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«Principe e Gentile volevano abbattere Manna ma hanno fallito»

RENDE «È stato significativo vedere il popolo anti-Manna vestito a festa per il funerale che non c’è stato. Principiani e gentiliani, in un noto hotel cittadino, hanno suggellato un patto che ormai…

Pubblicato il: 01/08/2017 – 13:59
«Principe e Gentile volevano abbattere Manna ma hanno fallito»

RENDE «È stato significativo vedere il popolo anti-Manna vestito a festa per il funerale che non c’è stato. Principiani e gentiliani, in un noto hotel cittadino, hanno suggellato un patto che ormai dura da oltre un anno e tuttavia non sono riusciti a infliggere la famosa spallata finale. Quella auspicata anche da un sempre più solitario consigliere volenteroso solo di avere qualche incarico». La politica a Rende vive di suggestioni e frasi sibilline. La nota del Laboratorio civico Calabria, che sostiene il sindaco di Rende, ha – pur lasciando soltanto intendere chi sia il consigliere misterioso – se non altro il pregio di indicare un asse portante per il “complotto” contro il sindaco. E l’asse sarebbe quello tra Sandro Principe, sindaco della città per eccellenza, e Antonio Gentile, sottosegretario a cui fa riferimento il gruppo di Alternativa popolare che non fa più parte della maggioranza e ieri non ha votato l’assestamento di Bilancio. Com’è noto, Manna ha trovato l’appoggio di un pezzetto di centrosinistra targato Pd e si è salvato. Oggi, però, i suoi sostenitori suonano la carica: «Deve essere chiaro ora a tutti i cittadini che questi due gruppi hanno fatto di tutto per rallentare l’azione del sindaco ed è per questo motivo che il primo cittadino ha preso il rischio enorme di non avere i numeri in consiglio pur di andare avanti libero dalla brutta catena della malapolitica». È questa la versione del “partito del sindaco”: i suoi alleati, che pure hanno contribuito a portarlo sullo scranno più alto del Comune nel 2014, volevano rallentarlo. E vengono fagocitati dalla categoria della “malapolitica” assieme, evidentemente, allo schieramento che si rifà alle posizioni di Principe. Manna, dunque, aveva una necessità. Quella «di poter amministrare senza più questo inciucio studiato a tavolino che lo avrebbe accompagnato». 
Seguono altri complimenti «ai vecchi marpioni della politica», che aspettavano il crollo dell’amministrazione «nei bar della città». 
«La figura misera dei consiglieri comunali “principiani” che abbandonano l’aula – si legge nella nota del Laboratorio civico – o anche quella del gruppo “gentiliano” che si era detto disponibile per “senso istituzionale” a votare l’assestamento di bilancio (ricordiamo che il bilancio era stato votato dal gruppo gentiliano), e che invece non si è presentato in aula, sono una chiara cartolina di come, a tutta questa gente, della buona amministrazione poco importa. Ieri in consiglio comunale è emerso il gioco di squadra dei due gruppi: principiani e gentiliani a braccetto se prima hanno cercato di rallentare l’azione amministrativa, ora addirittura volevano far saltare il banco rispedendo Rende in mano a un commissario. È stato un tentativo maldestro di due gruppi politici che hanno leader forti, personalità politiche che in tutti questi anni non sono riusciti a far cambiare il volto alla Calabria. Insomma una classe dirigente molto scaltra, ma non di alta qualità».
Volano gli stracci. Ma anche i ringraziamenti per quelli che il M5s ha definito le “stampelle” di Manna. E cioè i consiglieri comunali Verre, Cuzzocrea e De Rango (Franchino, ndr) che avrebbero mostrato «grande senso di responsabilità e amore verso Rende. Il nostro augurio, naturalmente, è quello di poter sempre dialogare con i tre consiglieri. Solo e unicamente per il bene della città». Abbracci anche per il presidente del consiglio comunale Mario Rausa che, «coerentemente con quanto affermato da più mesi, ha presieduto con grande senso istituzionale i lavori del consiglio. Senza il freno della malapolitica si può andare più veloce. La città di Rende non merita di ritornare indietro». È sempre così quando finisce un amore (politico).

L’OPPOSIZIONE “UFFICIALE”: MANNA SPIEGHI AI CITTADINI Nella contesa entrano anche tre consiglieri “ufficiali” di opposizione. Sono Alessandro De Rango (Pd), Franco Beltrano (Insieme per Rende) e Carlo Scola (Rende riformista). «Delle due l’una – scivono –. O questa amministrazione non ha più una maggioranza, atteso che le pratiche di ieri sono state approvate con solo 10 voti rispetto ai 12 che rappresentano per regolamento la maggioranza, oppure esiste una “nuova” maggioranza condita dall’adesione di tre nuovi ingressi, ovvero da due ex candidati a sindaco in opposizione a Manna e un consigliere eletto nella coalizione di minoranza uscita dalle urna. Terzium non datur». La conseguenza politica, per i tre, sono le dimissioni del sindaco Manna, «perché non ha più una maggioranza politica e perché è stato ormai tradito il voto degli elettori, oppure presenti ufficialmente alla città la composizione della sua nuova maggioranza, nome per nome. Per la parte che ci riguarda restiamo coerenti con il mandato elettorale, con il deliberato dell’ultimo congresso cittadino del Pd e con l’ultima dichiarazione del Segretario Regionale Magorno, i cui contenuti sono cristallini. Alcune distorsioni e speculazioni delle ultime ore ci inducono a di ribadire la coerenza e le ragioni dei nostri comportamenti». De Rango, Beltrano e Scola spiegano: «Abbiamo lasciato i lavori del consiglio di ieri perché non riconosciamo la legittimità politica di questa nuova maggioranza e respingiamo al mittente le accuse di irresponsabilità o incoscienza, del tutto ultronee, sproporzionate e nervose anche da chi solo pochi minuti o giorni prima aveva aderito ai nostri stessi propositi. Non ci attardiamo oltre su accuse, veleni e bizzarri giudizi che non interessano la città ed i problemi dei cittadini». «Alla città – concludono – per ora basti sapere che quel patrimonio pubblico di oltre 200 milioni di euro lasciato in eredità dalle precedenti amministrazioni riformiste sarà tutelato in ogni modo possibile ma si preoccupino i cittadini della perdita di valore che i loro beni privati stanno subendo per la perdita di qualità, importanza e centralità a cui ci ha relegato questa esperienza amministrativa e politica, vecchia e “nuova”». 

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