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HASHTAG | Bova: «Nel Pd non si discute più»

LAMEZIA TERME «La nostra azione attualmente è mortificata: è questo quello che succede quando non c’è una politica all’altezza della situazione. Da troppo tempo nel Pd non si parla di nulla, né si co…

Pubblicato il: 26/06/2017 – 16:34
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HASHTAG | Bova: «Nel Pd non si discute più»

LAMEZIA TERME «La nostra azione attualmente è mortificata: è questo quello che succede quando non c’è una politica all’altezza della situazione. Da troppo tempo nel Pd non si parla di nulla, né si convoca una direzione. Questa situazione di disagio non è solo la mia: io voglio bene al mio partito come voglio bene alla mia famiglia, voglio fare politica in un partito e non in un movimento». Nel corso della sua intervista ad Hashtag (che andrà in onda mercoledì alle 21 sul canale Rtc), il presidente autosospeso della commissione Antindrangheta Arturo Bova non ha risparmiato critiche al suo partito, il Pd, e alla sua maggioranza in consiglio regionale. Incalzato dalle domande del direttore del Corriere della Calabria, Paolo Pollichieni, l’ex sindaco di Amaroni ha affrontato il complicato momento politico vissuto dal centrosinistra in Calabria. Con un passaggio di non poco conto su Catanzaro, che proprio ieri ha visto il trionfo (per la quarta volta in 20 anni) del centrodestra di Sergio Abramo.  
«La mia vicinanza a Nicola Fiorita – ha detto Bova – è risaputa. Avevamo chiesto di discutere di questa candidatura dal lontano 2016. In un momento in cui imperversa l’antipolitica, avevamo la possibilità di avvicinarci a questo giovane professore universitario che poi è stato osteggiato. Ci hanno detto: “Ne parliamo dopo”. Sì, ma ne parliamo quando? Alla fine è arrivata una candidatura calata dall’alto, quando tutto il mondo che ruota attorno al Pd diceva che non era affatto la migliore candidatura possibile». Ogni riferimento a Vincenzo Ciconte, sconfitto al ballottaggio di ieri, è voluto. Bova, tra l’altro, lo ha anche querelato per le sue affermazioni in merito alla vicenda sui passati rapporti d’affari con un indagato coinvolto nell’operazione antimafia “Jonny”  («il presidente della commissione Antimafia è indagato. Non solo è indagato, ha problemi seri»). «Quando Ciconte parla a ruota libera – commenta Bova – li commette gli errori, forse per questo gli è stato consigliato di andare di meno ai dibattiti politici».
Ma l’analisi politica del consigliere regionale Bova non si limita a Catanzaro, spazia fino ad arrivare alla situazione in Consiglio e alle ultime elezioni di Cosenza: «Sono stato l’unico consigliere regionale contrario al progetto messo in campo a Cosenza. Non per la candidatura di Carlo Guccione, che ritengo il politico più valido della Regione, ma per il modo in cui sono state compilate le liste, che hanno traghettato anche chi ha fatto l’assessore al Bilancio nella giunta Scopelliti». Bova rivendica anche i suoi dubbi, in ambito regionale, circa l’alleanza con Ncd, forte all’inizio della legislatura e scemata col tempo. «I partiti – spiega – non si possono tenere insieme se non si affrontano queste grandi tematiche. Si dovrebbe aprire una discussione: non è vero che chi vuole discutere ce l’ha con qualcuno».

LA VICENDA MEDIATICA Buona parte dell’intervista ruota però sul rapporto tra politica e giornalismo. E, in modo particolare, sul modo in cui è stata affrontata la vicenda che riguarda da vicino proprio il consigliere regionale di Dp, che anni fa deteneva quote in una società in cui figurava anche Leonardo Catarisano, finito in carcere poche settimane fa nell’ambito dell’operazione “Jonny” in quanto ritenuto elemento di vertice della cosca mafiosa di Roccelletta di Borgia. Dopo le rivelazioni del Corriere della Calabria, Bova aveva criticato un certo modo di fare giornalismo. Da qui la domanda provocatoria di Pollichieni: «Qual è il modo corretto di farlo?».
«Sono stato – dice il presidente dell’Antimafia – un grande sostenitore della vostra testata, anche quando sottolineava la scarsa attività della Giunta e del Consiglio. Non l’ho dunque attaccato, nella mia conferenza stampa ho solo detto…». «Lei non ha fatto una conferenza stampa», incalza Pollichieni facendo riferimento all’incontro con la stampa convocato da Bova nel quale i giornalisti non hanno avuto la possibilità di rivolgergli delle domande. «Concordo sul fatto che non fosse una conferenza stampa», spiega Bova. «Ho però precisato che prima di rispondere ad alcune domande dovevo confrontarmi con la mia maggioranza. In momenti delicati come quello che mi ha riguardato c’è bisogno di parlare con tutti i consiglieri, con il presidente del Consiglio… Ci tengo però a precisare che non mi risulta un’indagine a mio carico in quel procedimento». Nessuna critica al Corriere, dunque, ma solo un certo rammarico perché «mi sarei aspettato una telefonata in cui si chiedevano chiarimenti o per avere la possibilità di far uscire anche una mia dichiarazione su quella vicenda». 

I DISTINGUO Il confronto ora vira sulle questioni più politiche. E Bova prova a rivendicare una sua “diversità” rispetto al modo in cui vengono amministrati alcuni segmenti della Regione Calabria. «Lei è sicuro – dice rivolto a Pollichieni – che io non abbia sbattuto i pugni sul tavolo rispetto ad alcune questioni? Non tutto, però, si può dire pubblicamente. A volte chiedo di essere ricevuto e non vengo ricevuto… mi rifugio… insomma, non posso a ogni piè sospinto urlare ai quattro venti quello che penso, o quello che vado a dire al mio assessore o al mio presidente. Avevo chiesto anche una riunione del partito sulla legalità…», lascia cadere. 
Pollichieni, allora, esorta Bova a far conoscere maggiormente la sua attività e le sue eventuali idiosincrasie con la maggioranza, «perché la gente non fa distinguo». Poi il direttore del Corriere della Calabria chiede a Bova un impegno formale in merito ai milioni di euro che alcuni imprenditori, ormai da anni, devono restituire alla Regione e sulla costituzione di parte civile nei processi di mafia. L’ex sindaco di Amaroni accoglie l’invito e rilancia: «La legge antindrangheta alla quale stiamo lavorando – assicura il consigliere regionale – toglierà ogni discrezionalità all’organo circa la costituzione di parte civile. Con il vicepresidente della giunta Viscomi abbiamo anche pensato a una sanzione in caso di non adempienza». Quanto a una nuova presidenza dell’Antindrangheta (le commissioni e l’ufficio di presidenza del Consiglio verrano rinnovati a luglio), Bova non è sicuro di una sua ricandidatura. Ma il nodo, sottolinea, è soprattutto politico. «E questa maggioranza è ancora in tempo per fare bene».

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