«Capisco l’imbarazzo dell’avvocato D’Ippolito, candidato ripescato del Movimento Cinquestelle (che lo aveva relegato in panchina non ritenendolo evidentemente idoneo al ruolo), a dovere ammettere di essere stato per dieci anni avvocato del Monte dei Paschi di Siena e quindi facente parte del sistema bancario che ha vessato tanti risparmiatori italiani». Così il consigliere regionale Mimmo Tallini replica a Giuseppe D’Ippolito (entrambi sono candidati alla Camera nel collegio uninominale di Catanzaro-Lamezia, il primo per Forza Italia e il secondo per l’M5S).
«Era stato molto abile l’avvocato D’Ippolito – prosegue Tallini – a cancellare dal suo curriculum questo suo imbarazzante passato professionale, certamente non in linea con il suo movimento politico. A differenza del suo capo, l’ex comico Beppe Grillo, D’Ippolito non ha il senso dell’humor e addirittura si offende se qualcuno sul web ha fatto dell’ironia innocente sui suoi trascorsi nella banca senese. Faccia semmai un po’ di mea culpa, visto che non esita a spargere odio e veleno contro gli avversari, inventandosi di sana pianta accuse campate in aria o utilizzando vecchie storielle che non incantano più nessuno. E smetta i panni di paladino di Lamezia Terme! Se i lametini lo avessero percepito come tale – conclude Tallini – non lo avrebbero umiliato nelle ultime elezioni comunali dove non è nemmeno riuscito ad entrare in Consiglio come sindaco sconfitto. Mi quereli pure. Di querele per diffamazione lui se ne intende, se è vero che egli risulta già sotto processo per tale reato. E ora dovrà rispondere anche della diffamazione rivolta al sindaco Abramo, al quale ha pubblicamente attribuito frasi totalmente false. Altro che analisi politiche».
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