MILANO Una trentina di condanne per oltre 200 anni di carcere, tra cui i 20 anni e 11 mesi di reclusione inflitti a Biagio Crisafulli, storico boss del narcotraffico in Lombardia, detenuto da 20 anni per una serie di condanne per associazione per delinquere, ma anche per quattro omicidi. Si è chiuso così il maxi processo milanese, scaturito da un’inchiesta del pm Marcello Musso, su un presunto traffico di stupefacenti con legami con la ‘ndrangheta gestito da clan radicati nel quartiere milanese, popolare e difficile, di Quarto Oggiaro.
Per il pm, visibilmente soddisfatto al termine della lettura del lungo verdetto, è stata riconosciuta con la sentenza l’ipotesi d’accusa principale, ossia che Crisafulli avrebbe continuato a “comandare” e a gestire i traffici illeciti dal carcere.
Sono stati condannati, tra gli altri, anche Antonino Paviglianiti a 8 anni e 3 mesi e Ruggero Dicuonzo a 16 anni e 10 mesi. I quaranta imputati (una decina le assoluzioni), tra cui Crisafulli, 63 anni, nato in Sicilia e detto “Dentino” (per lui il pm aveva chiesto 30 anni), erano rimasti coinvolti negli anni scorsi in varie tranche di una maxi inchiesta, chiamata Pavone, che vedeva al centro i clan Muscatello e Crisafulli, un presunto traffico di cocaina gestito con legami con storiche famiglie della ‘ndrangheta e l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico, anche con l’aggravante mafiosa. Nel giugno 2015, con rito abbreviato, erano già arrivate oltre 30 condanne a pene fino a 20 anni.
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