«Alla Calabria serve un governo di patrioti» – VIDEO
LAMEZIA TERME Uno dei punti nel programma di Fratelli d’Italia diventa più consistente proprio nel viaggio aereo che porta Giorgia Meloni in Calabria per una visita-lampo. Lo spunto è l’incontro con…


LAMEZIA TERME Uno dei punti nel programma di Fratelli d’Italia diventa più consistente proprio nel viaggio aereo che porta Giorgia Meloni in Calabria per una visita-lampo. Lo spunto è l’incontro con Delia Maria, studentessa di medicina: «Mi ha avvicinato per dirmi che stava tornando in Calabria per votarmi». Tornando da dove? «Da Tirana, in Albania». Sarà pure una microstoria intercettata nel penultimo giorno di campagna elettorale. Ma fa dire a Giorgia Meloni che, «una volta al governo, elimineremo i test di ingresso per il numero chiuso. Riporteremo a casa Delia Maria e gli altri costretti a scappare dalla propria terra». La terra, nello specifico, è il Sud. E, pur con richiami costanti alla nazione («siamo un movimento di patrioti»), Meloni punta a fissare una, neppure troppo sottile, differenza di attitudine verso il Mezzogiorno tutta interna al centrodestra. Lo fa utilizzando due cartelli. Il primo riporta la spesa per infrastrutture speciali nel 2016: «Il 69% è andato al Centro-Nord, il 31% al Sud». Il secondo è una proiezione di quello «che sarà il Piano del 2020 con Fratelli d’Italia al governo» e riporta una divisione equa: 50% per ciascuna area del Paese. Segue una stilettata all’alleato Roberto Maroni, governatore leghista (non di stretta osservanza salviniana) della Lombardia: «Oggi firma per l’autonomia della sua regione e del Veneto. È vero che il Nord ha performance migliori, ma ha avuto più risorse del Sud».
È nel Mezzogiorno che Fratelli d’Italia cerca di fare la differenza. E Meloni ci crede: «Ci sottovalutano, ma dopo il 5 marzo non lo faranno più». Applausi dei militanti, che concedono il bis quando la leader presenta i candidati calabresi (ci sono Fausto Orsomarso, Wanda Ferro ed Ernesto Rapani ma guadagna una citazione anche la «colonna storica della destra calabrese» Michele Traversa). «Non abbiamo partecipato al gioco delle figurine Panini. Altri hanno candidato attori, modelle, giornalisti; noi abbiamo scelto candidati che fanno da anni politica sul territorio». Si parte con una certezza: «La Calabria, con un governo di patrioti, può invertire la tendenza e recuperare lo scarto che esiste tra la propria condizione e le proprie potenzialità». Giorgia Meloni prova a incastrare le ricette per il territorio nel programma di governo. Spese «anche in deficit per le infrastrutture e solo per le infrastrutture». E poi «lavoro, lavoro, lavoro: incentivi per le assunzioni, sgravi per le aziende del Nord che aprono al Sud, se assumono gente del Sud. Dobbiamo difendere il lavoro italiano. La “tassa piatta”, perché dire flat tax non mi piace, sarà concessa solo alle ditte che non delocalizzano. Se te ne vai, mi restituisci gli incentivi».
Fratelli d’Italia vuole «puntare sulle specificità di questa terra: il turismo, i beni culturali, il made in Sud che è più forte del made in Italy». La recente visita in Ungheria, con stretta di mano al premier di (ultra)destra Viktor Orban dà la stura a un altro passaggio chiave nel progetto di Fdi: «Pensiamo a mettere in campo politiche per la famiglia simili a quelle che ci sono in Ungheria, dove si investe il 5% del Pil per evitare in sostegni alla genitorialità. Si può fare anche in Italia. Basterebbe tagliare della metà i soldi utilizzati per l’accoglienza: si risparmierebbero 3 miliardi di euro, due andrebbero alle famiglie, uno per l’aumento delle pensioni d’invalidità».
È uno degli slogan di questa campagna elettorale («brutta per colpa di una brutta legge elettorale») che non finisce domani. Perché «la metà degli italiani decide cosa votare mentre va al seggio (“seguiteli!”, esortano dalla platea) e dunque ogni voto va difeso». Anche perché il 5 marzo ci sono soltanto due alternative: «Se non vince il centrodestra è il caos e il caos rischia di portare a un nuovo inciucio. E l’unico partito che non lo vuole è Fratelli d’Italia». A proposito di sottili linee di demarcazione (anche) all’interno del centrodestra. (ppp)