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RIMBORSOPOLI | L’accusa vuole tutti a processo

REGGIO CALABRIA Che siano tutti sottoposti a processo. È questa la richiesta avanzata dal procuratore aggiunto Gaetano Paci nel corso dell’udienza preliminare del procedimento Rimborsopoli, scaturi…

Pubblicato il: 26/06/2017 – 17:21
RIMBORSOPOLI | L’accusa vuole tutti a processo

REGGIO CALABRIA Che siano tutti sottoposti a processo. È questa la richiesta avanzata dal procuratore aggiunto Gaetano Paci nel corso dell’udienza preliminare del procedimento Rimborsopoli, scaturito dall’inchiesta che ha svelato la gestione privatistica e personale dei fondi pubblici destinati alle attività dei gruppi del consiglio regionale. Fondi pubblici diventati cene, gioielli, tablet, gadget elettronici, consulenze, collaborazioni, ventilatori e taxi gentilmente – quanto illecitamente, secondo la Procura – elargiti dal consiglio regionale e che oggi mettono nei guai consiglieri ed ex, vecchi collaboratori e qualche parlamentare.

LE RICHIESTE Per il procuratore aggiunto Paci e per il pm Francesco Ponzetta, a giudizio devono andare il senatore Giovanni Emanuele Bilardi, il deputato Ferdinando Aiello, il deputato Bruno Censore, l’ormai ex aspirante sindaco Vincenzo Ciconte, Sandro Principe, già a processo per il “Sistema Rende”, Diego Fedele,  figlio dell’ex assessore Fedele, già imputato nel primo filone del procedimento Rimborsopoli, Giovanni Nucera, Pasquale Maria Tripodi, Giovanni Franco, Alfonso Dattolo, Carmelo Trapani, Alfonsino Grillo, Giuseppe Bova, Emilio De Masi, Demetrio Battaglia, Pietro Amato, Mario Franchino, Mario Maiolo, Carlo Guccione, Antonio Scalzo, Francesco Sulla, Agazio Loiero, Giovanni Raso, Candeloro Imbalzano. Rimangono invece ancora da definire le posizioni di Nicola Adamo e Domenico Talarico, per i quali gli atti sono stati ritrasmessi in procura a causa di un difetto di notifica della richiesta di rinvio a giudizio.

L’INCHIESTA  Per quanto le posizioni dei diversi imputati siano eterogenee, ad emergere è un quadro sconfortante di trucchetti di bassa lega, ruberie e illeciti che hanno permesso a politici di ogni colore e schieramento di appropriarsi per scopi smaccatamente privati di fondi pubblici. Tra il 2010 e il 2012, i fondi destinati all’attività dei gruppi consiliari, secondo la procura, sarebbero stati utilizzati per viaggi all’estero (Londra, New York, Montecarlo), set di valigie, consumazioni al bar (è stato chiesto il rimborso anche di un singolo caffè), cene conviviali, telefoni cellulari, tablet, gite alle terme e soggiorni in albergo di persone che con Palazzo Campanella nulla hanno a che fare. Ma con i soldi del Consiglio e dei gruppi consiliari sarebbero stati pagati anche spese di carburante, consulenze, affitti, collaborazioni, cene, gioielli, fiori, tasse, viaggi e taxi. E ancora: batterie, ventilatore, ipad, telefonini, ricariche cellulari, la spesa per la famiglia, ristrutturazioni.

CALENDARIO Tutte contestazioni che toccherà alle difese provare a smontare nelle prossime quattro udienze, che il gup Adriana Trapani ha fissato da qui al 17 luglio. Dopo, salvo per chi deciderà di farsi giudicare con il rito abbreviato, toccherà al giudice prendere una decisione. 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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