CONDOFURI Quello che viene definito come “modello Rimini” imperversa ormai su gran parte delle coste calabresi. Troppo spesso, infatti, ogni metro di litorale viene sacrificato sull’altare della cementificazione a tutti i costi, ovviamente a scapito della difesa del suolo e dei suggestivi e rari paesaggi che molti angoli di Calabria potrebbero offrire a cittadini e visitatori. La corsa ad “attrezzare” le spiagge costruendo strutture che contrastano con l’ecosistema dei luoghi è insomma difficile da fermare, eppure c’è ancora qualcuno che decide di andare contro corrente per tentare di salvare i paesaggi che la natura ha donato ai calabresi.
Sta succedendo a Condofuri, Comune di circa 5mila abitanti situato nell’area grecanica reggina e affacciato sulla costa ionica, dove le richieste di un collettivo di cittadini (“Laboratorio territoriale”) impegnati a contrastare il “modello Rimini” pare abbiano trovato la condivisione dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Salvatore Mafrici. Una comunione d’intenti che potrebbe portare alla realizzazione di un progetto di riqualificazione costiera che troverà concretizzazione in un “Parco a mare”, con cui al no alla cementificazione si aggiungerebbe il ripristino dell’ecosistema dunale e il rispetto della biodiversità. Si tratta di scelte che dovrebbero essere suggellate nel corso di un incontro tra Comune, professionisti e cittadini che si terrà lunedì mattina, e che hanno già trovato la condivisione di personalità illustri come il famoso fisico teorico Carlo Rovelli, che di Condofuri è cittadino onorario.
IL LABORATORIO TERRITORIALE «L’Italia unita è un paese malato di autolesionismo, che ha ingaggiato una guerra senza quartiere contro la bellezza del proprio territorio ammirata in tutto il mondo, dilapidando una ricchezza formata da capolavori di interazione tra l’uomo e l’ambiente, depositati strato su strato generazione dopo generazione». Così cittadini e tecnici uniti nel “Laboratorio territoriale” spiegano le motivazioni che stanno alla base della scelta di condurre una battaglia civica contro la cementificazione delle coste. «E il pesce purtroppo puzza dalla testa: soprattutto negli ultimi decenni – si legge ancora in un documento del “Laboratorio” – lo Stato si è fatto sostenitore di interessi particolari, quelli del partito del cemento, a scapito degli interessi generali legati alla difesa del suolo, al risanamento idrogeologico, alla cura del paesaggio e dei segni della storia, alla salute dei cittadini. Si sono succeduti governi con denominazioni varie, alcuni di centrodestra, altri di centrosinistra e gli ultimi di centro-sinistra-destra, tutti però ammantati dallo stesso colore grigio cemento: la “Legge obiettivo” del governo Berlusconi (n.443/2001) e il più recente decreto “Sblocca Italia” del governo Renzi n.133/2014 esprimono la stessa filosofia e manifestano la stessa incoscienza». Il risultato, spiegano ancora gli attivisti di Condofuri, è che in Italia «si consumano 55 ettari al giorno, pari a circa 7 metri quadrati al secondo, con opere spesso capaci di incrementare a dismisura il già cospicuo debito pubblico, senza alcun riguardo per i più gravi problemi del Pianeta: la siccità e il riscaldamento globale». Soltanto alcune realtà locali hanno provato a contrastare questo «andazzo scriteriato affermando il principio che la terra non è risorsa infinita a disposizione di qualsiasi interesse economico immediato, ma bene limitato da preservare per le future generazioni, da coccolare per produrre cibo sano con tecniche agricole non energivore né inquinanti e per costruire il senso di appartenenza delle comunità in contesti meno sterili e amorfi di quelli attuali». Si tratta in effetti di «fiori nel deserto arido della mercificazione» come ad esempio le esperienze di Cassinetta di Lugagnano (Milano), di Grottammare (Ascoli Piceno), di Pollica (Salerno), dove il contrasto tra cementificatori e innovatori ha portato all’assassinio del sindaco Angelo Vassallo. Un elenco di esempi di buone pratiche a cui potrebbe aggiungersi anche Condofuri se, come sembra, le istituzioni accoglieranno la visione del territorio che punta a «ritrovare e valorizzare le sue qualità primarie (fertilità della terra, biodiversità, bellezza storica dei luoghi) puntando anche su una destagionalizzazione del turismo».
L’IMPEGNO DEL SINDACO: IMPATTO ZERO E PARTECIPAZIONE DAL BASSO Per il sindaco di Condofuri, Salvatore Mafrici, alla guida del Comune da più di 4 anni, il progetto di riqualificazione della costa rappresenta uno dei punti più importanti con cui si è presentato ai cittadini che lo hanno eletto. «Ci siamo ritrovati – spiega il primo cittadino al Corriere della Calabria – con un progetto già fatto per cui si stava già pagando un mutuo. Ma quel progetto non rispecchiava la nostra visione dal punto di vista ambientale». Le parole d’ordine che Mafrici snocciola sono infatti «zero impatto sul suolo, rispetto del sistema dunale e della biodiversità, no alla cementificazione selvaggia». Concetti che sono cari anche al “Laboratorio territoriale”, con cui infatti l’amministrazione sostiene di condividere «la sensibilità sui temi ambientali, sul paesaggio, e l’importanza della partecipazione dal basso». Così le linee guida elaborate dai tecnici chiamati in causa dal comitato di cittadini sono state condivise e fatte proprie anche dai progettisti del Comune. Lunedì, dunque, ci sarà l’incontro decisivo tra amministrazione e associazioni per arrivare alla definizione del progetto definitivo, che il sindaco vorrebbe approvare «prima della fine della consiliatura». Un’opportunità di condivisione tra istituzioni e cittadinanza che capita raramente, insomma, e che con una certa dose di buon senso potrà rendere Condofuri e il suo tratto di costa una realtà unica nel panorama calabrese.
s. pel.
x
x