Dal modello Reggio-Salvini al ticket Occhiuto-Abramo
LAMEZIA TERME A sfidare il centrosinistra alle prossime Regionali potrebbe essere un ticket (targato Forza Italia) sull’asse Cosenza-Catanzaro. Roberto Occhiuto, deputato cosentino che punta alla ric…


LAMEZIA TERME A sfidare il centrosinistra alle prossime Regionali potrebbe essere un ticket (targato Forza Italia) sull’asse Cosenza-Catanzaro. Roberto Occhiuto, deputato cosentino che punta alla riconferma, non lo ha dichiarato esplicitamente anche perché il protagonista, l’aspirante governatore, potrebbe essere suo fratello Mario. Ma è chiaro, ascoltando le parole che il forzista ha calibrato con cura durante la puntata de Lo Sfascio-Speciale elezioni andata in onda martedì sera, che il centrodestra ha intenzione di mettere in campo i suoi sindaci più in vista (Mario Occhiuto e Sergio Abramo) per riconquistare la Cittadella nel dopo-Oliverio.
Il giudizio sulla giunta regionale di centrosinistra è stato d’altronde uno degli argomenti caldi per gli ospiti della trasmissione condotta da Pietro Bellantoni, che ha visto la partecipazione dei candidati alla Camera Francesco Campolongo (Potere al popolo), Domenico Furgiuele (Lega), Dalila Nesci (M5S), Nico Stumpo (Leu) e, appunto, Roberto Occhiuto. Il giudizio negativo sull’operato di Oliverio è quasi unanime: il governatore è «inqualificabile» per Nesci, «fallimentare» per Campolongo, addirittura «il peggior presidente della storia del regionalismo calabrese» per Occhiuto. Sulla stessa linea, ovviamente, anche il salviniano Furgiuele: «Dopo la cura del Pd la Calabria è sempre più isolata, e se abbiamo il 65% di disoccupazione giovanile la colpa non è certo della Lega». Ma se nel resto d’Italia Pd e LeU se le danno di santa ragione, in Calabria i rapporti non sembrano essere così bellicosi. L’unico degli ospiti a non voler dare un giudizio sulla giunta regionale è infatti Stumpo, che però ha chiarito che «finora non si è mai parlato» di un passaggio del governatore con i bersaniani. Sul punto si inserisce Campolongo che, rivendicando la differenza a sinistra tra LeU e Potere al popolo, ha lanciato una stoccata a chi «ha ancora un anno di legislatura per trattare con Oliverio».
Poi c’è il nodo sanità: Stumpo boccia la «cattiva gestione commissariale, preceduta da una cattiva gestione politica» e invoca «un riequilibrio» tra le Regioni; Furgiuele non vedrebbe certo di buon occhio la nomina di Oliverio a commissario («non gli affiderei nemmeno la gestione di un condominio»; Nesci punta il dito su «business e speculazioni» che gravitano attorno al settore; Campolongo propone di «ripubblicizzare la sanità togliendola dalle mani dei privati»; Occhiuto rivendica l’approccio «non manicheo» al problema.
Infine le larghe intese post-voto, che a parole non vuole nessuno: Potere al popolo «non farà mai alleanze con chi in questi anni ha smontato la Costituzione grazie a maggioranze trasversali»; Occhiuto rimarca che «quella di centrodestra è l’unica coalizione che può avere una maggioranza in Parlamento» ricordando che «lo stesso Berlusconi ha escluso le larghe intese»; per Stumpo la prima prova di alleanza Pd-Fi «c’è già stata con l’approvazione di questa legge elettorale», e d’altronde «il Pd ha candidato gente del centrodestra come Mancini, D’Ascola, Casini e Lorenzin». Furgiuele invece crede davvero che Salvini possa diventare premier perché «anche in Calabria per lui è stata una campagna elettorale entusiasmante», ma Campolongo gli ricorda che a queste latitudini «dietro il leader del Carroccio ci sono gli uomini del modello Reggio, che abbiamo visto dove ci ha portato».