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Razzi chiude le polemiche con l'ateneo: «Sono ragazzi»

RENDE La location è diversa da quella prevista. Non la solennità dell’Unical ma una sala più easy, in un albergo comunque non distante dall’ateneo. E non ci sono neppure i relatori previsti nella ver…

Pubblicato il: 25/05/2017 – 18:44
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Razzi chiude le polemiche con l'ateneo: «Sono ragazzi»

RENDE La location è diversa da quella prevista. Non la solennità dell’Unical ma una sala più easy, in un albergo comunque non distante dall’ateneo. E non ci sono neppure i relatori previsti nella versione 1.0 della visita di Antonio Razzi in Calabria. Il senatore di Forza Italia non se l’è presa più di tanto: l’incidente di percorso non gli ha impedito di parlare ai giovani. Ma il fair play non risparmia una battuta riservata al rettore Gino Crisci: «Avrebbe da imparare». Da chi: dalla Corea? Da Kim? Non è dato sapere perché la frase continua ma è coperta dagli applausi. Giù risate, invece, quando il senatore chiude la querelle con i docenti: «Sono ragazzi». Il resto del Razzi-pensiero si concentra sul valore della famiglia e della dedizione per il lavoro; a partire da questi due presupposti, il segretario alla commissione Affari Esteri introduce il suo intervento al convegno “Stati Uniti e Corea del Nord: rischio di un nuovo conflitto mondiale?”, organizzato dall’associazione studentesca “Democrazia culturale” dell’Università della Calabria, unica sponsor dell’evento a seguito dell’indisponibilità che l’istituzione universitaria ha assunto in risposta alle polemiche sorte sull’opportunità di ospitare il personaggio, in un clima politico teso, all’interno della comunità accademica.
Il rapido progresso industriale, la corsa alla metropoli e alla costruzione di grandi opere; con queste riflessioni, il senatore introduce ai presenti la sua analisi sulla Repubblica Popolare Democratica di Corea, che brevità preferisce chiamare Corea del Nord, a partire dalla propria esperienza diretta a Pyongyang. Tra i suoi compagni di viaggio degli anni più recenti ricorda Matteo Salvini, di come entrambi rimasero stupiti dall’estrema pulizia e dal rigoroso rispetto delle regole all’interno delle scuole coreane, obbligatorie, sottolinea, fino all’età di 12 anni. E poco importa che le fonti disponibili dipingano Kim Jong Un come un dittatore: «Lo sarà pure, ma là le cose funzionano». 
Nessun rischio concreto che la Corea possa arbitrariamente attaccare l’Occidente, le armi in loro possesso sono strumenti necessari soltanto all’eventualità di doversi difendere, rassicura infine Razzi. Insomma, pericoli non ce ne sono. Né per il futuro della democrazia né per il buon nome dell’Unical. 

d. d.

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