REGGIO CALABRIA Si sentiva sicuro Gioacchino Bonarrigo. Non si era neanche preoccupato di modificare il proprio aspetto fisico. Ma qualche chilo in più e un pizzetto non hanno tratto in inganno gli investigatori, che gli hanno stretto le manette ai polsi in un centralissimo quartiere di Amsterdam. È finita la latitanza del giovane e rampante boss di Cinquefrondi, in fuga dal luglio del 2011, quando è riuscito a evadere dagli arresti domiciliari e a far perdere le proprie tracce. Cresciuto all’ombra del clan Bellocco, a 33 anni Bonarrigo ha già “collezionato” una condanna per reati in materia di armi e ricettazione, di cui gli rimangono 2 anni e 19 giorni da scontare. Ma probabilmente non è questo che lo ha indotto a sparire. Sul suo capo pende un’ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, perché considerato uno dei principali terminali di un traffico di droga che ha permesso ai clan di importare tonnellate di cocaina e distribuirle in tutta Europa. Un’accusa pesante, che circa un anno fa ha indotto le autorità a spiccare contro di lui un mandato di cattura europeo. E da un anno il cerchio attorno a lui si è stretto.
I carabinieri sono riusciti a scovarne le tracce in diversi Paesi d’Europa. Grazie a ben cinque identità fittizie, Bonarrigo si muoveva con nonchalance e sicurezza da una città all’altra, da un Paese all’altro. Ma c’era una base a cui faceva sempre ritorno, e c’era una città che amici e familiari visitavano con fin troppa frequenza, Amsterdam. Ed è sulla città olandese che si sono concentrati gli sforzi dei militari, che hanno potuto contare anche sul supporto della polizia locale assicurato dallo Scip (Servizio per la cooperazione internazionale di polizia). Grazie a un attento monitoraggio e mirati controlli, il latitante è stato individuato, monitorato e persino controllato. È stato identificato il quartiere in cui abitava. Quindi è scattato il blitz.
Bloccato in strada, Bonarrigo ha prima tentato di negare la propria identità, trincerandosi dietro il documento falso che portava addosso quando è stato fermato dagli uomini della polizia olandese. Poi però si è accorto che insieme a loro c’erano i carabinieri e ha capito di non poter fare altro che arrendersi.
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