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Il regionalismo differenziato che distruggerà la Calabria

Una campagna elettorale come quella che volge alla fine non si era mai vista. È sembrata la telecronaca di un derby, ove le tifoserie sono l’una contro l’altra armate. Peccato che in palio c’è il fut…

Pubblicato il: 01/03/2018 – 15:49
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Il regionalismo differenziato che distruggerà la Calabria
Il regionalismo differenziato che distruggerà la Calabria

Una campagna elettorale come quella che volge alla fine non si era mai vista. È sembrata la telecronaca di un derby, ove le tifoserie sono l’una contro l’altra armate. Peccato che in palio c’è il futuro del Paese e non già un primato. Stiamo vivendo una competizione ove assente è la politica e la maggiore presenza è rappresentata dall’ingiuria. Non si parla affatto dei temi fondanti del vivere sociale. Tutti si limitano a fare l’elenco della spesa. Molti dei sogni. Una cosa è certa: la sanità nel sud rimarrà quella che è. Non solo. Idem per la scuola, per l’assistenza sociale, per i trasporti pubblici locali, per la tutela dell’ambiente e quindi del mare. Il lavoro per i giovani, il più illustre sconosciuto. Su tutto questo i partiti, nella migliore delle ipotesi, si sono limitati a leggere i più o meno numerosi punti di cui si compongono i programmi, quasi tutti senza copertura, tanto da sembrare meri elenchi dell’irrealizzabile. Dunque, un Mezzogiorno senza titolo e senza interesse della politica, trattato con le solite promesse: tanti ospedali che stanno bruciando le risorse senza mettere un mattone, statali litoranee che continueranno ad essere fabbriche di morti per incidenti, aeroporti che chiudono, occasioni utili (Zes in primis) spese male per la presunzione di pochi che prevedono e programmano senza sapere nulla. Di conseguenza, manca poco che il sud venga reciso fisicamente da Paese a mo’ di zattera da abbandonare nella più impervia navigazione nel Mediterraneo.

L’assurdo
A tutto questo si aggiunge un evento che ha dell’incredibile. Il governo ha siglato un preaccordo con le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto riguardante la concessione in loro favore di un’autonomia legislativa differenziata. Un atto che assume esclusivamente un alto rilievo politico per la coalizione che governa ancora il Paese. La dimostrazione – attraverso un preliminare sottoscritto da chi non ha titolo ad impegnarsi al riguardo perché privo della indispensabile competenza istituzionale – che si fa comunque ricorso a tutto pur di acchiappare per la coda ciò che da tempo è corso via: la credibilità.
E già perché un tale accordo possa diventare realtà c’è necessità che ci sia una legge dello Stato (quindi del prossimo Parlamento) approvata dalle Camere a maggioranza – beninteso – assoluta dei componenti. Quindi un altro grande bluff. L’elaborazione della solita minestra da dare in pasto ai soliti stolti.
A ben vedere, una commedia messa su per dimostrare l’assoluto rispetto del governo, presieduto da Gentiloni, nei confronti di tre Regioni governate da tre presidenti (Bonaccini del Pd; Maroni e Zaia della Lega), dal sapore di allenamento per le larghe intese. Ciò senza tenere conto del disagio che una siffatta iniziativa ha generato nel Mezzogiorno pensante che dagli esiti del regionalismo differenziato accuserà il colpo finale.
Garantire infatti alle Regioni forti di potere esercitare la competenza delle materie oggi di legislazione concorrente (che vede lo Stato a stabilire i principi fondamentali e le Regioni a disciplinare il dettaglio e quindi il funzionamento) si versa l’acconto sul decesso delle politiche solidaristiche. Si può, infatti, facilmente immaginare cosa possa accadere in tal senso dalle nostre parti, con una regione che paga un pegno altissimo in emigrazione e in mobilità passiva sanitaria, concedendo alle Regioni forti di legiferare in esclusiva in materia di tutela e sicurezza del lavoro, istruzione, sanità, ricerca scientifica e tecnologica, protezione civile, porti e aeroporti. E ancora in tema di coordinamento delle finanza pubblica e del sistema tributario.
Viste le condizioni di precarietà della Calabria, quasi assoluta in periferia, sarebbe molto più utile alzare da subito le mani e arrenderci consegnando i nostri figli alle Regioni in fuga dall’unità giuridica ed economica della Repubblica. Non solo. A dipendere da queste nel godimento dei diritti elementari con i soldi ricavati dalla dismissione di ciò che qui si ha per il sacrificio dei nonni che speravano che la loro emigrazione fosse l’ultima. Ahinoi, si sbagliavano!
Insomma, oggi si divide ciò che fu unito con versamento di tanto sangue e si genera un solco incolmabile che tenderà sempre di più ad espandersi in quasi tutto il centro Italia, sino a creare due Paesi diversi. Il peggiore sarà quello cui apparterremo.

*docente Unical

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