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Multopoli, indaga la Corte dei conti: «Danno di 130mila euro»

CATANZARO L’inchiesta Multopoli si sdoppia: la Corte dei conti, infatti, ipotizza un danno erariale superiore ai 130mila euro. Per questo motivo, i magistrati hanno inviato un avviso a dedurre a 51 p…

Pubblicato il: 21/09/2017 – 9:05
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Multopoli, indaga la Corte dei conti: «Danno di 130mila euro»

CATANZARO L’inchiesta Multopoli si sdoppia: la Corte dei conti, infatti, ipotizza un danno erariale superiore ai 130mila euro. Per questo motivo, i magistrati hanno inviato un avviso a dedurre a 51 persone, tra cui il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo e l’ex consigliere comunale Mimmo Tallini. L’indagine approdata al Tribunale del capoluogo, dunque, trova una sua appendice anche nella Procura contabile, che intende fare luce sul sistema che avrebbe portato ad annullare in modo ingiustificato migliaia di multe, facendo ricorso a ben collaudati stratagemmi.
Nel mirino ci sono soprattutto i vertici della polizia municipale, ritenuti i principali responsabili degli annullamenti a favore di “amici” o in seguito alla segnalazione di questo o quel politico. La figura principale del sistema sarebbe il tenente colonnello Salvatore Tarantino, all’epoca dei fatti responsabile del settore Viabilità. Secondo i magistrati contabili avrebbe potuto contare sulla collaborazione del comandante, il generale Giuseppe Antonio Salerno (che avrebbe provveduto agli annullamenti amministrativi) e del colonnello Amedeo Cardamone.
Tarantino, dopo le segnalazioni dei politici, «si adoperava contravvenendo al codice della strada e ai principi costituzionali del buon andamento e dell’imparzialità della pubblica amministrazione avendo congegnato un modello/sistema ben collaudato per favorire – con provvidenziali annullamenti di contravvenzioni già elevate – vari soggetti, tra i quali politici e conoscenti». Nel periodo posto sotto la lente d’ingrandimento della Procura, dal gennaio alll’ottobre 2013, sono state quasi 1.500 le multe annullate in autotutela. Un modus operandi che, secondo la Corte dei conti, ha prodotto un danno erariale «connotato dalla volontarietà e consapevolezza di violazioni di atti e cautele corrispondenti a doveri di ufficio». 

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