Nel Pd divampa la questione morale. Cosa fanno Oliverio e Magorno?
Esiste una “questione morale” dentro il Pd calabrese? Parimenti, c’è un problema di coerenza nella liste, quelle di Dp, direttamente collegabili al presidente Mario Oliverio per averne sostenuto la c…

Esiste una “questione morale” dentro il Pd calabrese? Parimenti, c’è un problema di coerenza nella liste, quelle di Dp, direttamente collegabili al presidente Mario Oliverio per averne sostenuto la corsa alla presidenza della Regione Calabria?
Due interrogativi pesanti che tuttavia non possono essere aggirati. Tantomeno, si spera, possono essere ascritti come malevoli attacchi ai due pilastri della coalizione di centrosinistra che dal 2014 governa la Calabria. Non c’è, almeno per quel che ci riguarda, nessuna sponda ad attacchi strumentali, esiste, invece, un problema politico che va analizzato fino in fondo per capire come è potuto capitare che oggi le liste del presidente si ritrovino, nei tre capoluoghi più importanti, al centro di vicende giudiziarie che allarmano.
A Cosenza con la nota indagine che vede Orlandino Greco, primo eletto di “Oliverio Presidente”, accusato di voto di scambio con l’aggravante mafiosa. A Reggio Calabria, dove a finire sotto inchiesta è il vicepresidente del consiglio regionale Francesco D’Agostino, accusato di intestazione fittizia di beni. Infine a Catanzaro dove, dalle indagini sulle sinergie di ‘ndrangheta tra Isola Capo Rizzuto e Roccelletta di Borgia, spunta un rapporto societario che in passato ha legato il consigliere Arturo Bova al boss Leonardo Catarisano.
Il tutto in un contesto istituzionale, quello del consiglio regionale della Calabria, già appesantito dalla vicenda che ha portato all’azzeramento della prima giunta Oliverio per via della presenza di Nino De Gaetano, finito ai domiciliari per Rimborsopoli e indagato per concorso esterno. Nonché dall’arresto dell’ex assessore, consigliere di minoranza sospeso dal Consiglio dei ministri, Nazareno Salerno. E ancora c’è Francesco Cannizzaro, indagato insieme all’ex assessore regionale Pasquale Tripodi nell’indagine “Ecosistema”, che fa luce sul ruolo delle cosche nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Infine l’ex assessore Mimmo Tallini, su cui pende la richiesta di rinvio a giudizio per la vicenda “Multopoli” di Catanzaro. E questo a tacere delle indagini in corso che pure riguardano almeno altri tre consiglieri regionali e della cui esistenza si ha notizia per via di stralci delle dichiarazioni rese da vari collaboratori di giustizia sull’asse Reggio Calabria-Lamezia Terme.
Insomma se Atene piange, Sparta non ride. Ma è Atene, intesa come Pd-Dp-Oliverio Presidente che oggi governa la Calabria ed a questo centrosinistra era stato affidato il compito di cambiare registro rispetto alla stagione del “Modello Reggio”, imposto da Peppe Scopelliti. Modello che proprio in questi giorni ha visto, con l’arresto di Giuseppe Cosentino, proprietario della Gicos e patron del Catanzaro Calcio, il naufragio definitivo.
Roba da magistrati? Certo ma anche materia di dibattito politico laddove, invece, il dibattito politico latita e quando c’è è autoreferenziale ed asfittico. Ne prendano nota Ernesto Magorno e Mario Oliverio. Ed agiscano di conseguenza. Inseguire il potere fine a se stesso; attardarsi in ipocrisie senza futuro; accapigliarsi attorno alle nomine di qualche dirigente e di qualche manager non ha più senso. Mentre tutto questo accade siamo ancora reduci da confronti esasperati ed esasperanti al decimo piano della Cittadella regionale: l’ultima notte dei lunghi coltelli si è consumata con la nomina dei tra manager per gli ospedali di Reggio, Crotone e Catanzaro. Poi una breve pausa e giù a discutere di rimpasti per far spazio a qualcuno e liberarsi di qualche altro. Intorno l’incendio divampa e le fiamme avanzano.
Si è ancora in tempo per spegnerle? Forse è già tardi, certamente sarà impossibile senza interventi immediati che diano almeno il segnale che la gravità del problema è stata, se pur tardivamente, compresa. Presupposto per una seria riflessione dentro un partito che muore di schizofrenia e si schianta nel bipolarismo più assurdo.
Elucubrazioni di cronisti, protagonismo di magistrati, esasperazione di sociologi? Oppure fatti concreti che meritano un confronto anche lancinante ma liberatorio?
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