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La Procura generale non fa sconti al clan Rango-Zingari

CATANZARO Poche rideterminazioni di pena ha chiesto il sostituto procuratore generale di Catanzaro negli confronti degli imputati, condannati in abbreviato nel processo Rango-Zingari contro la consor…

Pubblicato il: 05/07/2017 – 17:18
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La Procura generale non fa sconti al clan Rango-Zingari

CATANZARO Poche rideterminazioni di pena ha chiesto il sostituto procuratore generale di Catanzaro negli confronti degli imputati, condannati in abbreviato nel processo Rango-Zingari contro la consorteria cosentina. 
Chiesta, nella requisitoria, la conferma della sentenza di condanna all’ergastolo per Maurizio Rango, considerato a capo della cosca dominante a Cosenza dai primi anni del 2000. Per Rango è stata chiesta l’assoluzione per un solo capo di imputazione relativo a una estorsione. Il pg ha chiesto la riderminazione della pena per Giovanni Iannuzzi, da 6 anni a 4 anni, escusa per lui l’aggravante delle modalità mafiose per i reati di detenzione di armi, e per Attilio Chianello, dai 10 anni comminati primo grado a 9 anni e 4 mesi (chiesta l’assunzione per due estorsioni). Per tutti gli altri imputati è stata chiesta la conferma della sentenza di primo grado: Antonio Abbruzzese 16 anni; Ettore Sottile 16 anni; Domenico Mignolo 14 anni; Antonio Intrieri 14 anni; Celestino Bevilacqua 12 anni; Rocco Bevacqua 12 anni; Gennaro Presta 12 anni; Antonio Imbroinise 10 anni; Luca Maddalena 10 anni; Francesco Ciancio 10 anni; Danilo Bevilacqua 10 anni; Giuseppe Curioso 8 anni; Alfonso Raimondo 8 anni; Francesco Vivacqua 8 anni; Alberto Ruffolo 8 anni; Gianluca Barone 8 anni; Fabio Calabria 8 anni; Gianluca Arlia 8 anni; Luciano Impieri 7 anni; Adolfo Foggetti, collaboratore di giustizia, 6 anni; Leonardo Bevilacqua 5 anni; Cosimo Bevilacqua 5 anni; Giuseppe Esposito 5 anni; Mario Perri 5 anni; Andrea Greco 5 anni, Domenico Cafiero 5 anni; Simone Santoro 4 anni e sei mesi; Antonio Abbruzzese 2 anni e 8 mesi;Francesca Abbruzzese 2 anni e 8 mesi; Giuseppe Montemurro 2 anni e 6 mesi.
Gli imputati devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, reati in materia di armi, la violazione del domicilio al fine di appropriarsi di alloggi popolari e omicidio. 
Si tratta dell’omicidio di Luca Bruni, avvenuto il 3 gennaio del 2002. Con la morte del giovane boss del clan Bruni la consorteria passò da cosca Bruni-Zingari a Rango-Zingari. A far ritrovare il corpo di Luca Bruni, nel 2014, fu il collaboratore Adolfo Foggetti che indicò il luogo, a Castrolibero, nel quale Bruni era stato seppellito. Stesso posto in cui si era consumato il delitto. 
La parola passerà alle parti civili il prossimo 29 settembre. Le parti civili ammesse sono la Presidenza del Consiglio dei ministri, rappresentata dall’avvocatura dello Stato, Marco Vincenzo Moretti e Sandro Pezzi, rappresentati dall’avvocato Francesco Pizzuto, Gianluca Linardi con l’avvocato Antonio Boderone, la Provincia di Cosenza, rappresentata dall’avvocato Carmelo Bozzo, il Comune di Cosenza con l’avvocato Emilio Lirangi e l’imprenditore Sandro Manna rappresentato dall’avvocato Michele Gigliotti.
A partire dal 6 ottobre avranno inizio le arringhe del collegio difensivo, rappresentato fra gli altri dagli avvocati Antonio Sanvito, Giorgia Greco, Marcello Manna, Aurelio Sicilia, Aldo Cribari, Giampiero Calabrese, Andrea Sarro, Filippo Cinnante, Sabrina Mannarino, Francesca Santelli, Cesare Badolato, Giuseppe Bruno, Francesco Scrivano, Eugenio Bisceglia, Rossana Cribari, Maurizio Nucci, Carmelo Salerno.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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