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Sfruttamento della prostituzione, un fermo a Crotone

BOLOGNA I carabinieri d Bologna l’hanno battezzata ‘Operazione falsa speranza’ e ha permesso di sgominare un’associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e all’ingr…

Pubblicato il: 25/07/2017 – 9:19
Sfruttamento della prostituzione, un fermo a Crotone

BOLOGNA I carabinieri d Bologna l’hanno battezzata ‘Operazione falsa speranza’ e ha permesso di sgominare un’associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e all’ingresso illegale sul territorio nazionale che aveva base operativa a Bologna ed era composta da 11 nigeriani che avevano messo in piedi una tratta per sfruttare la prostituzione di giovani connazionali. Il nucleo operativo della compagnia Bologna Centro, questa notte, ha eseguito un fermo di indiziato di delitto nei confronti di tutti gli appartenenti all’agguerrito sodalizio criminale, interessando le Procure di Bologna, Modena, Bolzano e Crotone, come è emerso nel corso di una conferenza stampa appena conclusa. Il gruppo criminale, a cui vengono contestati numerosi reati ed interamente composto da nigeriani, aveva nel tempo creato un fiorente mercato di schiave nigeriane, minorenni e non, che venivano attirate in Italia attraverso la falsa speranza di un futuro migliore, salvo poi, attraverso ripetute violenze e minacce, trovarsi ad essere sfruttate per esercitare la prostituzione in varie città italiane ed estere. L’indagine è stata avviata nel luglio del 2016, a seguito della denuncia di una giovane donna nigeriana che, ingannata in patria da quella che è poi emerso essere la promotrice dell’organizzazione criminale investigata, e giunta in Italia con la promessa di trovare una vita migliore, al rifiuto di esercitare la prostituzione era stata violentata da alcuni uomini dell’organizzazione criminale. Le violenze subite avevano provocato alla giovane lesioni permanenti agli organi genitali, determinando l’asportazione di parte degli stessi, e la contrazione del virus dell’Hiv.
L’attività investigativa dei militari del nucleo operativo della compagnia Bologna Centro, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia presso la Procura della Repubblica di Bologna, ha portato all’individuazione di un’organizzazione criminale dedita ai trasferimenti clandestini delle giovani donne africane che, una volta giunte in Italia, venivano obbligate con violenza a prostituirsi per ricomprarsi la libertà. All’interno dell’associazione, al cui vertice c’era una donna, trentottenne e nigeriana, residente a Bologna, vi era una netta ripartizione dei ruoli tra chi doveva individuare in Nigeria delle potenziali vittime, chi doveva organizzare il viaggio in Italia via Libia, la fuga dai centri di accoglienza e, infine, il trasferimento a Bologna. C’erano poi membri della banda deputati all’attività contabile ed alle punizioni delle vittime in caso di resistenze a vendere il proprio corpo per ripagare il debito contratto. A supporto dell’organizzazione, una struttura presente nel continente africano per alimentare il flusso delle nuove schiave. Le illecite finalità procuravano ingenti guadagni all’associazione criminale, proventi che venivano reinvestiti nell’acquisto di nuove schiave ed in parte illecitamente reintrodotti nelle nazioni di origine. Le indagini hanno consentito anche di dimostrare che la donna a capo dell’associazione, oltre ad occuparsi di prostituzione, era una sorta di autorità parallela nella comunità nigeriana bolognese a cui rivolgersi per entrare clandestinamente in Italia. Degli attriti nella gestione delle illecite attività condotte, aveva portato il gruppo a dividersi in un’ulteriore cellula criminale dedita agli stessi traffici e gestita da un’altra nigeriana che si avvaleva, a seconda delle necessità, dell’associazione madre.
In sintesi, i carabinieri del nucleo operativo della compagnia Bologna Centro hanno scoperto un vero e proprio racket milionario della tratta di esseri umani destinati alla prostituzione, i cui proventi illeciti permettevano di alimentare il circolo vizioso della sottomissione e della violenza. L’importo del debito contratto, incrementato a dismisura rispetto a quanto realmente investito, era compreso tra i 40.000 e i 70.000 euro. L’estinzione dello stesso, garantito da ancestrali e temutissimi rituali di vuduismo, poteva richiedere anche parecchi anni, dipendendo dall’esercizio dell’attività di prostituzione per decine di ore al giorno, spesso condotta anche senza protezioni. Ad attendere le donne sfruttate, dopo ore da incubo a prostituirsi, vi erano alloggi disumani che condividevano nel cuore di Bologna. I fermi sono stati eseguiti nella misura di 8 a Bologna (4 custodie cautelari in carcere e 3 arresti domiciliari); uno a Modena (custodia cautelare in carcere), 1 a Crotone (custodia cautelare in carcere), uno a Bolzano (custodia cautelare in carcere disposta da parte del Gip di Bologna). Sono state tratte in salvo, per ora, sei vittime di tratta. I carabinieri hanno effettuato perquisizioni a Bologna, Modena, Crotone, Bolzano, Cesena e Torino e hanno sequestrato 15.000 euro, di denaro contante nigeriano ed inglese, nonché documentazione di interesse.

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