REGGIO CALABRIA «È stata una cosa bruttissima contro la quale è necessaria una rivoluzione culturale forte che, però, sia accompagnata da uno Stato sociale». Così don Pino De Masi, referente di Libera, analizza il baciamano fatto a San Luca al boss Giuseppe Giorgi subito dopo l’arresto, sottolineando come i mafiosi «non sono uomini da rispettare, ma da disprezzare». «È stato brutto – aggiunge – ma è l’espressione tipica di una Calabria che non vuole cambiare, che continua a prostrarsi, a togliersi il cappello davanti a chi cerca di utilizzare la fame e la sete della gente. Questo ci deve indurre a lavorare ancora di più. C’è una lacuna di valori da colmare. Quello, fisicamente, ha fatto il baciamano, ma c’è chi continua a inchinarsi, accettando le loro condizioni che li fanno padroni della nostra libertà, accettando il caffè pagato da loro o pagandoglielo. Dunque è necessaria una rivoluzione culturale forte. Occorre lavorare soprattutto con gli adulti. Ci sono ancora genitori che ai figli dicono di farsi i fatti loro, di rispettare certa gente».
Don Pino, comunque, tiene a sottolineare che «tanto abbiamo fatto, non siamo all’anno zero. Tanti hanno avuto il voltastomaco vedendo quella scena, tanti non pagano il pizzo. Però la strada è ancora in salita». A fianco della rivoluzione, però, è l’analisi del referente di Libera, deve esserci anche uno Stato sociale. «Le scritte di Locri – dice don Pino riferendosi alla frase intimidatoria nei confronti di don Ciotti “più lavoro meno sbirri” comparsa in occasione della Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie organizzata da Libera – significano che la mafia si sente padrona di colmare il disagio sociale. Lo Stato quindi deve essere presente, oltre che sul versante della repressione, che funziona benissimo, anche su quello sociale».
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