Condannato a Reggio per calunnia, candidato da Casapound
REGGIO CALABRIA Da consulente è stato condannato a 2 anni e 4 mesi per calunnia aggravata per aver tentato di “salvare” un cliente in seguito condannato per mafia, accusando un maresciallo del Ros di…


REGGIO CALABRIA Da consulente è stato condannato a 2 anni e 4 mesi per calunnia aggravata per aver tentato di “salvare” un cliente in seguito condannato per mafia, accusando un maresciallo del Ros di aver falsificato dei tabulati. Da candidato di Casapound a Messina invoca invece «uno Stato presente sul territorio che si faccia carico delle problematiche che derivano dall’ingresso in Italia di nuove mafie straniere in combutta con le organizzazioni criminali Italiane».
Il problema “‘ndrangheta” sembra oggi aver peso diverso per Daniele Schinardi, che oggi chiede legge e ordine, ma non più tardi di qualche anno fa è stato condannato per aver usato una fantasiosa perizia per accusare il maresciallo capo Antonio Nucera di aver tentato di incastrare il suo cliente. Si trattava di Domenico Demetrio Praticò, condannato a 15 anni e 8 mesi di carcere come elemento di spicco del clan Ficara, pienamente coinvolto nella “tragedia” organizzata il 21 gennaio del 2010, quando una Fiat Marea carica di armi ed esplosivi inutilizzabili viene rinvenuta sulla strada che avrebbe dovuto percorrere l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Consulente della difesa, all’epoca Schinardi, pur di difendere il proprio cliente, ha sostenuto che il militare avesse «manipolato il cd rom contente i tabulati telefonici in uso a Praticò Demetrio, in tal modo attestando il falso in un atto destinato a provare la verità e introducendo nel processo prove false a carico di Praticò (…) e di aver occultato i file relativi a tabulati telefonici acquisiti».
Accuse pesantissime e totalmente infondate, che il candidato di Casapound ha sostenuto sia in una dettagliata perizia, sia durante la sua testimonianza a dibattimento, durante la quale aveva tentato di smontare le accuse contro Pratticò attraverso un procedimento empirico di sua elaborazione, fatto di «esame dei dati e rilevazione delle frequenze sul terreno». Una procedura priva di qualsiasi scientificità, aveva ammesso solo al termine di un serratissimo controesame, ma che non gli ha risparmiato né processo, né condanna.
Per il pm Sara Amerio che ha sostenuto l’accusa, il consulente sia nel depositare la perizia, sia durante la sua deposizione in aula, «entrambe tese alla realizzazione di un medesimo disegno cioè screditare l’operato della polizia giudiziaria», avrebbe accusato «il maresciallo capo Antonio Nucera pur sapendolo innocente con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare la cosca Ficara-Latella». Un reato che al netto dell’aggravante mafiosa, non riconosciuta dal tribunale, i giudici hanno condannato duramente, ma che evidentemente non è stato d’ostacolo alla candidatura di Schinardi con i fascisti del terzo millennio.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it