LAMEZIA TERME «Mi hanno fatto pagare di essere donna, e questo non me lo sarei mai aspettato. E anche di voler governare per il cambiamento». Fernanda Gigliotti, ex sindaca di Nocera Terinese, ragiona (quasi) a freddo sul percorso che ha portato alla fine della sua esperienza amministrativa. Lo fa a qualche giorno dalla sfiducia firmata da otto consiglieri su dodici e dice che, tornando indietro, non avrebbe dubbi: «Non rifarei l’accordo con il gruppo guidato dal mio ex vicesindaco Rino Rocca. Avrei dovuto fidarmi del mio istinto allora, ho sbagliato ad accettare quell’invito». Tra il rovescio amministrativo di oggi e il patto di 19 mesi fa sono successe molte cose. «E il cambiamento che abbiamo portato ha dato fastidio a molti – spiega Gigliotti –. In un piccolo Comune come Nocera ci si può scontrare con la burocrazia anche per la sostituzione di un software che renda la cosa pubblica più trasparente. O per la semplice nomina di un responsabile dell’ufficio amministrativo: quando ne ho scelto uno in autonomia ho dovuto registrare l’ammutinamento da parte del capo dell’ufficio tecnico, proprio a ridosso della stagione estiva, tra l’altro. Un vero e proprio sabotaggio». Quella nomina ha rappresentato un punto di svolta nella storia della consiliatura che si è appena conclusa: «Da giugno in poi gestire il Comune è stato impossibile». Ma non è l’unica curva pericolosa che la giunta Gigliotti si è trovata a percorrere. La prima, l’abbattimento dell’ecomostro che era diventato il simbolo del litorale, è arrivata quasi subito: «Ho dovuto giocare d’anticipo: sapevo che se avessi esitato anche per un solo giorno non saremmo riusciti a ottenere nulla. Quando è andato giù il clima era surreale, perché nessuno credeva che sarebbe successo». E invece è successo. E dopo? «Dopo è capitato di tutto. In poco tempo c’è stato uno sversamento di gasolio nei serbatoi dell’acquedotto comunale». Resistere, spiega l’ex sindaca, è stato difficile. Ma quello che più è pesato è l’atteggiamento riservato a una donna: «Pensi che, quando la crisi politica si è fatta più acuta, alcuni membri della mia maggioranza sono andati a parlare con mio marito anziché consultare me. Anche questo fa capire come ci si rapporta con le donne in politica. Purtroppo un certo atteggiamento maschilista trovava validi appoggi anche nella mia giunta: per l’assessore Mastroianni la parola del suo “capo”, cioè il vicesindaco, era un dogma». Niente dogmi, invece, nel futuro di Gigliotti: «Non so se mi ricandiderò. Di certo ci sarò, non voglio che quello che abbiamo realizzato in diciannove mesi non vada perso».
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