Una mattina di ordinario degrado al Pronto soccorso di Lamezia
LAMEZIA TERME È giovanissimo, 11 anni al massimo, indossa un giubbotto blu, è pallido, spaurito, il viso rigato dal sale delle lacrime che ha versato e che si sono rapprese lungo le guance. Non riesc…

LAMEZIA TERME È giovanissimo, 11 anni al massimo, indossa un giubbotto blu, è pallido, spaurito, il viso rigato dal sale delle lacrime che ha versato e che si sono rapprese lungo le guance. Non riesce a trovare una posizione comoda per alleviare il malore che lo affligge. Così non gli resta che sdraiarsi sulle sedie della sala d’attesa del Pronto soccorso e appoggiare la testa tra le braccia di sua madre. Lamezia, interno giorno di un mercoledì mattina di gennaio. Le sedie blu imbottite della sala d’attesa sono lerce. In pochi anni hanno assorbito gli umori dei sofferenti che sono passati dal Pronto soccorso del “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme. E di notte, spesso, accolgono i senzatetto che cercano un riparo contro il freddo. Sì le sedie sono lerce, più volte è stato segnalato, l’Asp ha promesso di provvedere. Ma non è questo, certo, il più urgente dei problemi per il reparto d’emergenza dell’ospedale.

C’è uno sportello accoglienza. Una donna sulla quarantina arriva piegata da dolori addominali. Aspetta il proprio turno, le mani sull’addome, poi parla con l’unica infermiera che sta dietro al vetro. Pochi secondi per spiegare i sintomi e torna a sedersi sulle sedie lerce della sala d’attesa aspettando il suo turno col viso contratto in una smorfia di dolore. Nessuno l’ha visitata. Solo parole. Nessuno può farla distendere su una barella per alleviare il peso di quell’attesa. Non esiste un vero triage al Pronto soccorso di Lamezia Terme. Solo una grande sala d’attesa inaugurata in pompa magna il 22 gennaio 2013 dall’ex direttore generale, Gerardo Mancuso, accompagnato dall’ex governatore Giuseppe Scopelliti e dall’ex presidente del consiglio regionale Franco Talarico. Passano gli anni, cambiano i direttori generali, cambiano i commissari regionali alla Sanità, i governatori alla guida Regione, ma la musica non cambia. C’è un reparto di Osservazione breve intensiva, vivaddio, ma non basta. La zona operativa del Pronto soccorso è piccola, le stanze per visitare i pazienti sono anguste, strette. Nel corso degli audit per migliorare i protocolli operativi è stato più volte chiesto ai dirigenti dell’Asp, e al dg attuale Giuseppe Perri, di prendere spazio da quella grande sala d’attesa promiscua nella quale convivono come in un limbo i più disparati malori, a favore del reparto per poter avere sale visita più grandi e sistemare i pazienti in attesa su barelle, con una infermiera che li monitori mentre aspettano il proprio turno, per poter garantire privacy e sollievo al bambino col volto rigato dalle lacrime o alla donna coi dolori addominali. Niente da fare. Le barelle sono in tutto 10 ma a causa del taglio dei posti letto spesso si perdono per giorni nei vari reparti. Scarse anche le carrozzine. L’Asp, ci dicono, è insolvente nei confronti dei fornitori che, di conseguenza, mandano pochi mezzi. Così capita che ci si ritrovi senza le farfalline per i prelievi, tanto per fare un esempio. I tempi sono lunghi. C’è una paziente che attende dalle 7 del mattino per fare una radiografia. Sono le 11. La ricerca di posti letto per i pazienti rallenta il lavoro: le giornate trascorrono appese a un telefono a chiedere quale ospedale possa prendere in carico un malato. Se arriva un paziente incosciente, portato in macchina, bisognerà estrarlo dall’abitacolo a forza di braccia. Avere i cosiddetti binari per estrarre i malati sarebbe un lusso e comunque i lametini devono ringraziare se oggi, a differenza di ieri, hanno un accesso riparato e coperto per chi arriva con i mezzi. L’ospedale di Lamezia Terme si sta sgretolando sotto gli occhi di 80mila abitanti inerti e di un circondario che non sa più a quale Pronto soccorso rivolgersi, mentre quello del Pugliese-Ciaccio di Catanzaro è al collasso. Il Centro trasfusionale è ormai ridotto a struttura semplice, la banca del sangue da un anno e mezzo è a Catanzaro. Come se non bastasse i filtri medici sul territorio, le Uccp (unità complesse di cure primarie), non hanno prodotto la riduzione dei codici bianchi e verdi al Pronto soccorso, come si prospettava, e si sono trasformate in un costo inutile per l’Azienda sanitaria. Il comitato “Coordinamento sanità 19 marzo” ha organizzato per il 22 febbraio, a partire dalle 9 del mattino, un sit-in in difesa della sanità del Lametino, contro lo smantellamento dell’ospedale. Nel frattempo nella sala d’attesa del Pronto soccorso di Lamezia Terme, nel caos avvilente di una giornata dopotutto – ci dicono – più tranquilla di tante altre, qualcuno commenta: «Queste situazioni sono frutto della cattiveria umana».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it