«A San Procopio nessun “inchino” durante la processione»
SAN PROCOPIO A San Procopio la statua della processione non si inchinò al boss Nicola Alvaro. A tre anni e mezzo dai fatti, il gip del Tribunale di Reggio Calabria Domenico Santoro accoglie la richie…

SAN PROCOPIO A San Procopio la statua della processione non si inchinò al boss Nicola Alvaro. A tre anni e mezzo dai fatti, il gip del Tribunale di Reggio Calabria Domenico Santoro accoglie la richiesta di archiviazione avanzata dal pm della Dda Luca Miceli. E chiude un caso che aveva fatto molto rumore. Per le indagini quella statua non rese omaggio al capoclan e il sindaco di San Procopio, Eduardo Lamberti Castronuovo (che ai tempi era assessore provinciale alla Legalità), il vicesindaco Antonio Cutrì, il parroco Domenico Zurzolo e il maresciallo dei carabinieri Massimo Salsano non sono responsabili del reato per il quale si indagava: calunnia aggravata dalle modalità mafiose.
Le indagini della Squadra mobile della Polizia hanno ricostruito i fatti: il 10 luglio in quella casa il boss non c’era (arriverà solo il 17, ai domiciliari). Era presente sua moglie e da una telecamere si vede che la statua si ferma per 20 secondi e che la signora le si avvicina per renderle omaggio. Per il pm queste circostanze non permettono di smentire gli indagati, che hanno dichiarato di non aver prestato attenzione a quale fosse l’abitazione protagonista della breve fermata. Per loro non si trattava di un “inchino” ma di un semplice ossequio reso da una fedele al patrono. Per il gip (che dà ragione alla relazione di servizio del maresciallo) fu solo una fermata come tante preceduta da un’offerta votiva, non un omaggio particolare.