LAMEZIA TERME «Una proposta di legge per rimanere umani». Viene lanciato così, da Lamezia Terme, un ultimo accorato appello per la raccolta firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare sulle “per la promozione del regolare soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari”. Domenica 1 ottobre sarà l’ultimo giorno per poter firmare e questa è «l’accelerata finale» come l’ha definita don Giacomo Panizza, presidente della comunità Progetto Sud, che insieme al Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), sono diventati promotori della proposta che prende il nome di “Ero straniero, l’umanità che fa bene”.
Permesso di soggiorno temporaneo, l’inclusione attraverso il lavoro dei richiedenti asilo, diritti previdenziali e alla salute e partecipazione alla vita democratica. Ma anche l’abolizione del reato di clandestinità. Sono questi i perni essenziali su cui si basano queste nuove proposte normative, promosse lo scorso aprile da associazioni laiche e religiose, ma anche da parrocchie e alcune amministrazioni comunali, come Milano e Palermo. Punti che sono stati illustrati in una conferenza stampa organizzata in una delle sede della Progetto sud dal responsabile Area immigrazione del Cnca Calabria, Fabio Saliceti.
In poco meno di sei mesi sono state raccolte circa 43mila firme. Ne servono 50mila affinché la proposta di legge possa essere presentata e discussa in Parlamento. «I tempi sono oramai stretti ma possiamo farcela, perché quello che si siamo proposti è un obiettivo di civiltà – ha detto Marina Galati della Progetto Sud e vice presidente del Cnca nazionale -. Con questa legge vogliamo puntare su un’accoglienza diffusa e soprattutto puntare su persone che possono diventare una risorsa per il nostro Paese».
«La Calabria ha bisogno persone in età di lavoro, perché i nostri giovani vanno via e lasciamo dei posti vuoti», le parole di don Giacomo che hanno concluso la conferenza stampa, inserendo la questione in una cornice valoriale. «Ricordiamo le motivazione che spingevano anche gli italiani che emigravano negli altri paesi ma cercando di non pensare a questo come un fenomeno legato alla mafia – ha concluso don Giacomo -. Pensiamo piuttosto che ogni popolo può aiutare un altro popolo restando umani».
a. p.
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