Cosenza, la sentenza sui debiti di Occhiuto agita la politica
COSENZA La sentenza del Tribunale sui debiti del sindaco Mario Occhiuto e la campagna elettorale. È tutto qui il doppio fronte della vita politica cosentina. Così, mentre la storia finisce sulle colo…


COSENZA La sentenza del Tribunale sui debiti del sindaco Mario Occhiuto e la campagna elettorale. È tutto qui il doppio fronte della vita politica cosentina. Così, mentre la storia finisce sulle colonne del Corriere della Sera, alcuni militanti di Potere al Popolo sfilano a piazza dei Bruzi ribadendo in modo netto come i cittadini di Cosenza non debbano «farsi carico dei debiti contratti dal primo cittadino nell’esercizio della sua attività professionale». Per quattro anni – è il succo della sentenza che agita la politica bruzia – l’amministrazione avrebbe ingiustamente versato a Mario Occhiuto lo stipendio da sindaco di Cosenza (tecnicamente indennità di funzione) invece di accantonarlo in modo da sanare i suoi debiti personali. Quasi due milioni di euro di tasse non pagate (1,770 milioni). Il giudice ha stabilito che la somma pignorabile corrisponde a tutte le indennità percepite da Occhiuto negli ultimi quattro anni, cioè 314 mila euro (78.713 l’anno). Significa che se la sentenza diventerà definitiva e il sindaco non potrà saldare il debito l’onere del pagamento ricadrà sul Comune.

LA PROTESTA IN COMUNE I militanti di Potere al popollo hanno affidato il dissenso al candidato Francesco Campolongo che sfiderà gli altri al collegio uninominale per la Camera dei deputati. Occhiuto è l’osservato speciale ma Potere al Popolo ne ha per tutti, dal governatore della Calabria a chi si è occupato di «sanità come ufficio di collocamento personale» dice Campolongo.
«DEBITI PAGATI DAI CITTADINI? IMPOSSIBILE» Sull’altro versante, ovviamente, ci sono il sindaco e i suoi legali. L’avvocato Benedetto Carratelli, intanto, spiega che lo scenario che vede i cittadini pagare le cartelle esattoriali del sindaco «è impossibile. La sentenza sarà appellata perché il mio cliente non arriverà mai a far pagare i suoi debiti al Comune. Potrebbe sempre optare per la rottamazione e il problema si risolverebbe. Comunque sia, ritengo ingiusto il pignoramento dell’ intera indennità. Di cosa dovrebbe vivere un sindaco che ha solo quell’entrata?». Il legale collega il clamore sulla vicenda a radici politiche: «Vogliono silurarlo». Sempre al Corriere della Sera Giovanni De Rose, legale del Comune, spiega come in Appello la sentenza potrebbe essere ribaltata: «Il giudice ha ingiustamente considerato l’ indennità lorda ma le tasse non sono pignorabili».
L’«IMPEGNO» DI MORRA Ma ad attaccare Occhiuto è anche Nicola Morra del M5s: «Il Tribunale Civile ha deliberato che il Comune di Cosenza, non avendo provveduto a pignorare l’indennità di funzione del sindaco, nonostante le varie richieste di Equitalia, ora dovrà farsi carico di restituire tutte le somme indebitamente percepite da Occhiuto pari a 78.713,00 euro per ogni anno in cui il debitore (Occhiuto) ha rivestito la carica di sindaco a decorrere dalla data di notifica del pignoramento, ovvero 4 anni fa». «La sentenza risale a due mesi fa – prosegue Morra – e stranamente ancora sembra non sia stata neanche notificata al Comune. La vicenda ha giustamente avuto una rilevanza nazionale e ci sembra paradossale che i cittadini cosentini debbano oggi pagare con le proprie tasse i debiti personali del primo cittadino. Il mio impegno sarà totale, anche attraverso azioni legali che la Legge mi permette per interessare tutte le Istituzioni competenti su questa vergognosa vicenda. Auspico che il senso di responsabilità e delle istituzioni dovuto detti, ai responsabili di questi fatti che offendono le istituzioni stesse, di dimettersi e chiarire prima i propri problemi personali e poi impegnarsi in politica».
mi. pr.