nella magistratura. Così annuncia l’ormai ex numero uno degli imprenditori reggini, Andrea Cuzzocrea, poche ore dopo che una delle aziende di cui è comproprietario, la Aet srl, è stata raggiunta da interdittiva antimafia.
RAGIONI DI OPPORTUNITÀ Un provvedimento – sostiene l’imprenditore – che «impugneremo in sede giurisdizionale, nella consapevolezza della legittimità e della correttezza delle nostre condotte». Tuttavia – sottolinea in una breve nota – «per ragioni di opportunità» Cuzzocrea avrebbe deciso di rassegnare le dimissioni «a tutela del buon nome e dell’onorabilità di Confindustria», ma ribadendo – si legge – «il più fermo ripudio della ‘ndrangheta, male di questa terra, che sta togliendo ogni speranza e opportunità di futuro ai nostri giovani».
CATTIVE COMPAGNIE Parole nette, quelle di Cuzzocrea, in linea con le sue pubbliche dichiarazioni degli ultimi anni. Tuttavia, proprio lui, non molto tempo fa, secondo quanto emerso nell’indagine Mammasantissima, non avrebbe esitato a farsi consigliare dall’avvocato Paolo Romeo, all’epoca già condannato in via definitiva per concorso esterno e considerato l’eminenza grigia del clan De Stefano, l’assunzione della giornalista Teresa Munari. E la donna – sostengono i giudici che l’hanno spedita a processo – non sarebbe stata che una pedina del gigantesco gioco messo in piedi dall’avvocato per governare l’amministrazione.
IN SENATO CON ROMEO Allo stesso modo – ha svelato sempre la medesima indagine – non avrebbe esitato a partecipare insieme a Romeo, Domenico Pietropaolo e Giuseppe Bova all’audizione del 16 gennaio 2014, di fronte all’ufficio di Presidenza della 1^ Commissione permanente “Affari Costituzionali” del Senato della Repubblica per parlare di Città metropolitana, uno dei principali interessi (criminali) del legale. Un appuntamento, per i magistrati, organizzato per Romeo dal senatore Antonio Caridi, secondo le accuse che lo hanno portato dietro le sbarre, strumento “riservato” della direzione strategica della ‘ndrangheta reggina. Tutti compagni di strada quanto meno ambigui per chi ha sempre dichiarato la propria ferma opposizione ai clan.
FREQUENTAZIONI PERICOLOSE Anche in passato – emerge dalla relazione della commissione d’accesso – Cuzzocrea, è stato sorpreso in compagnia di personaggi quanto meno non raccomandabili. Nel 2003, si legge in quel documento, sarebbe stato sorpreso in compagnia di Francesco e Gaspare Siclari, considerati entrambi «affiliati alla cosca Libri».
GLI ALLARMI ANTICHI SULLA AET Ma di ‘ndrine avevano sentito la puzza anche i componenti della commissione d’accesso anche analizzando la Aet, di cui Cuzzocrea è socio. L’impresa è risultata destinataria di cinque appalti, assegnati dal settore Lavori pubblici del Comune di Reggio. Nulla di irregolare – segnalavano all’epoca i commissari –, fatta salva la presenza di personaggi potenzialmente ingombranti nella compagine societaria, come Antonino Martino, cognato e socio di Cuzzocrea, in passato indagato nell’indagine antimafia Prius, ma soprattutto cognato di Filippo Gironda, zio dell’omonimo imprenditore in carcere per mafia.
In più – sottolineavano i commissari -, «si segnala come, tra i dipendenti della società risulti, dal 2001 al 2008, il noto Condello Giandomenico, nipote del capo cosca Condello Pasquale, tratto in arresto in data 18.02.2008. Nella circostanza, il latitante era in compagnia del nominato Condello Giandomenico e del genero Barillà Giovanni (25.05.1978), entrambi accusati di procurata inosservanza di un provvedimento dell’A.G., con l’aggravante di aver agito per agevolare attività di associazione di tipo mafioso».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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