C’è chi ne fa una questione di storia, chi di progetti. C’è chi guarda al passato (proprio e dei propri avversari) e chi vorrebbe mettere il Mezzogiorno in testa alle priorità del governo che verrà. Quel governo in cui nessuno dei candidati che hanno partecipato a Lo Sfascio-speciale elezioni vede di buon grado – a differenza dei colleghi che si sono sfidati nelle settimane precedenti – eventuali alleanze. Sono i problemi del collegio di Cosenza i protagonisti dello scontro (amichevole) del martedì sera su L’altroCorriere Tv (canale 211 del digitale terrestre). Li affrontano (l’ordine è alfabetico) Franco Corbelli (Liberi e Uguali), Giacomo Mancini (centrosinistra), Nicola Morra (M5s) e Paolo Naccarato (centrodestra).
I LIMITI DEGLI AVVERSARI «A conoscerli, gli avversari…», esordisce Giacomo Mancini quando il conduttore della trasmissione Pietro Bellantoni gli chiede quali siano i limiti dei suoi competitor. Il candidato del centrosinistra si riferisce soprattutto a Paolo Naccarato («gli do il benvenuto nella nostra città») e poi spiega che, a differenza degli altri, lui a Cosenza vive da sempre: «È il posto in cui abito e lavoro, quello in cui mio nonno Giacomo Mancini ha lasciato opere importanti, sia da sindaco che da ministro. E il collegio comprende anche la Valle del Savuto, è un territorio che conosco palmo a palmo». Naccarato riceve di buon grado il benvenuto di Mancini, ma puntualizza: «A Cosenza sono soltanto tornato. È qui che mi sono formato, nel liceo classico Bernardino Telesio». Ed è qui che si è cimentato nelle prime elezioni della sua vita: «Sono stato eletto nel consiglio d’istituto nelle prime elezioni degli organi collegiali». Riguardo a chi sia il vero avversario non ha dubbi: «È il Movimento Cinquestelle. Non è coerente né credibile. E poi qui non c’è la candidata che sfideremo nel collegio (Anna Laura Orrico, ndr) ma il senatore Morra, che corre nel proporzionale». La risposta di Morra è in linea con l’attitudine dei Cinquestelle: «Per noi non contano i singoli ma il programma. Che ci sia io qui o qualcun altro non fa differenza». A proposito di impegno, Corbelli non invita non tanto a valutare le carenze degli sfidanti ma il peso «di 35 anni di battaglie con il movimento “Diritti civili”. Invito gli elettori a guardare alla storia di ciascuno di noi. E quella di “Diritti civili” è straordinaria. Lascio il giudizio agli elettori».
VECCHIE E NUOVE EMERGENZE I candidati ragionano, poi, sulle emergenze del territorio. Morra non si limita agli aspetti specifici del Cosentino: «Innanzitutto bisogna prendere di petto la malapianta: una burocrazia che ferma, devia, filtra. E farlo davvero, perché è una litania che sento da tempo senza che seguano interventi concreti. Anche perché i burocrati che non raggiungono gli obiettivi continuano a ottenere i loro “premi”. E poi serve investire in istruzione: senza cultura e senza una vera consapevolezza la nostra regione sarà ancora carne da macello per interessi altrui. Mi chiedo, in termini di sviluppo, che fine stia facendo il porto di Gioia Tauro che un tempo valeva la metà del Pil privato calabrese e ora sta morendo». Per Naccarato vanno cambiate «le relazioni con l’Europa. Servono ragionamenti da sviluppare in sinergia con altre aree dell’Unione. Ma non serve gettare benzina sui problemi in maniera impropria». Quello del deputato uscente è un appello alla moderazione. Riguardo ai problemi della provincia, invece, il candidato di centrodestra ritiene imprescindibile uno sforzo «che permetta alle piccole e medie imprese di trovare possibilità di sviluppo». Per Corbelli la necessità più stringente è quella di «trovare un lavoro stabile all’esercito dei precari calabresi. Cosa si aspetta a stabilizzarli?», chiede il candidato di LeU. «La sanità, poi, è allo sfascio: gli ospedali chiudono e la gente continua a morire mentre vanno avanti le liti tra il commissario Scura e il governatore. È anche per i problemi in cui si trova la sanità calabrese che non si può dare fiducia né al centrosinistra né al centrodestra».
Giacomo Mancini ricorda quanto abbiano fatto le politiche del governo di centrosinistra su tanti temi («soprattutto sui diritti civili») e individua come esigenza fondamentale quella di «creare nuova occupazione e dare nuove opportunità ai ragazzi e le ragazze di talento che vogliono rimanere in Calabria; dobbiamo dare loro una speranza per il futuro».
OCCHIUTO E OLIVERIO «Mario Occhiuto è un esempio per i sindaci calabresi, lo dicono i fatti e un successo dell’amministrazione ammesso anche dalle altre forze politiche». Le opinioni dei candidati sugli operati del sindaco di Cosenza e del governatore Oliverio hanno, comprensibilmente, diviso il parterre. Naccarato promuove il primo cittadino, non il presidente della giunta regionale: «La sua è un’esperienza che segna il passo, anche perché era iniziata con grandi attese e aspettative, si avverte soprattutto un di più di burocrazia che rallenta il processo politico». Corbelli, invece, boccia i lustrini di Occhiuto: «Non posso dare un giudizio positivo, perché guardo alla città del disagio sociale e ai giovani senza lavoro. Cosenza vede situazioni di estrema povertà, non è soltanto la città delle luminarie. Con la giunta Oliverio, invece, ho collaborato soprattutto per realizzare il cimitero dei migranti – e ho devoluto la mia indennità a iniziative sociali per i diritti umani – ma devo dire che sulla sanità il presidente ha sbagliato ad accapigliarsi con Scura». Corbelli, insomma, non nega che ci siano problemi: «E infatti alle politiche siamo su versanti opposti». Neanche Mancini nega che l’azione dell’esecutivo regionale «in alcuni ambiti segna il passo, mentre in altri va avanti». Ma confida che «la determinazione di Oliverio porti al conseguimento di risultati positivi». Riguardo a Occhiuto, «ammetto che c’è un apprezzamento nei suoi confronti. Mi fa piacere che stia completando una serie di iniziative ideate da mio nonno, come il ponte di Calatrava. Certo, sarebbe meglio se a Cosenza ci fosse anche l’acqua nelle case». Chiude Nicola Morra: «Siamo da sempre in dissenso rispetto a Occhiuto e la sua città dell’apparenza, fatta anche dell’inaugurazione sfarzosa di un’opera come il ponte di Calatrava che, poi, di fatto è in parte chiusa per lavori. Forse la cerimonia serviva solo per le elezioni. Ma resta una città che regredisce: basti pensare che alla fine degli anni 80 aveva 100mila abitanti e ora ne ha poco più di 65mila. E non dimenticherei neppure l’inchiesta della magistratura sugli appalti spezzatino: un’amministrazione comunale dovrebbe quantomeno controllare che tutto avvenga nel rispetto della legge». Sulla Regione il senatore del M5s è lapidario: «Segna una pesante desertificazione produttiva, sociale e demografica».
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