Imprese dei clan, Scimone resta in carcere
REGGIO CALABRIA Regge l’impianto accusatorio dell’operazione “Martingala”, scaturita dall’inchiesta che ha svelato il gigantesco sistema di riciclaggio internazionale messo in piedi dalla ‘ndrangheta…

REGGIO CALABRIA Regge l’impianto accusatorio dell’operazione “Martingala”, scaturita dall’inchiesta che ha svelato il gigantesco sistema di riciclaggio internazionale messo in piedi dalla ‘ndrangheta grazie ad una serie di società cartiere sparpagliate all’estero. Sebbene i diversi gip chiamati a valutare le accuse nei confronti dei 27 indagati non abbiano convalidato il provvedimento di fermo, per quasi tutti sono state emesse ordinanze di custodia in carcere o ai domiciliari.
SCIMONE RESTA IN CARCERE Per ordine del gip di Monza, rimane in cella Antonio Scimone, ritenuto il principale regista del sistema di cartiere che hanno permesso alla ‘ndrangheta di riciclare milioni, come di appropriarsi di denaro pubblico. Come lui, ha deciso invece il gip di Locri, rimane in carcere uno dei suoi principali referenti, Giuseppe Nirta, espressione dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta, considerato il referente criminale del sistema di riciclaggio. Per Bruno Nirta e Antonio Nicita, per i magistrati parte del medesimo sistema, il giudice ha disposto i domiciliari, mentre sono stati scarcerati Roberto Simone Argirò, Francescattilio Scimone, fratello minore di Antonio Scimone. Esce dal carcere per volontà del gip di Monza anche la moglie di Scimone, Saveria Mollica. L’altro gip di Locri, Mario La Rosa ha invece confermato il carcere per Giuseppe Pulitanò (cl. ’88) e Ferdinando Rondo (cl. ’74), mentre ha disposto i domiciliari per Pasquale Barillà e Antonio Lizzi.
AI DOMICILIARI L’IMPRENDITORE P:C. Va invece ai domiciliari l’imprenditore P.C., per il quale – ci tengono a far sapere i legali – è stata emessa ordinanza di custodia cautelare per i reati di autoriciclaggio e reimpiego di capitali, ma non per le accuse di associazione per delinquere aggravata dall’aver agevolato la ‘ndrangheta. Vanno ai domiciliari, per decisione del giudice Domenico Santoro anche Pierfrancesco Arconte, Carmelo Caridi (cl. ’73), Giuseppe Pulitanò (cl. ’74), Teresa Chirico, Pietrangelo Crocè e Domenico Mordà. Per Domenico D’Agostino (cl. ’85), il gip ha deciso per la misura dell’obbligo di dimora. È stata invece disposta l’interdizione ad esercitare la professione bancaria per 12 mesi per Tindaro Giulio Barbitta. Una misura sufficiente – a detta del giudice – perché Barbitta «poneva in essere le condotte contestate, seppur di significativa rilevanza, esclusivamente nell’ambito dell’attività professionale bancaria svolta dallo stesso», dunque l’interdizione alla professione basterebbe per ottenere «un concreto effetto dissuasivo e, quindi, una rilevante diminuzione della possibilità di recidiva». A Palmi, il gip Massimo Minniti non ha convalidato il fermo ed ha emesso un’ordinanza di arresti domiciliari per Giorgio Morabito, difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Gianni Piccolo.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it